Eutanasia, Zuppi ‘boccia’ Bonaccini: “Gesù toglie il dolore, non spegne la vita”/ “Dare morte è un inganno”

- Niccolò Magnani

Fine vita, il cardinale Zuppi risponde indirettamente alla legge dell'Emilia Romagna sul suicidio assistito: “Gesù non ama la sofferenza e toglie il dolore, non spegne la vita”

Card. Zuppi Card. Zuppi, Presidente della CEI (Ansa, Riccardo Antimiani, 2024)

LEGGE SUL FINE VITA, IL CARD. ZUPPI ‘RISPONDE’ A BONACCINI

Nei giorni in cui la Regione Emilia Romagna si ritrova al centro delle polemiche politiche per la scelta del Presidente Bonaccini di approvare una legge sul Fine Vita senza passare dal voto del Consiglio Regionale, è il Presidente della CEI nonché arcivescovo Matteo Maria Zuppi a “rispondere” a distanza sul tema chiave dell’eutanasia, ribadendo la posizione della Chiesa Cattolica. Il cardinale Zuppi ha celebrato domenica la Santa Messa in San Paolo Maggiore a Bologna per la Giornata Mondiale del Malato, ed è proprio in questa particolare occasione che parole dell’omelia sono state lette come una replica molto dura dell’impianto giuridico approvato dalla Regione a guida Pd, anche se il prelato non ha mai citato la delibera di Bonaccini in maniera diretta.

Appena poche ore prima l’Emilia Romagna aveva approvato due delibere con cui fissare in tempi rapidi l’iter del suicidio assistito, di fatto la medesima legge affossata dal Consiglio Regionale Veneto lo scorso 16 gennaio: Bonaccini però, a differenza di Zaia, non è passato dal voto democratico in Consiglio, proprio per timore di incorrere in spaccature interne al Centrosinistra come già evidenziato nel precedente veneto. Dopo la rivolta delle opposizioni e di parte della stessa maggioranza dem (quella più cattolica), è l’intervento “indiretto” del cardinale Zuppi a smuovere il dibattito a livello locale e nazionale. «La malattia ci ricorda il limite che possiamo superare non da superuomini ma affrontandolo con amore. L’algoritmo dell’egoismo illude di bastare a se stessi»; secondo il Presidente della CEI, non va bene quando si nasconde la fragilità come fosse una vergogna, «perché è conseguenza di una vita che non ha valore se non è perfetta. La vita non lo è mai, perché perfetto è solo quello che è amato e amiamo la persona non perché non ha limiti». Sul tema del fine vita e del suicidio assistito però è netta la condanna di Zuppi ai vari “impianti” che puntano a delineare il diritto alla morte di Stato: «Gli impianti giuridici che stabiliscono il diritto alla morte sono degli inganni e sono di dubbia validità – osserva il porporato – : la questione non è tanto confessionale quanto laica».

LA DURA LEZIONE DI ZUPPI ALLE LEGISLAZIONI SUL FINE VITA: “GESÙ NON TOGLIE LA VITA”

Per il cardinale Zuppi, l’umanesimo su cui si basa la società italiana e occidentale dovrebbe portare a concludere che esisterà sempre e solo un diritto alla cura e non alla morte: secondo l’arcivescovo «la sofferenza la si affronta cancellando il dolore e non spegnendo la vita». Una risposta che appare piuttosto diretta contro il dispositivo approvato da Regione Emilia Romagna, tra l’altro non approvato con un voto democratico ma “deliberato” da una decisione politica calata dall’altro: nell’omelia in San Paolo Maggiore a Bologna l’arcivescovo ricorda come decisivo è sempre «togliere il dolore e, allo stesso tempo, garantire un livello di cura alto che si occupi della condizione del malato e che eviti due rischi». Certo, resta l’ostinazione irragionevole della terapia come l’accanimento, ricorda Zuppi, che produce una inutile sofferenza oppure ancora «la desistenza, vale a dire quel lasciar perdere, che potrebbe essere condizionato dalle convenienze economiche. Questo è inaccettabile».

Per il presidente della CEI dunque la malattia non può mai essere qualcosa di esterno che si impadronisce della nostra vita: «questo ce lo fa credere un’idea del benessere che ci propone un modello di cui tutti siamo vittime. La vita trova il suo senso solo se si confronta con la sua fragilità e se si riscopre vulnerabile». Ebbene, se tale incontro con il proprio limite non c’è, è allora che si genera «un algoritmo pericoloso che stabilisce i requisiti necessari affinché una vita possa essere vissuta e chi è fuori da questi requisiti diventerebbe uno scarto». Da qui riparte l’appello della Chiesa Cattolica alle cure palliative come strumento privilegiato per dirimere eventuali dibattiti sul Fine vita: «Per tutti occorre sia sempre garantita un’appropriata terapia del dolore, compresa la sedazione palliativa sempre in associazione con la terapia del dolore. Gesù vuole che nessuno soffra. Non ama la sofferenza, non scappa e non risolve la sofferenza togliendo la vita ma togliendo il dolore». Essere liberi di decidere significa poter avere tutte le condizioni possibili, altrimenti – conclude il Card. Zuppi – come si può gioire del diritto alla morte, «Gioiremo solo per il diritto alla vita, quando questa viene protetta dalla sofferenza da cure adeguate che diano dignità fino alla fine, perché la cura è il vero diritto». La vita non è mai inutile, rileva il prelato, ma anzi, «la condizione dei malati invita tutti a frenare i ritmi esasperati in cui siamo immersi e a ritrovare noi stessi».





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