Farwest è tornato a trattare il cold case di Fabio Rapalli, un trentaquattrenne ritrovato cadavere il 7 settembre 1996 nei boschi della Cisa a Pontremoli, in provincia di Massa Carrara, a distanza di quattro mesi dalla sua scomparsa. La sensazione, dopo molti anni, è che possa essere morto nell’ambito delle pratiche della cosiddetta setta delle bestie di Novara. L’anno scorso 26 dei suoi membri sono stati imputati a processo con l’accusa di violenze sessuali aggravate. E se ci fosse anche un omicidio a loro carico?
A chiederselo è l’ex carabiniere Claudio Ghini, che chiede di riaprire le indagini. Gli indizi che collegano i due episodi sono diversi. “Nel corso delle perquisizioni a casa di Fabio Rapalli trovammo dei libri con delle scritte e disegni riconducibili a Satana”. Ma non solo. Anche sulla tomba, un anno dopo la morte, sarebbero comparsi segni simili. “Il cimitero in cui si trova non è quello comunale, ma uno secondario. Solo la popolazione locale lo conosce. Noi abbiamo sempre ipotizzato che ci sia una persona del luogo che ha partecipato alla situazione che ha portato alla morte della vittima. La setta si riuniva infatti in dei luoghi vicini pochi km dalla sua casa”.
La testimonianza del fratello di Fabio Rapalli
A sostenere questa tesi è anche Stefano Rapalli, il fratello di Fabio Rapalli. “Mio fratello era un tipo normale. Non litigava, andava d’accordo con tutti. Dava fiducia a chiunque. Non capiva il pericolo, non sapeva distinguere il bene dal male. Io ho sempre pensato che qualcuno è entrato nella mente di mio fratello per fargli fare qualcosa, sarà stato plagiato”, ha affermato. “Un giorno si era allontanato di mattina presto, aveva fatto il giro di diverse province in moto e poi era rientrato la sera sconvolto. “Non era da lui. Mi disse che era andato a Genova a vedere il mare. Era provato. O ha visto qualcosa che non doveva vedere o non so. Era molto strano. Non ha voluto parlare. Poi qualche giorno dopo è scomparso”.
La tesi della setta delle bestie di Novara è velatamente confermata anche da don Luciano, che è stato uno degli ultimi a incontrarlo: “Mi domandò se era vero che esisteva il diavolo, io gli dissi di sì. E se ne andò. Mi ha fatto strano. È pur vero però che in quel periodo c’erano state delle sedute spiritiche. Fabio era un semplicione, poteva ritrovarsi in un contesto di quel genere”, ha concluso.