“Cantante? Diciamo cantastorie. Meglio: cantastorie fantasista”. Così si definiva Enzo Jannacci in un’intervista rilasciata tempo fa a Mario Biondi sull’omonimo portale. Lui che non amava farsi intervistare ma preferiva raccontarsi in musica, per una volta chiarì gusti e preferenze, parlando di quella che è la sua di musica. Nelle sue canzoni “Prima viene l’organizzazione, senza dubbio. Nella fase di allestimento di un mio spettacolo io preparo tutto.”, raccontava, spiegando come però fosse importante anche la disciplina per portare a termine un lavoro che fosse ben fatto.
Il resto, poi, lo faceva l’emozione e, soprattutto, anche il pubblico a cui si andava ad esporre i sentimenti della canzone. Un insegnamento che Enzo ha lasciato a suo figlio, Paolo, che segue le orme del padre e che a lui somiglia sia nell’aspetto che nell’interpretazione.
Enzo Jannacci e il ritiro dalle scene: “Bisogna essere capaci a farlo”
Eppure, nel corso dell’intervista, Enzo Jannacci confessò di essere pronto a ritirarsi dalla musica. “Perché si diventa vecchi. L’ispirazione si appanna. – ammise il cantautore, spiegando che – Io suono sempre meno, e sempre di più eseguo musica classica. A un certo punto bisogna essere capaci di ritirarsi. Di trovare altre soluzioni.” Così, un po’ scherzando, spiegò quali sarebbero stati i suoi progetti per il futuro “È probabile che metta su una Bottega del Cantastorie. Per cercare giovani che abbiano le capacità ma non le possibilità. Per aiutarli a diventare famosi. E intanto rimanere legato al mondo dello spettacolo. Chissà. Be’, addio, eh.”