Paura in casa Apple per la guerra dei dazi scatenata da Trump contro la Cina (e non solo). Come si sa, la casa di Coperttino produce in Cina la maggior parte dei suoi telefonini sfruttando l’irrisorio costo della manodopera di quel paese mentre allo stesso tempo la Cina è il maggior acquirente di Apple. Inizialmente gli smartphone non erano stati inclusi nei dazi previsti dall’amministrazione americana, e neanche adesso nel nuovo giro da 200 miliardi di dollari. Ma siccome si parla di una nuova serie di dazi fino ai 500 miliardi di dollari di importazione, praticamente tutto ciò che la Cina esporta in America, è inevitabile che toccherà anche ad Apple. E la casa produttrice dell’iphone sta già cercando di correre ai ripari in anticipo: «Stanno lavorando per coinvolgere l’amministrazione e assicurarsi che non ci siano conseguenze indesiderate sia negli Stati Uniti che in Cina», ha affermato Dean Garfield, presidente dell’Information Technology Industry Council, di cui Apple è membro. La Cina ha già un’imposta sul valore aggiunto del 16% che colpisce gli iPhone. (Agg. Paolo Vites)
DAZI PER 200 MILIARDI DI DOLLARI
FinanciaLounge, portale esperto di economia e mercati, ha provato a studiare i possibili effetti a breve termine della nuova stretta-morsa preordinata da Trump contro il commercio cinese: la gestione dei “rischi a breve termine” in Cina finora è stata tenuta abbastanza bene, nonostante le “sparate” del Presidente Usa, eppure «“Da un lato, nonostante i recenti commenti di Trump sui dazi, la Cina è rimasta tranquilla e quindi non dovrebbero esserci ulteriori escalation. Dall’altro, le ultime mosse dei politici suggeriscono che la posizione politica generale della Cina stia assumendo un orientamento accomodante attraverso svariati canali», spiegano gli esperi di Amundi nel Weekly Market Review. L’irrigidimento dei dazi potrebbe però aumentare i problemi in casa cinese che a sua volta potrebbe poi rivalersi non solo sul commercio americano ma sul mercato internazionale in generale, con conseguenze dunque assai ingenti anche per l’Unione Europea e l’Italia in primis. I negoziati tra le due superpotenze scarseggiano e i proclami di Trump non aiutano di certo ad una serena collaborazione tra Pechino e Washington. (agg. di Niccolò Magnani)
LA MOSSA DI TRUMP
Nuova stretta sui dazi da parte dell’amministrazione Trump: nei prossimi giorni potrebbero essere alzati quelli su 200 miliardi di dollari di prodotti “Made in China” importati negli Stati Uniti. La notizia è stata lanciata dall’agenzia Bloomberg, secondo cui le tariffe indicate nel registro federale verranno più che raddoppiate. E infatti dovrebbero passare dal 10 al 25 per cento. L’obiettivo del presidente Usa è di fare pressione su Pechino riportando le autorità cinesi al tavolo dei negoziati. Ma questa ulteriore stretta è destinata a danneggiare anche i consumatori americani di una vasta gamma di prodotti come televisori, abbigliamento, lenzuola e condizionatori. All’inizio di luglio l’amministrazione Trump aveva individuato un vasto elenco di prodotti cinesi, per flussi da 200 miliardi di dollari, su cui incrementare i dazi. La mossa era stata una risposta alle ritorsioni con cui la Cina aveva reagito ai dazi Usa del 25% su 50 miliardi di dollari di esportazioni asiatiche. Di questo pacchetto sono già scattati dazi su 34 miliardi di dollari di import cinese. Oggi scade il periodo di analisi per i restanti 16 miliardi.
DAZI, USA CONTRO CINA: NUOVA STRETTA
La spirale dei dazi può avvitarsi ulteriormente, se le indiscrezioni lanciate dall’agenzia Bloomberg venissero confermate. Pare infatti che Donald Trump sia studiando con i “falchi” del suo staff la proposta di alzare i dazi su 200 miliardi di prodotti cinesi importanti negli Stati Uniti. In questo modo intende dare una “scossa” a Pechino, con la speranza di riprendere le discussioni sul tema commerciale da una posizione di forza dopo che si sono impantanate. Gli Stati Uniti vogliono dunque mostrare i “muscoli” ma così riportano tensione sui mercati finanziari dopo qualche seduta di rasserenamento. Secondo il Wall Street Journal, i progressi nei negoziati tra le maggiori economie mondiali sono a zero: il presidente Usa non ha ancora preso una decisione finale, ma non è da escludere che l’ala più rigida della Casa Bianca riesca a far prevalere la linea dura. Intanto la guerra commerciale comincia a dare segni di sofferenza per l’economia cinese: l’indice dei responsabili degli acquisti Caixin, indicatore delle aspettative sulla produzione manifatturiera, ha toccato il minimo in otto mesi.