Bruno Munari
Fantasia
Universale Laterza – Roma-Bari 2009
Pagine 220 – Euro 10,00
È uscita nel 2009 la 21a edizione di Fantasia, di Bruno Munari. La prima edizione risale al 1977, e da allora questo piccolo prezioso libro ha continuato a essere letto e riletto.
La quarta di copertina è molto invogliante: «Fantasia, invenzione, creatività e immaginazione nelle comunicazioni visive. È possibile capire come funzionano queste facoltà umane? Che relazione hanno con l’intelligenza e la memoria? Munari spiega tutto ciò con argomenti chiari e moltissimi esempi visivi noti e ignoti. E anche come si stimola la creatività e come si può allenare la mente ad essere più elastica e più pronta.» E il libro non tradisce le attese.
Perché raccomandarlo in particolare agli insegnanti? Munari ha sempre avuto grande attenzione al mondo dell’infanzia, dai tanti libri per bambini al primo laboratorio per bambini presso l’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano (1977), passando per i suoi interventi alla TV dei ragazzi. Il libro è pieno di spunti, e molti sono gli esempi tratti dalle esperienze dell’autore nel mondo della scuola e dell’educazione. Nella levità della scrittura, ci sono affermazioni importanti: «Il mondo esterno all’individuo viene esplorato dall’intelligenza mediante manipolazioni e operazioni logiche, allo scopo di cercare di capire le cose e i fenomeni che sono attorno a noi.»
È l’intelligenza che esplora, non solo i sensi, lo strumento fondamentale è la logica, non solo il laboratorio, la molla, sine qua non, è la voglia di capire. «Il prodotto della fantasia, come quello della creatività e della invenzione, nasce da relazioni che il pensiero fa con ciò che conosce (che tipo di relazioni lo vedremo più avanti). E evidente che non può far relazioni tra ciò che non conosce, e nemmeno tra ciò che conosce e ciò che non conosce. […] La fantasia quindi sarà più o meno fervida se l’individuo avrà più o meno possibilità di fare relazioni. […] Se vogliamo che il bambino diventi una persona creativa, dotata di fantasia sviluppata e non soffocata (come in molti adulti) noi dobbiamo quindi fare in modo che il bambino memorizzi più dati possibili, nei limiti delle sue possibilità, per permettergli di fare più relazioni possibili, per permettergli di risolvere i propri problemi ogni volta che si presentano.»
Si può fare un parallelo immediato con il linguaggio: se si conoscono poche parole, pochi concetti, anche il nostro pensiero, non solo il nostro eloquio, sarà più povero.
Tra gli esempi riportati, quello che mi ha colpito di più è quello sulla germinazione dei fagioli. L’osservazione della germinazione dei fagioli è attività semplice e giustamente praticata da sempre, ma lo svolgimento è perfetto. Si parte da un fatto quotidiano, non da una domanda a priori. «Abbiamo mangiato la minestra di fagioli, e la cuoca ci ha regalato dei fagioli crudi». I bambini fanno allora l’operazione più semplice: aprono i fagioli, per vedere come sono fatti. Dentro c’è una «gambina gialla», cos’è? L’embrione, dice la maestra. E cos’è l’embrione? A questo punto parte l’esperimento: si mettono a germinare i fagioli nei soliti bicchieri con cotone inumidito, ma in alcuni bicchieri si mettono fagioli a cui è stata tolta la gambina gialla. Dopo alcuni giorni (i tempi della vicenda sono scrupolosamente riportati) i semi a cui era stato tolto l’embrione sono marciti, mentre quelli con l’embrione sono germinati. La classe quindi conclude in coro che «l’embrione è quella parte del seme da cui germoglia una nuova pianta».
Naturalmente non ce n’è solo per le scuole elementari. Da naturalista ho apprezzato molto l’invito alle scuole d’arte a fare le «copie dal vero» alla luce di Crescita e forma di D’Arcy Thompson. E per imparare a divertirsi con poco anche da grandi (basta appunto cultura e fantasia) ecco gli esempi tratti dal Museo immaginario delle isole Eolie.
Recensione di Gigliola Puppi
(Professore di Botanica Ambientale e Applicata presso il Dipartimento di Biologia Vegetale dell’Università “La Sapienza” di Roma)
© Pubblicato sul n° 38 di Emmeciquadro