<p class="LC20lb MBeuO xvfwl">Péter Erdő, Arcivescovo di Budapest, ha commentato la notizia del viaggio di Papa Francesco in Ungheria, parlando anche delle sfide che la guerra rappresenta per la chiesa ungherese</p>
Recentemente l’Arcivescovo di Esztergom Budapest Péter Erdő ha commentato, con Vatican News, l’annuncio da parte di Papa Francesco del viaggio apostolico in Ungheria tra il 28 e il 30 aprile. In Ungheria, spiega il quotidiano, ci sono almeno un 37% di credenti cattolici che da tempo attendono trepidanti una visita del pontefice. L’ultima, ed unica, volta fu infatti nel 2021 in occasione della Messa di chiusura del Congresso Eucaristico internazionale.
Péter Erdő, parlando della visita, ha detto che la notizia è stata accolta “con grande gioia. La scorsa volta, è stata una visita lampo. Invece una visita pastorale, un incontro con la comunità dei fedeli, era una cosa desiderata da molti anni. Quindi è una gioia immensa”. Secondo l’Arcivescovo, infatti, rilevante è soprattutto “il fatto stesso di un incontro con i fedeli ungheresi. L’evento del 2021 è stato un evento internazionale: da 83 Paesi erano presenti pellegrini, vescovi, sacerdoti, fedeli. Questa volta invece Francesco si rivolge agli ungheresi”, spiega Péter Erdő, “al nostro popolo, alla nostra gente, alla nostra Chiesa locale. E questo ci dà un grande onore e grande gioia”.
Péter Erdő e le sfide della guerra in Ucraina
Punto sicuramente non secondario della visita di Papa Francesco in Ugheria, spiega ancora Péter Erdő, è la guerra in Ucraina. Un conflitto che causa una grande tristezza all’Arcivescovo, “per il fatto stesso della guerra, perché stiamo pregando ogni giorno per la pace da un anno, anche in diverse comunità. Abbiamo”, racconta, “consacrato l’Ucraina e la Russia alla Madonna, come ci aveva invitato a fare il Santo Padre”.
Grazie alla consacrazione delle due nazioni, continua a spiegare Péter Erdő, “abbiamo sentito una vicinanza spirituale ai due popoli”. Parlando, invece, di ciò che attende la Chiesa per l’emergenza della guerra, sostiene che “prima di tutto dobbiamo affrontare la grande sfida dei profughi. Siamo un Paese con meno di dieci milioni di abitanti e nell’ultimo anno sono arrivati dall’Ucraina più di un milione e mezzo di profughi. Abbiamo accolto i profughi sia al confine, sia a Budapest. Poi”, continua a spiegare Péter Erdő, “abbiamo dovuto organizzare l’aiuto spontaneo offerto dai fedeli [e] l’ospitalità. Tante donne e bambini hanno bisogno della scuola, dell’insegnamento e così [abbiamo cercato] di organizzare le lezioni in base all’età dei gruppi di bambini. Penso”, conclude, “che sia una sfida che continua ad essere molto grande, ma che aiuta a prendere coscienza della nostra vocazione cristiana”.
