Nelle due scorse settimane, la Bce e la Fed hanno preso decisioni diverse sui tassi di interesse che val la pena analizzare

Si sono riuniti nei giorni scorsi nel sesto degli otto incontri previsti nel 2025 il Consiglio direttivo della Bce e il Federal open market committee (Fomc) della Fed che hanno preso decisioni diverse in tema di politica monetaria rispetto alla precedente riunione di luglio quando avevano entrambi deciso di lasciare inalterati i tassi di interesse.



A differenza della Bce che nel meeting dell’11 settembre aveva deciso di mantenere i tassi al 2% per la seconda riunione consecutiva, la Fed, riunitasi il 16 e 17 settembre, ha ridotto i tassi di interesse di 25 punti base portandoli quindi al 4,25% e operando il primo taglio da dicembre 2024. Le decisioni sono state tuttavia prese in due contesti diversi: analizziamole nel dettaglio.



La scelta della Bce di lasciare inalterati i tassi è stata determinata nell’ambito di un contesto macroeconomico che vede il livello dell’inflazione vicino all’obiettivo del 2%, con la crescita del carovita nell’area euro che nel mese di agosto si è attestata per la terza volta consecutiva proprio al 2%, accompagnata da un mercato del lavoro che la Presidente Christine Lagarde ha definito “solido” e che nel mese di luglio ha registrato un tasso di disoccupazione pari al 6,2%, il valore più basso del 2025.

Considerati questi fattori, la Presidente ha comunque voluto ribadire che le decisioni in termini di politica monetaria seguiranno un approccio guidato dai dati e senza vincolarsi su un percorso predefinito.



Era invece attesa la riduzione dei tassi da parte della Fed stanti le ultime dichiarazioni fatte dal Presidente Jerome Powell nelle scorse settimane, in particolare a Jackson Hole: restava da chiarire l’entità del taglio.

La decisione di ridurre i tassi di un quarto di punto è stata presa con l’inflazione statunitense in crescita sulla base degli ultimi dati relativi ad agosto che hanno evidenziato un incremento del carovita del 2,9% in continuo aumento da aprile (2,3%) e sopra l’obiettivo del 2%.

In aggiunta, anche il tasso di disoccupazione, nonostante sia ancora basso al 4,3% è in aumento rispetto al dato di giugno (4,1%) e luglio (4,2%) ed è accompagnato da un rallentamento della domanda di lavoro dovuta alle politiche migratorie più restrittive e a una crescita del Pil che soffre la frenata della spesa dei consumatori. Powell ha parlato di una “situazione insolita” data la presenza di un rischio bilaterale e precisando che non esiste un percorso privo di rischi.

Rispondendo a una domanda durante la conferenza stampa relativa all’impatto dei dazi sull’inflazione, Powell ha specificato che comincia a vedersi l’effetto sull’aumento dei prezzi con incrementi non particolarmente significativi ma che tuttavia si aspetta continuino nel corso dell’anno e del prossimo, oltre a potenziali effetti anche sull’occupazione.

Powell ha invece preferito non rispondere alla domanda circa l’eventualità che lasci la Fed a maggio alla scadenza dell’incarico da Presidente.

Il taglio dei tassi è stato approvato da 11 dei 12 membri votanti del comitato della Fed a eccezione di Stephen Miran, nominato a inizio settembre dal Presidente Trump, che ha votato per una diminuzione più consistente di cinquanta punti base. La scelta presa dalla Fed probabilmente non soddisferà il Presidente degli Stati Uniti che ha più volte chiesto un taglio importante dei tassi.

All’interno di un quadro macroeconomico estremamente complesso dovuto anche all’incertezza per le tensioni geopolitiche internazionali, altre banche centrali come la Bce e quelle del Regno Unito e del Canada avevano già diminuito i tassi di interesse, mentre la Fed ha deciso di attendere anche per vedere quale fosse l’effetto dei dazi sui prezzi.

Non resta che attendere i dati dei prossimi mesi relativi a inflazione, disoccupazione e crescita che guideranno quindi le valutazioni di politica monetaria del Consiglio direttivo della Bce e del Fomc della Fed che si riuniranno a fine ottobre.

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI