VIA CRUCIS/ Da Chicago a NYC e LA, un “fiume” dietro la Croce tra Brooklyn e Ground Zero

- La Redazione

Molte comunità di Cl hanno organizzato Viae Crucis nelle città degli Stati Uniti. Da Chicago, LEO MARCATELLI; da New York, RIRO MANISCALCO; da Los Angeles GUIDO PICCAROLO

viacrucis_chicago2011R400 Via Crucis a Chicago

CHICAGO – Oggi è stata una tipica “Chicago style”.
La Via Crucis attraverso la City di Chicago è partita alle 9 di mattina dalla Daley Plaza (sede del comune, nel cuore amministrativo e finanziario della città).
Nonostante la pioggia, vento, 30F come ampiamente previsto ci siamo ritrovati in circa 200 a seguire la croce insieme a Fr Luca Brancolini, della Fraternità sacerdotale San Carlo.
Come sempre c’è un po’ di esitazione, e la pioggia si intensifica proprio all’ora della partenza. Per questo si vive il momento con grande tensione, nel desiderio di seguire la croce ma anche intimoriti dalle circostanze atmosferiche decisamente avverse. Poi si parte e mentre porto la croce intravedo i volti degli amici del servizio d’ordine che mi indicano la strada e così un poco alla volta il passo diventa sempre più sicuro e deciso. Si può camminare con certezza solo nella compagnia di chi lo ha incontrato.
La processione continua attraverso il cuore della città fermandosi davanti al JR Thompson Center che ospita gli uffici dello State of Illinois, la Veteran Memorial Plaza lungo il Chicago River e raggiunge Michigan Avenue, la via dello shopping Downtown Chicago. Mentre nelle prime due stazioni si incontravano frettolosi businnessmen, adesso ci imbattiamo in famiglie e high school students in spring break. Nessuno però può ignorare la Way of the Cross che passa. Alcuni voltano la testa dall’altra parte, altri si fanno il segno della croce. “Ah, it’s Good Friday today” (“è venerdì santo, oggi”) si sente dire più di una volta.
Ci fermiamo alla Water Tower Plaza, davanti all’unico edificio sopravvissuto all’incendio del 1871 che ha distrutto Chicago. Alcuni si sono arresi al freddo, ma altri si sono uniti lungo la strada. E facile essere catturati dal fascino della ordinata processione dietro la croce, dalla bellezza dei canti e dalle letture di Fr Giussani, Paul Claudel, Charles Peguy e dalle meditazioni di Fr Luca. Tutto quello che è chiesto è di seguire, oggi nella via crucis, domani al lavoro o a casa.

In molti chiedono di portare la croce per un pezzo di strada o durante una stazione; e vengono accontentati perche la croce è pesante e il vento rende tutto molto impegnativo.
Arriviamo infine in vista della Holy Name Cathedral, la cattedrale di Chicago. Nel parcheggio davanti alla chiesa si svolge l’ultima stazione. Non si può nascondere il desiderio di andare in un coffee shop al caldo per non dire di andare a cambiare scarpe e calzini, ma nessuno ha fretta. Al termine rimaniamo a lungo a conoscere chi è rimasto con noi fino alla fine e anche per scambiarci gli auguri tra di noi.
Ho detto con molti, per scherzo ma non troppo, che dovremmo fare la Way of the Cross più spesso, perché essere insieme aiuta a seguire quella croce.
La Way of the Cross 2011 non è stata perfetta. Non c’era la partecipazione che volevamo, il tempo che volevamo e abbiamo dovuto anche cambiare il percorso perche non dappertutto eravamo i benvenuti Downtown Chicago. Ma se c’è qualcosa che portiamo a casa, è che quello che conta è darsi a Cristo come siamo, e non come vorremmo essere, perché Lui è contemporaneo nel modo in cui vuole, inclusa pioggia e temperatura sottozero. E questo è sorprendentemente facile, basta seguire la Croce.
Per questo la Way of the Cross è finita con un “see you next year!”. Per un’altra Way of the Cross Chicago style.

Leo Marcatelli, Chicago

Segue la Via Crucis a New York

NEW YORK – Sedici anni. Sono passati sedici anni da quando per la prima volta venticinque amici decisero di seguire la Croce di Nostro Signore sul Ponte di Brooklyn (ne ho raccontato la storia in un libro). Nel giorno di Good Friday, Venerdì Santo. I venticinque di sedici anni fa sono diventati migliaia, un fiume di fedeli che scorre tra sponde di curiosi che spesso finiscono per unirsi alla processione.
Anche quest’anno St. James, la Cattedrale di Brooklyn che funge da punto di ritrovo, è stracolma di fedeli di tutte le età, razze ed estrazioni sociali. È un brandello di New York City, con tutta la sua bellezza, la sua travolgente vitalità, la sua ricchezza e la sua povertà umana. Tutti a seguire la Croce accompagnati dal Vescovo Octavio Cisneros, Ausiliare di Brooklyn, per la prima volta con noi e stupito come un ragazzino.
Ad aprire il gesto ci sono le parole di saluto e benedizione del Papa. Sono tanti anni che il Papa, Giovanni Paolo II dapprima, e Benedetto XVI poi, ci conferma nel nostro tentativo di testimonianza. Tutti a seguire la croce con la coscienza – come ha insistentemente e appassionatamente ripetuto Fr Richard Veras nelle sue meditazioni – che l’abbraccio pieno di misericordia di Nostro Signore è ciò che ci permette di essere fedeli.
Siamo quel che siamo, poveri peccatori, ma basta riconoscerlo, basta la consapevolezza della nostra condizione umana per lasciarsi prendere da Gesù e seguire quell’amore che ci sarà sempre donato nonostante le nostre mancanze e i nostri tradimenti.

Sempre assediato da fotografi e cameramen, ma straordinariamente raccolto in silenzio e preghiera tra il frastuono della città, il popolo del Venerdì Santo sul Brooklyn Bridge ha seguito il suo ormai tradizionale percorso, fermandosi alla seconda torre del ponte, a City Hall e Ground Zero – dove il dolore umano sperimentato continua a porre in maniera insopprimibile la domanda di senso – fino alla chiesa St. Peter’s.
Lì, nella prima parrocchia di New York City, tra le note del coro che come sempre ha accompagnato in maniera commovente tutto il cammino, l’ultima stazione, l’ultima meditazione, l’ultima preghiera. Cosi si conclude la Way of the Cross over the Brooklyn Bridge, quel cammino della Croce nel cuore di New York che è misteriosamente e inaspettatamente diventato una tradizione viva dove nulla sembra poter durare più di un istante.

Riro Maniscalco, New York

Segue la Via Crucis a Los Angeles

LOS ANGELES – La via crucis di Comunione e Liberazione a Los Angeles è stata annunciata alla fine della funzione del Venerdì Santo nella cattedrale da Monsignor Kevin Kostelnik con le seguenti parole: “Vi invito tutti a partecipare alla via crucis organizzata da Comunione e Liberazione. È un gesto ormai parte della nostra tradizione che ci aiuta a vivere la contemporaneità di Cristo”.

Questo è stato l’incipit del miracolo a cui avremmo poi assistito: oltre duecento persone si sono radunate e hanno sfilato in silenzio, ordinatamente per il centro di Los Angeles passando per la City Hall, il Dipartimento di Giustizia per poi ritornare alla Cattedrale, sotto lo sguardo incuriosito e a volte sinceramente commosso dei numerosi passanti e della scorta di polizia che ha ordinatamente e discretamente accompagnato e reso possibile il gesto.

Fr. Roddy Guerrrini, iniziando la via crucis nella piazza antistante la Cattedrale, ha richiamato al fatto che “noi sfiliamo dentro il cuore di una delle città più grandi d’America, dove la maggior parte della gente vive in un’ultima solitudine, senza saper dare una risposta alle esigenze del proprio cuore. La nostra semplice sequela della croce nel centro di Los Angeles ‘grida’ sommessamente che questa risposta esiste e che il destino della vita non è la morte”.

Questa passione per il mondo ha toccato il suo culmine quando, all’interno dell’insediamento originale della prima chiesa dedicata a Nostra Signora degli Angeli nel quartiere preminentemente latino, Fr. Guerrini ha svolto l’introduzione della terza stazione interamente in spagnolo. Le sue prime parole “Mujer no llores!” (“Donna non piangere”) hanno reso carne, avvenimento presente quella stessa tenerezza di Gesù verso la vedova di Nain, nell’attenzione e affezione verso le persone di lingua spagnola che già prima del nostro arrivo affollavano la chiesa in venerazione del Sepolcro.

Mentre camminavamo in silenzio sentivamo sorvolare gli elicotteri che pattugliavano il centro della città per la visita di Obama. E veniva da chiedersi: “Ma cosa sono duecento persone in una città così immensa. Cosa c’entra il nostro seguire una croce in silenzio con gli avvenimenti e il destino del mondo?”.

Bastava guardare alla propria esperienza, a sé e a quello che avevamo intorno per rispondere: la grandezza del miracolo del sì di ciascuno di noi, singolarmente mossi e commossi dall’impossibile corrispondenza che l’uomo Gesù desta oggi nel nostro presente e che ha come eco la bellezza, la dignità e l’unità di un gesto come la via crucis. Questa esperienza è la risposta al desiderio di tutti, alla speranza del cuore di ogni uomo ed è la cosa più grande che possa succedere nella storia personale di ciascuno e perciò nella storia del mondo in ogni istante. Duemila anni fa come adesso.

 

Guido Piccarolo, Los Angeles







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