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Home » Esteri » Medio Oriente » CAOS SIRIA/ Jean: Usa-Russia, così il dopo-Isis deciderà i nuovi equilibri

  • Medio Oriente
  • Esteri

CAOS SIRIA/ Jean: Usa-Russia, così il dopo-Isis deciderà i nuovi equilibri

Int. Carlo Jean
Pubblicato 21 Giugno 2017
guerra_nave_aereo_lapresse_2017

LaPresse

Sale la tensione in Siria dopo che gli americani hanno abbattuto un jet dell'aviazione militare di Assad e un drone iraniano. Quali le conseguenze? Ce ne parla CARLO JEAN

Prima l’abbattimento di un jet dell’esercito regolare siriano, poi di un drone iraniano. Gli americani non stanno certo con le mani in mano alla minima violazione degli spazi aerei concordati con Mosca e Damasco, ma certo appare assurdo, anche se lo sapevamo da tempo, che invece di unire le forze contro l’Isis, americani e russi debbano guardarsi uno dall’altro. Da una parte la coalizione a guida americana, dall’altra l’alleanza russo-siriana. Secondo il generale Carlo Jean, sentito dal sussidiario.net, “questi episodi rientrano nella categoria delle schermaglie, né Usa né Russia sono interessate a una escalation che porti a un conflitto, freddo o reale. Ma certamente, una volta eliminato del tutto l’Isis, ci sarà il rischio di combattimenti per definire il nuovo status quo della Siria”.


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Un jet siriano e un dreno iraniano abbattuti: è un episodio grave secondo lei? Quali reazioni e rischi comporta?

E’ certamente un fatto grave in quanto ci sono degli accordi tra americani e russi e regime di Assad e questi accordi non sono stati rispettati. Gli americani non hanno esitato a intervenire con la forza. 


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Violare gli accordi significa violare gli spazi aerei degli uni e degli altri?

Esattamente, sono stati violati degli spazi concordati di esclusiva competenza di uno e dell’altro. Lo scopo di questa divisione degli spazi è evitare che aerei russi e americani entrino in contatto fra di loro e di conseguenza si combattono. 

Il che ci dice quanto grande sia l’ipocrisia di questa guerra all’Isis: di fatto ci sono tre fronti aperti, non sarebbe meglio che tutti si concentrassero insieme a combattere gli jihadisti?

La questione vera è che l’Isis ormai boccheggia e tutti stanno già preoccupandosi di cosa succederà dopo. Ognuno cerca di giocare le carte più favorevoli alla sua presenza e alla sua influenza nel futuro.


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Conquistare più spazi, più terreno per ciascuna parte coinvolta?

Sì. Soprattutto per gli americani e anche per i curdi è la zona a sud di Raqqa quella che interessa occupare per primi, dove ci sono i campi petroliferi.

Chi si sta avvicinando adesso a quella zona?

Sia la coalizione da una parte e dall’altra l’esercito di Assad. Quello sarà il momento dove è possibile avvengano scontri militari fra le due parti, quando si dovrà decidere la definizione dei territori liberati.

Adesso c’è il rischio di una escalation, dopo i due abbattimenti?

No, il rischio è limitato dal fatto che la Russia non può permettersi una escalation totale con gli Usa. 

Perché?

Perché poi verrebbe sottoposta sia a sanzioni sia a ritorsioni militari che la Russia non è in condizioni di sostenere. La Russia di oggi non è una piccola Urss, non è in grado di sostenere una sfida con gli Usa, una nuova guerra fredda. Mosca usa tattiche per salvare la faccia ma deve essere estremamente cauta nel non superare il limite che porterebbe a una reazione americana.

A precisa domanda il portavoce russo ha infatti risposto con un secco “no comment”.

La Russia non è in condizioni, anche perché il recente accordo con l’Arabia Saudita permette agli Stati Uniti di intervenire pesantemente sul prezzo del petrolio cosa che metterebbe in ginocchio Mosca se crolla ulteriormente. 

Il dopo Isis a cosa porterà? Washington insisterà a voler cacciare Assad’

Ci saranno schermaglie e la situazione rimarrà incerta fino a qualche fatto nuovo. A mio parere l’obbiettivo principale degli Stati Uniti è evitare un completo controllo di Assad sulle vie di comunicazione che uniscono la Siria con l’Iraq per evitare che gli sciiti iraniani avanzino fino a quella parte di Libano controllata dagli hezbollah quindi arrivino al Mediterraneo. Per gli americani questo è importante non avvenga perché verrebbe messa in discussione la sicurezza di Israele.

Chee è una sorta di invitato di pietra in questo scenario, non agisce, ma il conflitto ruota anche e soprattutto intorno a loro, è così?

Ogni tanto bombardano quando vedono convogli di armi dirette agli hezbollah, poi si ritirano immediatamente da ogni conflitto possibile. 

E se domani un jet russo violasse gli spazi concordati, gli americani lo abbatterebbero?

Penso che cercherebbero di evitarlo, anche loro non hanno interesse in una escalation con la Russia tanto è vero che continuano gli accordi per evitare il combattimento. C’è un comitato apposito che comunica le rotte degli aerei e dove bombardano. 

Dunque possiamo parlare di incidenti, in questi due episodi?

Certamente, sono schermaglie ma non provocheranno un conflitto tra Usa e Russia.


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