Fabrizio Nonis e figlio picchiati dopo Verona-Inter/ “Pugni e calci da ultrà Hellas”

- Emanuela Longo

Fabrizio Nonis ed il figlio Simone picchiati brutalmente dopo la partita Verona-Inter: il racconto choc del conduttore tv "inseguiti e presi a calci e pugni"

fabrizio nonis instagram 640x300 Fabrizio Nonis, foto Instagram

Brutta disavventura per Fabrizio Nonis, giornalista e conduttore, il quale lo scorso venerdì notte è stato picchiato insieme al figlio di 22 anni da ultrà dell’Hellas dopo la partita Verona-Inter. Nonis non ne è uscito del tutto illeso, come raccontato al Corriere Veneto, dal momento che avrebbe riportato la perforazione del timpano. “Sono stati dieci, quindici minuti di una violenza inaudita”, ha raccontato ancora sotto choc, prima di ricostruire quanto accaduto.

Per il conduttore stava per concludersi una piacevole serata trascorsa insieme al figlio: “Siamo usciti dallo stadio contenti e felici per aver visto una bella partita. Era da due anni che non andavamo allo stadio”, ha raccontato. Una volta fuori padre e figlio hanno notato un bar all’angolo con centinaia di persone, ammassate e senza mascherina, che commentavano la partita e bevevano. “Ho immaginato che fosse un luogo di ritrovo degli ultrà dell’Hellas e ho preferito dire a mio figlio Simone di fare un giro più largo”, ha spiegato. Sebbene non avessero addosso maglie o bandiere che potessero richiamare i colori delle squadre, a 300 metri circa dall’auto è accaduto qualcosa: “un gruppetto di sei, sette persone, si è staccato dal pubblico del bar e ha cominciato a seguirci”.

Fabrizio Nonis picchiato col figlio dopo Verona-Inter: pugno in volto

Sentendosi minacciato, Fabrizio Nonis avrebbe invitato il figlio ad accelerare il passo per via di una bruttissima sensazione. “A un certo punto hanno cominciato a urlare ‘Ehi, tu, ehi voi. Che ore sono?’. Ci siamo fermati e mio figlio ha risposto: ‘Le undici meno dieci’. Erano a un metro da noi”, ha proseguito il conduttore tv nel suo racconto. A quel punto un uomo tra i 45 ed i 50 anni e con il cappellino dell’Hellas gli avrebbe chiesto in modo colorito cosa ci facessero lì. “A quel punto ho pensato che forse sarebbe stato meglio rispondere in dialetto, così da far capire che eravamo veneti anche noi e ho risposto che eravamo venuti a vedere la partita”, ha raccontato Nonis.

L’uomo con fare minaccioso gli avrebbe chiesto che squadra tifassero ma Nonis avrebbe dapprima preferito non rispondere salvo poi ammettere di avere delle simpatie per l’Udinese: “Non ho fatto in tempo a pronunciare il nome della squadra friulana che mi sono trovato a terra. Quell’uomo mi aveva colpito con un pugno in pieno volto che mi ha fatto perdere l’equilibrio”. Anche il figlio sarebbe stato raggiunto da una “sberla” finendo a terra. Il conduttore ha proseguito nel suo racconto choc: “Gli altri, tutti con t-shirt o polo o cappellini dell’Hellas si erano messi a cerchio per bloccare le vie di fuga. Noi, cadendo, eravamo in mezzo a due auto parcheggiate. E lì hanno cominciato uno dopo l’altro a darci calci. Ai fianchi, alle gambe, al volto”.

In ospedale dopo la violenza

Padre e figlio sono riusciti miracolosamente ad alzarsi e raggiungere l’auto ma anche qui sarebbero stati raggiunti dall’ondata di violenza: “Pugni e calci, sberle a mio figlio, a cui hanno schiacciato il volto contro il cofano. Sono stati dieci, quindici minuti di terrore”. L’arrivo di un anziano avrebbe placato gli animi e fatto allontanare gli ultrà violenti.

Fabrizio e Simone Nonis sono così finiti al pronto soccorso dove al giovane è stata fatta una Tac fortunatamente con esito negativo mentre al padre è stata diagnosticata una perforazione del timpano destro. “In ospedale sono arrivati anche gli agenti della questura e della Digos. Siamo stati dimessi alle 3 e il giorno dopo ho sporto denuncia contro il ‘branco’. Volevano picchiare per fare male, hanno lasciato stare chi si allontanava dallo stadio in gruppo e hanno beccato due persone non con corporatura robusta che passavano per strada”, ha dichiarato il conduttore che ha denunciato il fatto che nessuno sia intervenuto in loro soccorso ed ha annunciato l’intenzione di non tornare più in futuro al Bentegodi.







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