Durante il Meeting per l’Amicizia fra i Popoli dal titolo: «Di che è mancanza questa mancanza, o cuore, che a un tratto ne sei pieno?» tenutosi a Rimini dal 20 al 26 agosto 2015, la Fondazione Sacro Cuore di Milano ha allestito la mostra: «Fare scuola: introduzione alla realtà totale».
Nella mattina dell’ultimo giorno due ospiti del Meeting, l’astronauta Roberto Vittori e l’astrofisico Duccio Macchetto, hanno visitato la mostra e in seguito si sono resi disponibili a incontrare studenti della scuola secondaria e rispondere alle loro domande.
Insieme a Marco Bersanelli, Presidente della Fondazione, sono stati protagonisti di questo incontro cui è stato dato il titolo: «Guardare lontano: la nostalgia delle stelle».
Per prima cosa si sono presentati brevemente.
Macchetto nel 1975 è diventato responsabile scientifico europeo per il progetto Hubble Space Telescope; da allora ha assunto un ruolo importante nella collaborazione tra l’ESA e la NASA anche per altri progetti.
[A sinistra: Duccio Macchetto]
Le sue principali ricerche sono rivolte allo studio del ritmo di espansione dell’Universo e del processo di formazione delle galassie e dei buchi neri supermassivi che si trovano nel loro centro.
Vittori ha raccontato come, attraverso circostanze casuali, dopo essersi laureato in Fisica, è diventato pilota presso l’Accademia militare di Pozzuoli e in seguito astronauta dello Space Shuttle e della Stazione Spaziale Internazionale.
[A destra: Roberto Vittori]
Ha compiuto tre missioni in tutto: due a bordo della navicella russa Soyuz, e l’ultima, la STS-134, a bordo della navetta Endeavour, una sorta di areoplano ad alta velocità (270000 Km/h per sfuggire alla forza di gravità terrestre) decisamente più confortevole e rassicurante della capsula russa.
Come ha avuto modo di spiegarmi in un colloquio a due, gli scopi dei voli erano anche scientifici; infatti, sono state eseguite ricerche bio-mediche per capire quali siano gli effetti della microgravità sull’organismo, per esempio sulla pressione sanguigna, sulla forza di presa esercitata dalle mani e dalle dita nell’afferrare gli oggetti.
Per essere pronti a questo tipo di missioni, infatti, occorre una preparazione lunga in quanto il nostro corpo di per sé non è adatto a vivere dove non c’è forza di gravità. Inoltre nella sua ultima missione, un importante rivelatore di particelle alfa è stato portato sulla Stazione Spaziale allo scopo di cercare tracce di antimateria e studiare l’origine della materia oscura.
La prima domanda è stata posta da un bambino: «Voi studiate le stelle?»
«Certo» ha risposto Macchetto e ha cercato di fornire almeno un’idea della vastità dell’Universo: il numero di stelle che compongono la nostra Galassia è 150 miliardi e le Galassie sono altrettante.
Entrambi gli ospiti hanno parlato delle potenzialità che lo Spazio offre per il futuro, invitando i ragazzi stessi a sfruttare questa importante opportunità. In particolare Vittori faceva notare che tra trent’anni lo Spazio diventerà l’ambiente naturale di lavoro.
Pur consapevoli di offrire una prospettiva che oggi può apparire fantascientifica, essi hanno invitato i presenti a osservare con quale velocità la tecnologia si è sviluppata, consentendoci in soli trent’anni di avere a portata di mano nella vita quotidiana strumenti potentissimi di comunicazione e di scambio di informazioni. La stessa cosa può accadere per l’esplorazione dello Spazio utilizzando spazioplani ad altissima velocità. Negli Stati Uniti alcune persone anche molto geniali (paragonabili a Steve Jobs per quanto riguarda la rivoluzione informatica) stanno già lavorando in questa direzione.
Macchetto ha incalzato parlando delle grandi possibilità offerte dallo sviluppo della robotica, per esplorare pianeti in ambienti poco ospitali per l’uomo soprattutto a causa della temperatura.
Per ora queste macchine non sono in grado di far fronte a situazioni impreviste, ma si presume che nel futuro possano sostituire l’uomo anche in mansioni diversificate.
Sfruttare questa opportunità diventa importante anche per preservare il nostro pianeta, che è bellissimo e con enormi risorse, in particolare l’aria e l’acqua. Eppure, soprattutto da lontano, questo gioiello azzurro, appare estremamente fragile: l’atmosfera è sottilissima e le risorse son limitate con una popolazione che oltretutto cresce esponenzialmente.
L’Italia vista dallo spazio
La seconda domanda è stata posta da una studentessa di liceo classico: «Attraverso i suoi studi ha potuto percepire la grandezza dell’uomo, lo sviluppo del suo pensiero che ha portato a tante scoperte. Quando poi ha iniziato a studiare astronomia si è trovata di fronte all’immensamente grande, alla vastità dell’Universo. Come si possono conciliare questi due aspetti?»
Macchetto ha messo in evidenza la grande sfida rappresentata oggi dalle numerose domande che continuamente insorgono studiando l’Universo, per esempio domande relative all’esistenza di altri viventi e ha spiegato che si sta andando a verificare questa eventualità su quei pianeti, simili alla Terra, in cui le condizioni di abitabilità sussistono (ovvero pianeti in una buona posizione, né troppo vicini né troppo lontani dalla stella attorno a cui ruotano); oppure domande sulla responsabilità di fare le scelte giuste al fine di conservare il nostro pianeta, di non distruggerlo.
Vittori ha sottolineato come l’uomo si trovi di fronte a un’opzione decisiva: vivere da spettatore passivo nascondendosi nelle maglie di un sistema anonimo oppure aver fiducia nel fatto che ogni persona può, con il suo impegno e con la sua responsabilità, cambiare il mondo. Da questa alternativa può dipendere non solo il destino di ognuno di noi ma anche quello di una società intera e dell’Italia stessa.
Un’insegnante di scuola primaria ha chiesto: «Quanto ha inciso la formazione ricevuta a scuola nella vostra vita, in particolare per la scelta del vostro lavoro?»
Macchetto ha risposto che hanno influito tutti coloro che gli hanno insegnato a porre delle domande, non solo relative al come ma al perché: i docenti da questo punto di vista hanno una grande responsabilità non solo nel fornire le conoscenze in modo adeguato, ma anche per alimentare la curiosità nei giovani.
Vittori ha continuato affermando di se stesso che non è mai stato uno studente particolarmente diligente, tuttavia ritiene che sia molto importante che gli insegnanti facciano apprendere ai loro studenti un metodo adeguato di conoscenza per imparare ad affrontare i problemi, sapendo porre le domande giuste.
Uno studente che intende scegliere il corso di laurea in Fisica, ha domandato se l’abitudine nel tempo può attanagliare anche chi ha scelto una strada per passione.
Entrambi hanno risposto che il rischio di decadere da una posizione di entusiasmo e stupore c’è sempre per chiunque e per qualunque scelta. Per evitare di perdere la motivazione occorre svolgere continuamente un lavoro di riflessione per accrescere la consapevolezza del perché si è intrapresa una data strada.
In ogni caso, proseguendo il cammino accade che la scintilla iniziale che ha lasciato intuire una possibilità buona per sé, si fortifica e aumentano i fattori che rendono certi e saldi e allora urge sempre di più il bisogno di addentrarsi in questa avventura di conoscenza.
«Che cosa vuol dire studiare corpi celesti lontani, per noi irraggiungibili?» ha chiesto una ragazza.
«Non c’è limite a quello che si può imparare – ha ribadito Macchetto – ogni nuova scoperta ci conduce a porre nuove domande e a rinnovare in noi quell’attrattiva esercitata dalla realtà, quel desiderio di conoscere».
«Per me è importante parlare a voi ragazzi – ha proseguito Vittori – proprio perché ho la speranza di contagiarvi, perché anche in voi possa emergere quella passione che ha preso me: io, per esempio, non potrò mai arrivare su Marte, è una meta irraggiungibile. Ma l’orizzonte del possibile continuamente si sposta e magari potrete andarci voi e proseguire il lavoro che ho iniziato io».
L’incontro si è concluso con la domanda di un’insegnante di scuola secondaria: «Ci lasciate un’immagine, una fotografia o una frase che permettano a noi, che non abbiamo fatto un’esperienza come la vostra, di percepire il senso di immensità da voi provata?»
Macchetto ha condiviso con i presenti il momento di emozione provato di fronte all’immagine, ottenuta attraverso tecnologie altamente sofisticate, che rappresenta la mappa dello spettro elettromagnetico della radiazione cosmica di fondo e che ci permette di conoscere la densità (dunque la distribuzione delle galassie) dell’Universo solo 380.000 anni dopo il Big Bang.
Infatti più guardiamo lontano con i nostri telescopi in orbita, più andiamo indietro nel tempo, ci ha spiegato in modo molto sintetico.
Radiazione cosmica di fondo
Vittori ci ha regalato, invece, dei ricordi flash dei suoi viaggi scolpiti nella sua memoria: l’ansia provata prima del lancio quando doveva letteralmente incastrarsi nel Soyuz e quando poi si aprì la struttura protettiva e vide la Terra allontanarsi; quando gli alimenti artificiali galleggiavano nello spazio; quando bastavano tre gocce d’acqua per lavarsi i denti; infine di nuovo sulla Terra, quando il vento gli accarezzava il naso e si accorse che in fondo quello che stava cercando era qualcosa che aveva da sempre a portata di mano. Infine ci ha lasciato con una frase conclusiva: «la vertigine non è paura di cadere ma voglia di volare».
Una nota conclusiva
Partecipando a questo evento la cosa più interessante è stata incontrare due persone arrivate a traguardi insoliti in termini di realizzazione professionale, che si sono messi in gioco con umiltà, mossi dal desiderio di trasmettere agli studenti presenti la passione che nella loro vita ha consentito loro, insieme a circostanze favorevoli, di raggiungere questi traguardi, senza però nascondere difficoltà e sacrifici che una strada impegnativa può comportare.
Soprattutto in tempi di crisi (soprattutto crisi culturale ed educativa) assume notevole importanza offrire ai ragazzi occasioni di questo tipo. Esse permettono loro di sollevare lo sguardo, di far volare in alto desideri per il futuro – verso le stelle, appunto, perché no? – sollecitando spirito di intraprendenza e voglia di vivere la propria vita da protagonisti.
In un momento storico in cui gli adulti spesso tendono a preservare i giovani dalle difficoltà, presentando un falso ideale di vita tranquilla priva di turbamenti (immediatamente smentito dalla violenza che imperversa a due passi dalle nostre case), risulta contro corrente offrire testimonianze di vita che permettano loro di essere rilanciati verso una prospettiva di ricerca di significato e di responsabilità personale.
Nadia Correale
(Docente di Matematica e Scienze alla Scuola Secondaria di primo grado, membro della redazione di Emmeciquadro)
© Pubblicato sul n° 58 di Emmeciquadro