Dal Meeting di Rimini Mario Draghi ha pronunciato ieri un discorso all'insegna di uno "scetticismo buono"
Lo “scetticismo” che ha scandito l’intervento di Mario Draghi al Meeting 2025 è destinato a lasciare traccia non banale come il “coraggio” (parola-guida nel 2009) e il “debito buono”, che nel 2020 non fu solo una suggestione da convegno, ma la sintesi del Recovery Plan post-pandemia. Non a caso entrambi sono stati richiamati ieri a Rimini.
L’Europa – ha detto l’ex Presidente della Bce – non può esitare ancora nello sviluppare pienamente la strategia del debito comune per sostenere investimenti pubblici e privati. Ma soprattutto l’Ue deve ritrovare rapidamente la capacità – anzitutto politica e culturale – di “contare nel mondo”, di scuotersi dall’inazione che ha finito per affondarla nello scetticismo, dentro e fuori.
È quindi l’ora di uno “scetticismo buono”: quello con cui – fin dalle sue prime parole – Draghi ha subito tolto la parola a quelli che forse lo attendevano al varco di una pura evocazione-recriminazione dell’Europa che fu. Ma l’ex Premier italiano è stato subito netto – e a tratti sferzante – nell’affermare che quell’Europa non c’è più: che il suo peso geopolitico è “evaporato” in un mondo profondamente cambiato con cui è necessario fare i conti con realismo (cioè con uno “scetticismo nemico anzitutto di ogni retorica”, europeista o sovranista).
L’Europa può e deve riacquistare peso e credibilità non mostrandosi “rassegnata” davanti ai dazi imposti dall’Amministrazione Trump. Non accettando passivamente di orientare al riarmo la proprio politica economica, senza far valere i propri punti di forza tecnologici e industriali in un quadro di proprie priorità politiche. L’Europa non restare inerte di fronte “al massacro di Gaza”; o giocare di retroguardia sul teatro ucraino, dopo essere stato il maggior contribuente alla resistenza di Kiev contro l’aggressione russa.

L’Europa – Draghi ha riassunto nuovamente il suo “Rapporto sulla Competitività” preparato per conto di Ursula von der Leyen – non può legarsi le mani da se stessa lasciando vivere tante barriere interne a più di trent’anni dai Trattati di Maastricht. L’Ue deve fidarsi dei momenti di unità già faticosamente realizzati – l’euro rimane quello più importante – per far valere tutte le dimensioni, importanti ma non ancora integrate, che continuano a farne sulla carta un protagonista assoluta sul globo.
Di qui la reiterazione della raccomandazione operativa riguardante gli eurobond: hanno già salvato l’Europa dal Covid (finanziando con debito comune una campagna vaccinale corale) ispirando il Next Generation Eu – transizione energetica e digitale – prima che guerra e crisi geopolitica sconvolgessero la carte della storia. Oggi a maggior ragione, una politica finanziaria innovativa può fare da traino riformista per un’Europa che deve archiviare i “riti” (sic) di una governance comunitaria ormai datata.
Su un punto Draghi – che non è mai stato un puro tecnocrate di un’Europa astratta, di regole e istituzioni – si è mostrato fiducioso: sugli europei in carne e ossa. Anzi: sui giovani come sempre ben rappresentati al Meeting.
“Tutti voi – ha detto abbracciando con lo sguardo l’Auditorium – siete cresciuti in un’Europa in cui gli Stati nazione hanno perso importanza relativa: siete cresciuti come europei in un mondo dove è naturale viaggiare, lavorare e studiare in altri Paesi. Molti di voi accettano di essere sia italiani che europei; molti di voi riconoscono come l’Europa aiuti i piccoli Paesi a raggiungere insieme obiettivi che non riuscirebbero a conseguire da soli, specialmente in un mondo dominato da superpotenze come gli Stati Uniti e la Cina.
È quindi naturale che speriate nel cambiamento dell’Europa. Trasformate il vostro scetticismo in azione, fate sentire la vostra voce. L’Unione europea è soprattutto un meccanismo per raggiungere gli obiettivi condivisi dai suoi cittadini. È la nostra migliore opportunità per un futuro di pace, sicurezza, indipendenza: è una democrazia e siamo noi, voi, i suoi cittadini, gli europei che decidono le sue priorità”.
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