Il ripristino delle sanzioni imposte dagli Stati Uniti nei confronti dell’Iran e scattate da poche ore non solo hanno portato nuovamente la UE a intervenire, criticando la decisione di Donald Trump che segue l’addio della Casa Bianca all’accordo sul nucleare con la Repubblica Islamica ma hanno aperto un nuovo fronte per l’amministrazione americana. Se infatti The Donald, infastidito dalle ingerenze europee, ha minacciato la stessa Unione di non fare affari col Paese guidato da Hassan Rouhani, una condanna più netta al ripristino di quelle sanzioni che erano state di fatto cancellate dall’amministrazione Obama nel 2015 proprio con la firma dell’accordo sul nucleare arriva dalla Russia. Infatti, Mosca si è detta, attraverso il proprio Ministro degli Esteri, “profondamente delusa dalla scelta di Trump” e ha anche avvertito gli USA che la linea del Cremlino non cambierà: il titolare del Ministero russo, Sergej Lavrov, ha infatti aggiunto che la Russia farà “tutto il necessario per salvare l’intesa siglata a suo tempo con Teheran e nonostante Washington stia continuamente tentando di minarne l’applicazione”. (agg. di R. G. Flore)
TRUMP MINACCIA LA UE, “NON FACCIA AFFARI CON L’IRAN”
Si profila un inedito braccio di ferro tra gli Usa e l’Europa sul tema delle sanzioni dell’Iran. Ma Donald Trump, consapevole che perdere per strada l’UE in una questione di tale importanza geopolitica, gioca al rialzo. Come? Ovviamente usando il suo megafono preferito: Twitter. Dal profilo personale The Donald cinguetta una melodia che sta già creando tensioni nelle cancellerie di mezzo mondo:”Le sanzioni contro l’Iran sono ufficialmente partite, sono le più forti mai imposte, e a novembre raggiungeranno un altro livello. Chiunque faccia affari con l’Iran non farà affari con gli Stati Uniti. Chiedo la pace nel mondo, niente di meno!”. Eppure l’Unione Europea non pare intenzionata ad arretrare, come si intuisce dalle parole di Federica Mogherini, Alto rappresentante per la politica estera e di difesa comune dell’Unione europea:”Stiamo facendo del nostro meglio per mantenere l’Iran nell’accordo e per preservare i benefici economici che questo porta al popolo iraniano perché crediamo che questo sia nell’interesse della sicurezza non solo della nostra regione, ma anche del mondo. Se c’è una parte di accordi internazionali sulla non proliferazione nucleare che viene rispettata, questo deve essere mantenuto”. (agg. di Dario D’Angelo)
LONDRA, “NON SEGUIREMO WASHINGTON”
Non c’è soltanto lo scetticismo dell’Unione Europea nei confronti della reintroduzione delle sanzioni Usa contro l’Iran. Anche un Paese prossimo all’uscita dall’Ue come il Regno Unito, infatti, prende ufficialmente le distanze dalla linea di Washington, come a dire che l’unione di intenti ostentata da Donald Trump e Theresa May nel recente vertice è già un lontano ricordo. Da Londra è Alistair Burt, viceministro degli Esteri e responsabile del dossier mediorientale, a ribadire che la Gran Bretagna terrà fede all’accordo sul nucleare siglato dall’amministrazione Obama con il governo Rouhani: “Non seguiremo gli Usa sulle sanzioni”, ha chiarito l’esponente dell’esecutivo May. Come riportato da TgCom24, Burt ha aggiunto:”Come abbiamo già chiarito consideriamo l’accordo sul nucleare parte importante non solo della sicurezza nella regione, ma nel mondo”. (agg. di Dario D’Angelo)
LE RIPERCUSSIONI NEGATIVE PER L’ITALIA
Il ritorno delle sanzioni degli Usa contro l’Iran, scattate oggi alle ore 6 italiane, non è un affare che riguarda esclusivamente i rapporti tra Washington e Teheran. A subire le ripercussioni negativa di questa nuova stretta commerciale sarà anche l’Europa, e in particolare l’Italia che con 5 miliardi di euro di interscambio all’anno è tra i Paesi Ue che rischia maggiormente. La sensazione è che Bruxelles sia tra due fuochi: da una parte il rammarico per questa situazione, dall’altro il timore che Trump dia seguito alla promessa di penalizzare chiunque continui a fare affari con Teheran. Da qui la decisione di seguire l’alleato storico e di provare a limitare i danni, come si evince da una dichiarazione firmata dall’alto rappresentante per la politica estera della Ue Federica Mogherini in una nota congiunta con i ministri degli esteri di Germania, Francia e Regno Unito, gli altri Paesi firmatari dell’accordo sul nucleare del 2015 insieme a Usa, Russia e Cina in cui si dichiara la volontà di “preservare l’accordo sul nucleare con l’Iran” per una “questione di rispetto degli accordi internazionali e di sicurezza”. (agg. di Dario D’Angelo)
LA STRATEGIA USA PER ROVESCIARE IL REGIME
Scatta oggi il nuovo pacchetto di sanzioni Usa contro l’Iran e che riguarda, come ricorda Il Sole 24 Ore, i soggetti non americani che intrattengono relazioni economiche e commerciali con Teheran. Nel mirino finiranno il commercio in oro o metalli preziosi, oltre che il settore dell’automotive, e “la vendita diretta o indiretta, la fornitura e il trasferimento verso o dall’Iran di grafite, metalli grezzi o semilavorati, e software per l’integrazione dei processi industriali”. Ma qual è il vero disegno che gli Stati Uniti vogliono mettere in atto in Iran? Secondo diversi osservatori, l’ambizioso piano di Mike Pompeo è quello di alimentare il malcontento che già si respira nel Paese a causa dei livelli elevati di inflazione, della perdita di valore del riyal (la valuta locale) e della corruzione diffusa. L’obiettivo? Provocare l’insurrezione della popolazione e determinare un cambio di regime. Ipotesi attualmente lontana, se è vero che le tensioni con quello che in Iran viene da sempre considerato il “Grande Satana” hanno avuto il potere di compattare la classe politica, con il “moderato” Rouhani portato a riavvicinarsi anche a quelle fazioni più radicali e oltranziste dalle quali si era sempre tenuto distante. (agg. di Dario D’Angelo)
ERDOGAN CONTRO LE SANZIONI
Quanto sta accadendo tra Iran e Stati Uniti porterà ovviamente a delle conseguenze in tutto il mondo, questo è quanto ha fatto intendere il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan. Pronunciandosi sui movimenti tra Rouhani e Donald Trump questi ha parlato ad Ankara, sottolinmeando come le sanzioni degli Usa all’Iran possano mettere a serio rischio anche l’economia del suo paese. Il paese già sta vivendo un momento decisamente complicato e potrebbe nelle prossime ore essere costretto a ulteriori scivoloni. Tutto dipende dal crollo della lira che era avvenuto per il 20% già prima delle sanzioni del numero uno degli Usa. Le azioni americane ora potrebbero imporre ulteriori costi, in grado di rendere la vita sempre più difficile agli abitanti della Turchia. (agg. di Matteo Fantozzi)
ROUHANI: “TRUMP E LA GUERRA PSICOLOGICA”
Erano decisamente attese le parole di Hassan Rouhani pronto a reagire alle nuove poltiche di Donald Trump pronto ad avanzare sanzioni Usa contro l’Iran. Sono alla fine arrivate con il presidente iraniano che ha accusato il Presidente degli Stati Uniti di voler attuare una vera e propria “guerra psicologica”. Specifica poi: “Se gli Stati Uniti si mostreranno con noi sinceri, l’Iran accoglierà con favore i negoziati. Questi non vanno d’accordo con le sanzioni, dovrebbero pagare dei risarcimenti all’iran per la loro lunga storia di interferenze”. Ha poi ribadito: “I principali fattori di un negoziato sono la sincerità e la ricerca di risultati, ma sono stati gli Stati Uniti a lasciare il tavolo dei negoziati”. Sarà importante seguire la vicenda con grande attenzione perché il rischio è quello di creare delle complicazioni diplomatiche tra i due paesi in grado da scatenare allarmismo aprendo numerosi punti di domanda. (agg. di Matteo Fantozzi)
TRUMP COLPISCE ORO E AUTO
La deadline è fissata per la mezzanotte americana di oggi (attorno alle 6 ora italiana), poi le sanzioni USA contro l’Iran torneranno in vigore, reintrodotte quale prima conseguenza della recente uscita dell’amministrazione guidata da Donald Trump dall’accordo del nucleare firmato nel 2015: le prime misure infatti dovrebbero scattare nelle prossime ore e riguarderanno non solamente le transazioni economiche in dollari con la Repubblica Islamica guidata da Hassan Rouhani ma anche il commercio di oro, nonché di altri metalli preziosi, il settore dell’auto e infine anche l’importazione di alcuni beni. Ed è probabile che, in attesa di una risposta ufficiale da parte del Governo iraniano, sarà l’Unione Europea la prima a prendere le distanze da queste sanzioni, dal momento che già tempo fa era stata criticata la decisione degli Stati Uniti di uscire dall’accordo sul nucleare, in particolar modo dopo che le verifiche degli ispettori internazionali nel Paese avevano confermato che stavano venendo rispettati tutti gli accordi precedentemente presi in merito allo smantellamento delle infrastrutture nucleari.
ROUHANI PARLERA’ QUESTA SERA ALLA NAZIONE
Ad ogni modo, nonostante la reintroduzione delle sanzioni all’Iran, Donald Trump pare aver lasciato una porta aperta al dialogo e, seppur non in prima persona, il suo staff ha fatto filtrare che il Presidente sarebbe disponibile in ogni momento a incontrare il suo omologo Hassan Rouhani, “restando aperto al raggiungimento di un accordo più ampio”, ma senza mancare di mandare qualche frecciatina a quello che viene definito di fatto un “regime” e che è ancora sospettato dalla Casa Bianca di sostenere e foraggiare il terrorismo internazionale. A fare eco allo staff di The Donald ci ha pensato poi il Segretario di Stato, Mike Pompeo, che ha motivato il ritorno dalla mezzanotte di oggi delle sanzioni con la volontà di costringere la Repubblica Islamica a modificare la sua politica estera, tagliando così le risorse di cui ha potuto beneficiare il Paese a seguito della sottoscrizione dell’accordo sul nucleare. Intanto, nonostante al momento non sia arrivata ancora una risposta ufficiale, è stato annunciato che già questa sera Rouhani dovrebbe tenere in diretta tv un discorso alla nazione in merito alle sanzioni che investono alcuni dei settori strategici per l’economia iraniana (si pensi a quello delle automobili) e alle nuove accuse all’Iran di fomentare rivolte nel mondo arabo.