Non è servita molto a Evergrande la mossa della Cina di dimezzare la tassa sulle transazioni di titoli nel tentativo di ripristinare la fiducia sui mercati azionari. Il colosso immobiliare ha infatti chiuso la prima seduta della settimana con un ribasso del titolo del 78,79% al suo ritorno in Borsa. Un crollo imponente dopo la sospensione per quasi un anno e mezzo.
Come evidenziato dall’Adnkronos, Evergrande ha deciso all’ultimo minuto di prorogare il termine per votare il suo piano di ristrutturazione del debito offshore, previsto per oggi, ma che invece avrà luogo il 25 e 26 settembre. In una nota ufficiale, la società ha evidenziato di aver deciso così affinchè i creditori “considerino, comprendano e valutino” i termini dei piani, oltre a concedere a Evergrande ulteriore tempo per valutare i recenti sviluppi del gruppo, compresa la ripresa dei negoziati.
Evergrande torna in Borsa e crolla: -78%
La situazione di Evergrande è piuttosto delicata. Dieci giorni fa la società cinese ha presentato istanza di protezione ai sensi del capitolo 15 della legge fallimentare degli Stati Uniti al fine di proteggere i beni della società negli Stati Uniti. Contestualmente, proseguono le trattative di ristrutturazione dell’azienda sia ad Hong Kong che nelle Isole Cayman. I vertici di Evergrande hanno reso noti i risultati della prima metà del 2023, cifre che parlano chiaro: perdita netta di 33.012 milioni di yuan (4.191 milioni di euro), la metà di quanto perso nello stesso periodo del 2022. Per quanto concerne il fatturato, questo è cresciuto a 128.067 milioni di yuan (16.256 milioni di euro) nel semestre, un rialzo del 43 per cento rispetto al 2022. E ancora: alla fine della prima metà del 2023, le passività di Evergrande hanno superato i 2.380 miliardi di yuan (302 miliardi di euro), il 2% in meno rispetto alla fine del 2022.