Un’altra torbida storia di presunta pedofilia all’interno della Chiesa infiamma la Diocesi di Treviso, trent’anni dopo i possibili casi di abuso che un ex seminarista (oggi professore padovano di Filosofia ed ex assessore a Cittadella) di nome Gianbruno Cecchin. In attesa di capire se si tratti di un’effettiva verità avvenuta ormai 30 anni fa, il professore ha inviato una lettera ai quotidiani locali del Veneto informando di una querela presentata contro due sacerdoti che all’epoca dei fatti erano responsabile della Comunità vocazionale e il suo assistente, mentre ora sono parroci in provincia di Venezia e Treviso. La medesima lettera dove si denunciano diversi abusi sessuali subiti, è stata poi recapitata anche al vescovo di Treviso Mons. Tomasi, al n.1 Cei Gualtiero Bassetti, al prefetto della Congregazione per il clero, Beniamino Stella, ai due vescovi emeriti di Treviso, Gianfranco Agostino Gardin e Paolo Magnani e ovviamente anche a Papa Francesco. «La mia vicenda è simile a quella di tanti ragazzi vissuti all’ombra del campanile, negli ambienti della chiesa fin da piccolo. All’età di 8 anni ho iniziato a fare il chierichetto, a 15 anni l’animatore nella mia parrocchia di Galliera Veneta e a frequentare i gruppi di Azione Cattolica in patronato»», inizia così la lettera oggi diffusa da Gazzettino e Messaggero. Dopo trent’anni e una vita ricominciata, l’ex seminarista ha deciso di rendere pubbliche le sue sofferenze.
LE ACCUSE AI PRETI E LA RISPOSTA DEL VESCOVO
«Per un anno intero non ho avuto la forza di andarmene e di denunciare quello che mi era successo, anche perché erano anni in cui ancora non si potevano denunciare e parlare di pedofilia e di abusi sessuali da parte di preti. Una sera, addirittura, stanco e sfinito di essere maltrattato e abusato sessualmente e non solo, sono letteralmente fuggito dal seminario vagando per la città di Treviso tutto solo e in balia dei miei dolori, delle mie angosce e delle mie atroci sofferenze e pregno delle mie ferite lancinanti che sanguinavano»: per Cecchin le accuse sono circostanziate e con tanto di nomi fatti dei due parroci «Io sono stato spesso (e continuo ancor oggi nonostante siano passati più 28 anni) ad essere minacciato di morte da questi preti infami che hanno abusato sessualmente di me e che ancora oggi mi scrivono o mi fanno arrivare dei messaggi da altri preti o uomini di curia “Se parli, sei morto”. I reati e i crimini che hanno commesso questi criminali sono andati ovviamente in prescrizione, ma in prescrizione non andranno mai il mio dolore, le mie lacrime, i miei traumi subiti. E se Papi, Cardinali, Vescovi archiviano (o meglio insabbiano ), Dio non archivia!!». Durissime le accuse per quei due insegnanti nel seminario dell’epoca ma durissima è anche la presa di posizione della Diocesi di Treviso: «Una storia inverosimile. Ho lavorato con questi sacerdoti per oltre trent’anni. Mi fido di loro più che di me stesso», replica Mons. Pizziolo, vescovo di Vittorio Veneto che si dice sconcertato per quanto raccontato dall’ex seminarista, reputato del tutto falso «Ma non scherziamo. Io ho frequentato in maniera approfondita questi sacerdoti ed escludo categoricamente che queste accuse siamo vere». Il vescovo ripete che quel ragazzo dell’epoca – nel 1991 – era maggiorenne e per questo motivo «Anche ammesso che avesse visto o subìto qualcosa di strano, avrebbe avuto la possibilità di denunciare e opporsi immediatamente, non dopo 30 anni». Non torna a Pizziolo il perché Cecchin abbia fatto saltare l’incontro con il vescovo di Treviso Tomasi, «Non mi sembra una cosa da sottovalutare, sarebbe stata l’occasione per un confronto chiaro e diretto». Al netto di tutto, il vescovo Pizziolo intervistato dal Gazzettino reputato quasi del tutto “segnato” il destino di questi due preti accusati, «Tutto si chiarirà ne sono certo. Ma intanto il male è già fatto. Tutti pedofili, tutti lazzaroni. Loro si difenderanno e si capirà davvero quale sia la verità. Ma intanto oggi la loro reputazione è distrutta. E questo danno non si cancella».
Le accuse lanciate da Gianbruno Cecchin nell’intervista video alla TgR Veneto