Nicolas Maduro ha un’unica e sola ossessione: golpe. Dopo il secondo insediamento del suo cursus honorum ieri pomeriggio, il Presidente del Venezuela teme la sempre più probabile “intrusione” degli Stati Uniti d’America contro la “democrazia” sudamericana, specie ora che moltissimi altri Paesi latini non riconoscono-criticano l’elezione del caudillo post-Chavez. Dopo le nette prese di posizione critiche di vari Paesi latinoamericani dell’OSA (Argentina, Colombia, Ecuador, Perù e Paraguay) nei confronti del presidente venezuelano Nicolás Maduro, ora anche Cile e Brasile hanno dichiarato ufficialmente di non riconoscere la legittimità del capo dello Stato venezuelano. Ieri il discorso di insediamento per il secondo mandato (di sei anni) puntava tutto contro i “nemici del popolo” di Caracas, dagli Usa di Trump fino a mezzo Sud America. Gli alleati restano pochi (Evo Morales e pochi altri) e il timore di tradimenti interni oltre che esterni è assai presente: secondo il Washington Post il membro del governo “ribellatosi” al capo dello Stato sarebbe il ministro della Difesa Vladimir Padrino Lopez. Proprio lui avrebbe di recente intimato a Maduro, a nome delle forze armate nazionali, di “dimettersi da Presidente della Repubblica”.
USA-UE: “ELEZIONE MADURO È UNA FARSA”
A colpire è poi anche la “tempestività” con cui Usa ma soprattutto Ue prendono parte alle accuse contro Nicolas Maduro: scoprire infatti che il rieletto Presidente del Venezuela è un personaggio dai tratti assai poco democratici poteva e doveva essere qualcosa di chiaro già prima delle seconde elezioni post-Chavez. E invece, nella complessa macchina diplomatica internazionale, muovere forti critiche ad un Paese estero può avvenire solo – ad esempio – quando già gran parte del Sud America ha voltato la faccia al caudillo venezuelano (non interessano/servono più gli affari con Caracas?). E comunque, le parole di Lady PESC Federica Mogherini risuonano come molto dure: «Le elezioni presidenziali in Venezuela non sono state né libere né eque, il risultato manca di qualunque credibilità. L’Europa se ne rammarica». Dagli States – dopo che nei giorni scorsi vi era fuggito un giudice della Corte Suprema proprio per le ingerenze non democratiche di Maduro sull’organo più importante del Paese, specie dopo la modifica costituzionale che di fatto declassa il Parlamento – arriva la condanna del vicepresidente Usa Mike Pence: «L’insediamento del dittatore Maduro è una farsa. Gli Stati Uniti non riconoscono il risultato illegittimo di un’elezione rubata. Continueremo a stare accanto al popolo venezuelano e contro il regime corrotto». Tutti contro Maduro: e il temuto golpe, allora, si fa più vicino..