Sembrerebbero esserci ancora molti punti oscuri intorno alla morte di Paolo Borsellino. Per poter fare luce il presidente della commissione Antimafia, Chiara Colosimo, vorrebbe desecretare una vecchia audizione del braccio destro del magistrato fatto saltare in aria in via D’Amelio. Si tratterebbe dell’allora tenente Carmelo Canale, vittima delle accuse di 7 pentiti tra cui Siino, Leonardo Canino, Antonino Patti, Vincenzo Sinacori e Pietro Bono di aver venduto alle cosche informazioni riservate. La desecretazione dell’audizione del 3 settembre 1997 avrebbe ad oggetto il dossier Mafia-Appalti dei Ros a cui il giudice stava lavorando e gli ultimi incontri tra Canale e Borsellino.
Come riporta Il Giornale però il fedelissimo di Borsellino sarebbe contrario a questa iniziativa della Colosimo. Canale preferirebbe riferire direttamente all’Antimafia. All’epoca le dichiarazioni dell’ex tenente lo avevano inguaiato al punto da prendersi accuse inesistenti (da cui poi uscì assolto), dettate dal timore che le sue rivelazioni scottanti avrebbero potuto destabilizzare gli equilibri istituzionali della Regione Sicilia.
OMBRE SULLA MORTE DI BORSELLINO: LE INCONGRUENZE
Intorno alla morte di Paolo Borsellino si sono susseguiti incognite e insabbiamenti, che hanno offuscato ancora di più la vicenda, portando ai soliti interrogativi: su cosa stava indagando il giudice? Chi erano i ‘pezzi grossi’ che andavano coperti e dei quali non doveva fuoriuscire il nome? Questi interrogativi restano ad oggi ancora senza risposta, e proprio per questo si vorrebbe indagare andando a scoperchiare ogni documentazione e dichiarazione all’epoca dell’assassinio di Borsellino.
Le zone d’ombra ruotano intorno alla morte anche di Antonino Lombardo, maresciallo dei carabinieri e cognato di Canale, ritrovato senza vita nella sua auto nella caserma dei carabinieri di Palermo il 4 marzo 1995. In pochi credettero al suo suicidio e alla lettera-testamento apparentemente lasciata dallo stesso, vista soprattutto la sua intenzione di voler indagare sulla strage di via D’Amelio, promettendolo anche alla vedova Borsellino. Inoltre l’ex presidente della Commissione Antimafia Del Turco era intervenuto per impedire che Canale facesse il nome di 2 PM palermitani per evitare di trasferire tutta la documentazione alla Procura di Caltanissetta che era competente per eventuali reati commessi dai magistrati di Palermo.