ASIA BIBI/ Cervellera: legge sulla blasfemia, “arma” dei talebani contro i cristiani

- int. Bernardo Cervellera

La persecuzione anticristiana rialza la testa in tutto il mondo. PADRE BERNARDO CERVELLERA, spiega a IlSussidiario.net i retroscena del caso della paschistana Asia Bibi

asia_bibi_R400

«La legge sulla blasfemia è un’arma nelle mani dei talebani pakistani, che la utilizzano per incrementare sempre di più la loro presa sulla società. Sostituendosi progressivamente allo Stato in diverse funzioni, tra cui l’istruzione e l’assistenza economica delle persone disagiate». Lo afferma il direttore di Asia News, padre Bernardo Cervellera, intervistato da Ilsussidiario.net. Asia News ha lanciato una raccolta di firme per la liberazione di Asia Bibi, la cristiana pakistana condannata a morte per motivi religiosi, chiedendo inoltre l’abrogazione della legge sulla blasfemia. «Desideriamo salvare Asia Bibi con tutto il cuore – sottolinea la petizione -. Ma non possiamo accontentarci solo di questo. Dobbiamo premere perché questa legge, definita “oscena” dagli stessi pakistani, venga cambiata o, meglio ancora, cancellata».

Padre Cervellera, perché la legge sulla blasfemia è oscena?

In primo luogo perché è ingiusta, in quanto soffoca ogni minimo senso di libertà religiosa garantendo il massimo dei diritti possibili e negando qualsiasi tutela a tutte le altre religioni. In questo modo chi offende un musulmano rischia la condanna a morte. Ma chi fa altrettanto con un cristiano, o un indù, invece non rischia nulla. Ma oltre a essere una legge ingiusta, è anche una legge applicata malissimo.

In che senso?

Ormai è diventata uno strumento nelle mani di chiunque ha un avversario da eliminare. Viene utilizzata dagli avversari politici per condannare per blasfemia i loro oppositori, dai proprietari terrieri per impadronirsi delle terre dei contadini e per invidie e vendette personali tra i vicini e nei villaggi. Non è la prima volta che Asia News promuove una campagna contro la legge sulla blasfemia. L’anno scorso abbiamo fatto una campagna, insieme alla commissione Giustizia e pace in Pakistan, sia al Parlamento europeo sia nei confronti del governo italiano, con l’obiettivo di fare pressioni sul governo pakistano perché elimini la legge sulla blasfemia.

Al di là della legge sulla blasfemia, com’è la situazione dei cristiani pakistani?

 

Anzitutto sono una minoranza (20 milioni di persone su un totale di 171), e in quanto minoranza spesso non hanno voce all’interno della società, anche perché in Pakistan non esistono garanzie per ascoltare la voce delle minoranze. Inoltre in Pakistan vigono diverse leggi, tra cui quella sulla blasfemia e i cosiddetti Hudud, che discriminano sia i cristiani sia le donne, e sono contrari a diversi diritti umani. La costituzione pakistana in origine era laica, ed è stata sottoscritta anche da cristiani dopo l’indipendenza del Pakistan nel 1947. Dal 1986 però il presidente Pakistano Zia-ul-Haq ha trasformato il Pakistan in uno Stato islamico. Preparandolo a diventare una sorta di asilo dei talebani, quale è attualmente.

 

 

In che modo la presenza dei talebani influenza la società pakistana?

 

I talebani afghani stanno facendo crescere la dimensione fondamentalista dell’Islam in Pakistan e questo sta causando moltissime violenze contro i cristiani nel Nord, nella cosiddetta North-West frontier, la provincia pakistana che confina con l’Afghanistan e il Punjab. In origine provenienti dall’Afghanistan, attualmente hanno generato dei veri e propri gruppi di fondamentalisti talebani pakistani. Sono presenti in tutto il Paese e questo sta mettendo a repentaglio la vita dei cristiani ovunque in Pakistan. Stanno colpendo allo stesso modo anche gli sciiti, gli ahmadi, che sono una setta che i musulmani reputano eretica, e gli indù. L’effetto congiunto di legge sulla blasfemia e presenza dei talebani sta distruggendo il tessuto sociale del Pakistan.

 

 

I cristiani in Pakistan subiscono delle discriminazioni anche a livello lavorativo?

 

Essendo uno Stato islamico, alcune cariche amministrative, dell’Esercito e ai vertici della società sono riservate esclusivamente ai musulmani. Esiste quindi una vera e propria discriminazioni professionale su base religiosa.

 

 

E che lavori fanno quindi i cristiani?

 

Quando possono, tendono tutti a lavorare in proprio, aprendo spesso dei negozi o delle attività commerciali. Per questi piccoli imprenditori cristiani non esistono particolari problemi. A differenza invece dei cristiani più poveri, soprattutto quando finiscono a lavorare per padroni musulmani. In questi casi abbiamo registrato non soltanto discriminazioni ma anche violenze e soprusi. Come diverse ragazze che sono state malmenate, violentate o uccise dai loro padroni musulmani.

 

 

Perché il fondamentalismo è più radicato in Pakistan che in altri Paesi islamici?

 

Non direi proprio che è il fondamentalismo sia più radicato in Pakistan che in altri Paesi musulmani. Se pensiamo all’Arabia saudita o all’Iraq mi sembra che l’estremismo islamico sia diffuso ovunque. Certo in Pakistan, come anche in altri Paesi come l’Indonesia, l’integralismo di stile talebano sta crescendo perché c’è un vuoto di gestione della società da parte del potere politico. E questo vuoto viene riempito da chi promette di più, cioè dai talebani, che offrono aiuti economici alla popolazione e istruzione ai giovani. In Pakistan esistono infatti decine di migliaia di scuole fondamentaliste islamiche, che sono nate perché non ci sono scuole statali nel Paese. In questo modo quindi i talebani hanno giocoforza il potere di far crescere il fondamentalismo, educando i giovani al loro modo di vedere la vita.

A questo link La tua firma per salvare Asia Bibi e il Pakistan le informazioni per aderire alla raccolta firme promossa da AsiaNews.
 

(Pietro Vernizzi)





© RIPRODUZIONE RISERVATA

I commenti dei lettori

Ultime notizie di Persecuzione cristiani

Ultime notizie