Chi è Ezio Triccoli, ex maestro di scherma e schermidore: dopo un periodo di prigionia in Sudafrica, si affermò come atleta e fondò la scuola di fioretto Club Scherma Jesi.
Ezio Triccoli, i bagliori del talento nel fioretto mentre era internato in un campo di prigionia in Sudafrica
I successi della scherma sono certamente merito degli atleti che, nel corso dei decenni, con dedizione e sacrificio hanno sposato la disciplina. Altrettanto vero che se determinati trionfi sono stati possibili, è anche merito di un grande maestro quale Ezio Triccoli. La sua passione per la scherma nasce in maniera particolare: nel 1940 si trovava internato presso il campo di prigionia di Zonderwater, in Sudafrica, ed è proprio in quel periodo che emergono i bagliori del suo talento.
Come racconta Vanity Fair, Ezio Triccoli porta il cognome di sua madre; il padre tornò nella città natale, Jesi, solo dopo averlo abbandonato. Per questa ragione e per le leggi vigenti, non potè dunque dare il suo cognome al figlio. Ma tornando alla passione per la scherma, è inevitabile non entrare nello specifico del periodo di prigionia in Sudafrica: fu grazie agli allenamenti con un sottufficiale inglese che scoprì di avere un immenso talento e al suo ritorno in patria diede seguito a quel sogno scoccato quasi per caso.
Ezio Triccoli, dal Club Scherma Jesi all’elogio di Elisa Di Francisca: “Perdutamente innamorato dello sport…”
Proprio a Jesi, una volta tornato in italia dopo aver ricevuto ad honorem la tessera di istruttore di scherma, Ezio Triccoli fondò il Club Scherma Jesi, la scuola di fioretto che oggi è vanto internazionale per numero di vittorie, medaglie e trionfi storici. “E’ stato per me un punto di riferimento, un maestro di scherma e di vita, perdutamente innamorato dello sport”. Queste le parole di Elisa Di Francisca, icona della nazionale di fioretto femminile e che sicuramente grazie ai suoi insegnamenti è riuscita, nel 2012, a scrivere la storia dello sport alle Olimpiadi di Londra.
“Non sacrificherò mai una caratteristica personale, un movimento naturale, un atteggiamento di gara imprevisto di un atleta con il pretesto che non risponde ai canoni”. Questo uno dei pensieri più noti di Ezio Triccoli; ed effettivamente, guardando alla sua storia e del fioretto italiano, il tempo gli ha dato ampiamente ragione.