SIRIA, FRATTURA MACRON-TRUMP/ Ue condanna armi chimiche, ma ospedali Duma negano bombe al cloro di Assad

- Niccolò Magnani

Siria, dopo i bombardamenti di Usa-Francia-Gb contro Assad, emergono le prime crepe nell'alleanza tra Trump e Macron. Fonti ospedali Duma, "non ci sono conferme su armi chimiche"

siria_guerra_11_lapresse_2018 Bombardamenti alla periferia di Damasco (LaPresse)

Mentre sul fronte “internazionale” prosegue la sfida-frattura a distanza tra Donald Trump e Emmanuel Macron, le tensioni interne i “casi” scoppiati in Siria dopo l’attacco di sabato sono notevolmente aumentati. Per prima cosa bisogna quantomeno segnalare quanto vanno dicendo in queste ore le agenzie di stampa, su fonti sanitarie negli ospedali di Duma. Ebbene, pare che vi siano forti smentite per quanto riguarda il presunto uso di armi chimiche nel famoso attacco nella Ghouta est dell’esercito siriano: se così fosse realmente dimostrato anche dall’OPAC (i cui emissari sono stati mandati a Duma nei giorni scorsi, ndr) il motivo centrale dei raid missilistici di Francia, Usa e GB cadrebbe inesorabilmente. Nel frattempo però, l’Unione Europea ha deciso di fare un passo forse affrettato vista l’evoluzione delle vicende siriane nelle ultime 48 ore: prima infatti non interviene e rimane “alla finestra” quando all’Onu Trump ha di fatto dato notizia dell’attacco, poi oggi – dopo che i dubbi sulle armi chimiche invece che diminuire, aumentano – decide di condannare l’azione di Assad e “sostenere” gli alleati della coalizione anti-Damasco. «Il Consiglio capisce che gli attacchi missilistici mirati di Stati Uniti, Francia e Regno Unito contro siti di armi chimiche in Siria sono misure specifiche prese con il solo obiettivo di prevenire l’ulteriore uso di tali armi nel Paese», si legge nel comunicato dei Ministri degli Esteri dei 28 Paesi Ue. Di contro però tengono un piede ancora “fuori” e ribadiscono come il dialogo sia la forma migliore anche in questa difficile stagione in Medio Oriente: un modo per dare un colpo al cerchio (Trump) e uno alla botte (Putin). Ma siamo certi che ad oggi l’Ue abbia tutta questa “importanza strategica” per poter rappresentare un monito o un appoggio alle grandi manovre internazionali? 

USA CHIEDONO MAGGIORE RESPONSABILITÀ AGLI ALLEATI

Le aspettative di Trump, in merito ai suoi alleati, sono che possano assumere una maggiore responsabilità sia militare che finanziaria al fine di mettere in sicurezza la regione. E’ quanto emerso da una sua dichiarazione resa nota dalla portavoce della Casa Bianca, Sarah Sanders nelle ultime ore. Pur non riferendosi in modo diretto a Macron, pare proprio che le parole del presidente degli Stati Uniti siano rivolte in modo particolare proprio al leader francese, dopo le sue dichiarazioni rilasciate in una lunga intervista televisiva nel corso della quale si è espresso proprio sugli attacchi in Siria, che lo stesso ha definiti legittimi. “La missione Usa in Siria non è cambiata”, ha fatto sapere la portavoce americana, ribadendo quali siano le intenzioni di Trump: “vuole un ritorno a casa delle truppe Usa il più presto possibile”. Inoltre, sempre a detta della Sanders, gli Stati Uniti “sono determinati ad annientare l’Isis e a creare le condizioni per impedire un suo ritorno”. Trump, dunque, seppur indirettamente ha fatto recapitare la sua risposta a Macron, smentendo le sue ultime parole con le quali si prendeva il merito di essere riuscito a convincerlo a restare. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

CASA BIANCA RILANCIA SUI TEMPI

Il presidente Macron ha rotto il silenzio dopo l’attacco in Siria replicando alle critiche delle ultime ore e motivando all’opinione pubblica le scelte finora intraprese: “L’operazione è riuscita sul piano militare, i missili hanno raggiunto gli obiettivi ed è stata distrutta la loro capacità di produrre armi chimiche. E da parte loro non c’è stata nessuna vittima”, ha chiarito. Per Macron si è trattato di un attacco legittimo, spiegando come la Francia, così come i suoi alleati, non abbia affatto dichiarato guerra al regime di Assad: “Abbiamo semplicemente operato affinché il diritto internazionale e le risoluzioni del Consiglio di sicurezza non restino a un punto morto”, ha detto. Quindi, secondo la sua visione, gli attacchi sarebbero avvenuti nel pieno della trasparenza e con il solo obiettivo di eliminare un elemento vietato dalla comunità internazionale. Sotto questo punto di vista, dunque, Mosca è passata come “complice” del regime di Damasco. Poi ha aggiunto: “Dieci giorni fa il presidente Trump diceva che gli Stati Uniti volevano disimpegnarsi dalla Siria”, prendendosi il merito di aver “convinto” il presidente statunitense a rimanere in Siria. Circostanza tuttavia smentita dal leader Usa che tramite la sua portavoce ha annunciato di non aver assolutamente cambiato idea: i soldati americani dovranno tornare a casa “al più presto possibile”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

FRANCIA “DIALOGO CON RUSSIA E IRAN”

Altro che crepe, la smentita di Trump alle parole, lunghe e arzigogolate, di Macron ieri in diretta tv suona come una netta distanza che intercorre tra Parigi e Washington: le truppe Usa intendono levare ben presto le tende dalla Siria, mentre per il n.1 dell’Eliseo la strada in Medio Oriente è ancora lunga e sostanzialmente punterebbe alla destituzione di Assad dal governo di Damasco. Ieri sera Macron, va detto, ha richiamato la necessità di un dialogo costruttivo tra Russia, Iran e Turchia per il futuro di quel Paese martoriato da 7 anni di guerra civile dove non ci sono “santi” ma solo “diavoli”. Mentre il Governo di Putin ancora resta in silenzio sulle possibile conseguenze e reazioni all’attacco missilistico contro Assad della giornata di sabato, dalla capitale Damasco giunge l’ennesimo appello (finora sono stati tutti inascoltati, ndr) a guardare l’interezza della realtà e non solo le parti che “interessano”. Padre Bahjat Elia Karakach, francescano della Custodia di Terra Santa, superiore del convento dedicato alla conversione di san Paolo (la parrocchia principale di rito latino della Capitale, a Damasco) ha spiegato nei giorni scorsi a Famiglia Cristiana (e in queste ore ha diffuso un audio sui social in cui spiega per bene cosa sta succedendo in Siria, ndr) che i missili in Siria sono un pretesto. «Sapevamo che esisteva l’intenzione di bombardare da parte degli Usa dopo il presunto attacco chimico alla Ghouta orientale ma la speranza era riposta in un’indagine oggettiva sull’uso di armi chimiche e che per questo non ci sarebbero stati lanci di missil», ha aggiunto all’AgenSir. Il frate francescano ha però aggiunto che siamo in una situazione molto simile all’Iraq, con le menzogne sulle armi chimiche che nascondono un motivo più grande, ovvero un sostegno ai ribelli terroristi islamisti alleati ai Paesi Arabi del Golfo (e alleati di Usa e Francia, soprattutto).  

CREPE FRANCIA-USA

Archiviati i bombardamenti in Siria iniziano ad emergere le prime crepe nell’alleanza esistente tra gli Usa e la Francia. Come riferisce l’Ansa, in una intervista televisiva Macron avrebbe smentito alcune precedenti dichiarazioni di Trump. In merito al raid in Siria, infatti, Macron ha asserito: “L’operazione è riuscita sul piano militare, i missili hanno raggiunto gli obiettivi, è stata distrutta la loro capacità di produrre armi chimiche. E da parte loro non c’è stata nessuna vittima”. A sua detta, la decisione sarebbe stata presa la scorsa domenica, a distanza di 48 ore dall’identificazione dell’uso di armi chimiche nella Ghuta orientale. Alcuni presunti siti di produzione di armi chimiche, già identificati da mesi, sarebbero stati colpiti: “un sito è stato colpito da noi con gli americani e i britannici, il secondo soltanto dagli americani, il terzo solo dai francesi”, ha spiegato Macron, chiarendo che “Siamo intervenuti in modo legittimo nel quadro multilaterale”. A distanza di poco tempo sull’argomento è intervenuta la Casa Bianca che ha precisato: “il presidente Trump è stato chiaro affermando che vuole un ritorno a casa delle forze americane in Siria”, con la speranza che gli alleati possano assumersi le responsabilità, sia militari che finanziarie al fine di mettere in sicurezza la regione. Nel frattempo, è esploso nuovamente il caso Comey: l’ex direttore dell’Fbi che era stato licenziato da Trump nel 2017 in una intervista alla Abc ha definito il ruolo del presidente Usa “moralmente inadeguato” oltre che “pericoloso e ricattabile”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

LA RUSSA TACE

Il presidente della Siria torna a parlare per la prima volta dopo i raid di Usa, Francia e Gran Bretagna contro obiettivi sensibili di Damasco del regime: «sono convinto che i missili occidentali contro la Siria non avranno altro effetto che unire il Paese sotto la mia leadership», avrebbe detto il presidente-dittatore secondo quanto riferito dal parlamentare russo Dmitry Sablin, che ha sentito Assad per tenere quotidiani i rapporti col Cremlino. La delegazione russa al palazzo presidenziale conferma l’impegno in prima linea di Putin nel difendere il governo legittimo siriano contro l’offensiva dell’Occidente: come abbiamo spiegato qui nel dettaglio, la Gran Bretagna con le parole del ministro Boris Johnson ha lanciato stamane un attacco diplomatico contro il Cremlino, spiegando che «la Gran Bretagna deve prendere ogni precauzione possibile. Se consideriamo ciò che la Russia ha fatto, non solo in questo paese a Salisbury, ma in generale contro televisioni, contro infrastrutture strategiche, contro processi democratici, è evidente che bisogna prendere ogni precauzione possibile», ha concluso il ministro degli esteri inglese. Intanto nelle ultime ore non ci sono stati altri raid dalla coalizione, mentre stamane Trump ha chiamato gli alleati Macron e May e li ha ringraziato del sostegno per punire il (presunto) attacco chimico del dittatore Assad.

LE IMMAGINI DEGLI OBIETTIVI COLPITI

Nelle ultime ore sono anche usciti sui social e le agenzie di mezzo mondo le prime immagini degli obiettivi sensibili di Damasco colpiti dagli attacchi missilistici di Trump: ci ha pensato lo stesso Pentagono a diffondere le immagini, a mo’ di monito per il regime di Assad e i suoi alleati a Mosca e Teheran. Si tratta dei siti in cui si presume che siano nascoste le armi chimiche dell’esercito siriano: «Le foto mostrano danni consistenti, con interi edifici rasi al suolo. I tre siti, due nella provincia di Homs e uno a Nord-Est di Damasco, sono stati colpiti complessivamente da 103 missili da crociera Tomahawk ed equivalenti francesi, e da missili a lungo raggio lanciati da cacciabombardieri», spiega l’inviato a Beirut della Stampa, Giordano Stabile. Nessun missile è stato intercettato dalla difesa siriana-russa e tutti hanno raggiunto l’obiettivo: la Russia però aveva giurato una controffensiva e finora sta “tacendo” di possibili prossimi attacchi probabilmente per studiare al meglio le migliori mosse da eseguire, una volta perso all’Onu la possibilità di una risoluzione delle Nazioni Unite (si è ovviamente opposta Nikki Haley, membro Usa del Consiglio di Sicurezza). I tre siti colpiti «erano componenti essenziali delle infrastrutture del regime dedicate alla guerra chimica», ha spiegato  il capo del Joint Staff del Pentagono, generale Kenneth F. McKenzie. Non è però chiaro se vi saranno altri attacchi, con Trump che si è limitato a dire «ogni attacco verrà mandato contro le armi chimiche e l’eventuale nuovo utilizzo dell’esercito di Assad».





© RIPRODUZIONE RISERVATA

I commenti dei lettori

Ultime notizie di Medio Oriente

Ultime notizie