Sono stati pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale n. 137 del 15 giugno 2010, supplemento ordinario n. 128/L, i tre regolamenti di attuazione della riforma delle superiori, dopo la registrazione da parte della Corte dei Conti (1 giugno 2010). I tre regolamenti erano stati adottati definitivamente a febbraio 2010 dal Consiglio dei ministri e poi emanati nel marzo scorso dal Capo dello Stato sotto forma di DPR. I tre regolamenti di riforma della scuola secondaria superiore troveranno graduale attuazione a cominciare dalle prime classi del prossimo anno scolastico. Di seguito pubblichiamo il contributo, quasi una «reazione a caldo», di un esperto disciplinare, relativamente all’Insegnamento di Scienze Naturali.
Sono finalmente diventate ufficiali le nuove Indicazioni Nazionali per l’insegnamento delle scienze naturali nei licei.
Cominciamo con alcune osservazioni generali.
La prima osservazione da fare è proprio sul fatto che è rimasta un’unica disciplina, composita di competenze che vanno dalla biologia alla geologia passando per la chimica.
L’indubbio vantaggio sarà l’unicità del docente, che potrà al meglio intrecciare le informazioni, traendo profitto da un monte ore non sempre abbondante.
L’altra faccia della medaglia è la formazione dei docenti. Tra tutte le lauree possibili, solo quelle delle classi LM-60 (Classe delle lauree specialistiche in Scienze della natura) e LM-75 (Classe delle lauree specialistiche in Scienze e tecnologie per l’ambiente e il territorio) prevedono crediti di materie chimiche, biologiche e di scienze della Terra. Biologi, geologi e chimici, hanno, chi più chi meno, lacune da colmare. Ma per questo aspettiamo di vedere in funzione i nuovi percorsi formativi.
Un aspetto che considero particolarmente positivo è l’uniformità degli obiettivi nelle diverse tipologie di licei previsti dalla normativa. Tali obiettivi sostanzialmente possono essere raggruppati in due tipologie: da una parte scientifico (con eventuale opzione scienze applicate), ma anche classico, linguistico, delle scienze umane e artistico pro parte; dall’altra scienze umane opzione economico-sociale, musicale e coreutico e la restante parte dell’artistico.
Si può in pratica osservare una sorta di «zoccolo duro» costituito dai licei classico, linguistico e delle scienze umane, che può essere considerato il livello di competenze auspicabile per ogni cittadino di media cultura, ivi compresi avvocati, filosofi, eccetera. Laddove è previsto un maggior monte ore (scientifico, anche con eventuale opzione scienze applicate) non sono tuttavia previsti obiettivi generali sostanzialmente diversi, ma invece un maggior grado di approfondimento e, nel caso del liceo scientifico opzione scienze applicate, l’acquisizione di una maggiore padronanza metodologica, grazie all’ampiezza del quadro orario che permette di sviluppare contenuti più «avanzati» e di svolgere sistematicamente attività sperimentali in laboratorio.
Gli stessi obiettivi sono posti, anche se per la limitatezza del tempo andranno semplificati al massimo, anche in quei licei dove le scienze naturali (Biologia, Chimica e Scienze della Terra) sono presenti solo nei primi due anni, per due ore la settimana, per un totale di 132 ore, bella sfida.
D’altra parte ogni altra scelta avrebbe significato deprivare delle persone, futuri cittadini, di un certo grado di cultura generale, di un quadro di riferimento scientifico minimale, magari riducendo per esempio la biologia a un po’ di «istruzioni per l’uso» del corpo umano.
Inoltre, poiché uno studente di qualunque tipologia di liceo ha diritto di tentare l’accesso a qualunque laurea, ma ciascun corso di laurea può da parte sue definire le conoscenze richieste all’ingresso, verificarle, ed eventualmente attribuire debiti formativi, queste indicazioni nazionali rendono possibile una definizione delle conoscenze di base richieste non del tutto avulsa dalla reale formazione liceale e, a mio parere, facilitano anche la formulazione di percorsi di recupero del debito stesso.
Le linee generali
Venendo ai contenuti, le linee generali individuano chiaramente due aspetti fondamentali nell’insegnamento delle scienze (e non solo, certamente, ma nelle scienze imprescindibili).
Il metodo
Il metodo è innanzi tutto una forma di pensare, un atteggiamento di fronte alle situazioni e alle informazioni, siano esse raccolte direttamente, attraverso l’osservazione, sia indirettamente attraverso altre fonti, che bisogna apprendere a valutare criticamente e verificare per quanto possibile. Ben per questo l’insegnamento del metodo, o meglio della mentalità scientifica, va al di là della semplice pratica di laboratorio. Non posso quindi che esprimere condivisione e apprezzamento per la frase: «Esso [il laboratorio] rimane un aspetto irrinunciabile della formazione scien¬tifica e una guida per tutto il percorso formativo, anche quando non siano previste o possibili attività sperimentali in senso stretto, quantomeno attraverso un riferimento costante alla realtà». Che fa capire che il laboratorio, e l’esercizio della scienza, non coincide con qualche attività svolta nel luogo che una volta si chiamava «gabinetto scientifico».
La ricorsività
La complessità del mondo della natura in generale, e dei sistemi biologici in particolare, a una molteplicità di livelli materiali, dalla cellula ai biomi, e concettuali, è tale che non può essere apprezzata e compresa se non attraverso successivi e reiterati avvicinamenti. E in ogni caso il livello di comprensione e complessità percepibile variano in funzione della maturità intellettuale. La capacità di stabilire e comprendere connessioni mi sembra in ogni caso comporti reiterazione e approfondimento di conoscenze.
Aspetti disciplinari: la biologia
Considerando gli aspetti disciplinari, mi concentrerò soprattutto su quanto di mia pertinenza, cioè la biologia.
Gli obiettivi del primo biennio mi sembrano chiari e gli unici realisticamente raggiungibili nel periodo:
- comprensione della natura cellulare del vivente,
- comprensione della biodiversità, tema in parte già affrontato nei cicli precedenti, ma con apparati concettuali molto semplificati,
- il primo approccio scientifico all’ereditarietà, che è anche un’ottima occasione per far comprendere uno dei – molti – legami tra biologia e matematica,
- e all’evoluzione, tema anche questo forse già affrontato nei cicli precedenti, ma spesso ridotto al risibile assioma «l’uomo discende dalla scim¬mia», trascurando i quasi quattro miliardi di anni precedenti,
- interazioni con l’ambiente e relazioni tra ereditarietà, evoluzione e biodiversità.
Ricordiamoci che Darwin ha elaborato la sua teoria mettendo appunto in relazione osservazioni sulla biodiversità, e su piccole variaziodi morfologia e di comportamento in rapporto all’ambiente.
In qualche caso, poi, temi non esplicitamente segnalati (ma ovviamente non vietati!) affioreranno di necessità: penso alle interazioni tra le «sfere» del pianeta (litosfera, idrosfera, atmosfera, biosfera) ovvero i cicli biogeochimici, e a quelle tra la storia della Terra (concetto di tempo geologico, ere geologiche) ed evoluzione.
I concetti elencati sono tuttora i pilastri fondamentali della biologia. Anche se, evidentemente, oggi ogni settore della biologia, dalla sistematica all’ecologia, si avvale di conoscenze e metodi derivanti dalla biologia molecolare, altrettanto evidentemente quelli non possono essere ridotti a questa. Dato che non si può fare tutto contemporaneamente, sembra in sostanza razionale collocare nel primo biennio l’imprescindibile: cellula, ereditarietà, sistematica, e lasciare al biennio successivo lo studio delle funzioni, che richiede qualche conoscenza accessoria in più, vuoi di chimica o di fisica o di matematica.
Le indicazioni per il quinto anno sono appropriate, specie in quanto si riferiscono agli argomenti di biochimica e biologia molecolare. Negli approfondimenti certamente avrei privilegiato con maggior decisione i temi ambientali e territoriali, ma questo va necessariamente lasciato alla libertà di giudizio del docente.
Come ricordato, questi e altri approfondimenti potranno avere valore orientativo al proseguimento degli studi, possibilmente aprendo collaborazioni con università, enti di ricerca, musei della scienza e mondo del lavoro. Di fatto molte università da anni offrono seminari nelle o per le scuole, proprio per aiutare gli studenti a conoscere e capire meglio quali tematiche sono sviluppate e come, nel proseguimento degli studi e in una successiva carriera professionale.
Gigliola Puppi
(Professore di Botanica Ambientale e Applicata presso il Dipartimento di Biologia Vegetale dell’Università “La Sapienza” di Roma)
© Pubblicato sul n° 39 di Emmeciquadro