È un Natale diverso quest’anno, direbbe Luca Cupiello. La cosa che mancherà di più a molti sarà l’impossibilita di accalcarsi tutti insieme con la famiglia a vedere un cinepanettone il 26 dicembre, il giorno dell’anno in cui i cinema realizzavano, un tempo, i maggiori incassi. Il mitico 26 dicembre che sembrava essere una delle poche certezze della vita, così ben raccontato da Francesco Piccolo in un indimenticabile capitolo del suo saggio L’Italia spensierata, forse non tornerà mai più. Quest’anno niente cinepanettoni al massimo un telepanettone. Ma non è detto che qualcuno non apprezzi di non doversi catapultare al freddo, fuori di casa, in una bolgia, per spendere non solo una cifra non indifferente per almeno quattro biglietti, ma anche per quelli dei cognati, nipoti e amichetti dei figli al seguito, senza parlare poi dei salassi per acquistare popcorn, gelati, caramelle gommose e improbabili liquirizie colorate a prezzi da caviale. E invece qualcuno apprezzerà di potersi spaparanzare comodamente su un divano per vedere il telepanettone con tutta la famiglia, su uno schermo ultra Hd 4K da 55 o 65 pollici, pagando un canone mensile a un prezzo inferiore a quello di un solo biglietto del cinema o un solo noleggio, fornendo, poi le credenziali e la password a generi e cognati, perché si vedano anche loro il film noleggiato entro le 48 ore, facendo oltretutto un figurone.
Per quanto riguarda il telepanettone dell’anno prendiamo atto che ormai tutto è possibile. Anche che si avveri la geniale profezia dell’insostituibile Mattia Torre il quale, assieme ai suoi co-autori, nel 2011, nel film Boris il film, immaginava che al protagonista René Ferretti, regista televisivo che vuole fare un film d’autore, venisse chiesto il favore, da un regista di cinepanettoni, di dirigere una scena mentre quest’ultimo era impegnato altrove. E qual è il titolo del cinepanettone di cui Ferretti deve dirigere una scena? Natale nello spazio! E qual è il propellente usato dagli astronauti per muoversi con la tuta nello spazio in quel film? Non c’è bisogno di dirlo, lo avete capito da soli. E qual è il telepanettone di quest’anno realizzato da Neri Parenti, dopo che Boldi e De Sica sono tornati felicemente insieme? Natale su Marte! Capite che perdita abbiamo avuto con la morte di Mattia Torre?! Sicuramente se fosse vivo avrebbe profetizzato che nel 2021 il prossimo cinetelepanettone sarebbe stato, dopo il successo di Soul e sfruttando il centenario dantesco, Natale nell’aldilà o Natale all’Inferno, quest’ultimo ovviamente con Benigni nella parte di Dante.
Altri film che allieteranno il Natale del Covid-19 sono l’appena citato Soul, il film d’animazione che la Disney ha ritenuto comunque conveniente far uscire in streaming con il solo abbonamento il giorno di Natale sulla sua piattaforma Disney Plus. Soul racconta di un jazzista che finisce nell’aldilà, ma non lo accetta e riesce a raggiungere l’antemondo, dove ci sono le anime che si preparano a nascere. Chi ha potuto vederlo sul grande schermo, in occasione della Festa del cinema di Roma, sa che è un ennesimo capolavoro della Pixar e del suo direttore creativo Peter Docter, il quale, dopo aver diretto Up e Inside Out, vincendo l’Oscar per entrambi, ha diretto anche Soul.
Ci sono poi molti altri film oltre a quelli citati che faranno compagnia agli italiani durante le feste: Tutti per 1-1 per tutti, cioè il ritorno dei Tre Moschettieri, Favino, Papaleo e Mastandrea, diretti ancora da Giovanni Veronesi e visibile su Sky; Fata madrina cercasi, già disponibile su Disney plus, una favola che non finisce del tutto bene; la versione filmica di Natale in casa Cupiello, diretta da Edoardo De Angelis, con Castellitto e Marina Confalone, su Raiplay dopo essere passata su Rai 1.
Ma la vera sfida di Natale è quella tra i due babbi Natale Mel Gibson e Diego Abatantuono. Purtroppo manca all’appello, per fare il triello, il babbo Natale di Gigi Proietti, che lo ha interpretato in Io sono Babbo Natale, diretto da Edoardo Falcone, film la cui uscita, salvo sorprese dell’ultimo momento, non è annunciata e dovrebbe slittare al dicembre 2021.
Mel Gibson è Chris Cringle nel film Fatman (Ciccione) diretto dai fratelli Ian e Eshom Nelms. Per chi non se lo ricordasse Chris Cringle è il nome di babbo Natale da quando, nel 1947, il babbo Natale del film Il miracolo della 34a strada, diretto da George Seaton, dichiarò di chiamarsi così. Diego Abatantuono, invece, è apparentemente, un barbone vestito da babbo Natale quando compare nel film 10 giorni con babbo Natale, diretto da Alessandro Genovesi.
L’unica cosa che hanno in comune i due film è che concordano sull’esistenza di babbo Natale e che la trama si racconta in 3-4 righe.
In Fatman un bambino cattivo, Billy, deluso per il carbone che ha ricevuto da babbo Natale, incarica un killer di trovarlo e ucciderlo. Il killer, anch’egli deluso dai regali ricevuti dal ciccione quando era bambino, lo troverà, affrontandolo in un epico duello in mezzo alla neve.
In 10 giorni con babbo Natale, Giulia, donna in carriera, deve andare a Stoccolma il 24 dicembre per un colloquio di lavoro e il marito Carlo, casalingo, la convince a raggiungere la meta con i figli in camper. Lungo la strada investono un uomo vestito da babbo Natale che accompagneranno alla casa del presunto babbo Natale.
Parliamo subito di 10 giorni con babbo Natale che si può vedere con l’abbonamento ad Amazon Prime. Alessandro Genovesi ha rifatto il colpaccio realizzato con La peggior settimana della mia vita. Nel 2011 il film, con Fabio de Luigi e Cristiana Capotondi, ebbe successo e nel 2012 lui tornò a dirigerli con altrettanto successo ne Il peggior Natale della mia vita. Nel 2019 ha invece diretto il campione di incassi 10 giorni senza mamma e così nel 2020 si ripresenta con 10 giorni con babbo Natale i cui protagonisti sono gli stessi del primo film più il ciccione vestito di rosso.
È passato del tempo da quando Giulia (Valentina Lodovini) è tornata a lavorare e il marito Carlo (Fabio De Luigi) si è licenziato alla fine del film precedente. Ora lui fa il casalingo e i figli sono cresciuti. La più grande Camilla è un’adolescente problematica per di più ambientalista, l’esuberante Tito è un filo-nazista, la più normale sembra essere la piccola Bianca. La coppia però è in crisi. Quando Giulia informa il marito che deve essere a Stoccolma proprio la vigilia di Natale, per un importante colloquio di lavoro, lui, con molti sforzi, riesce a convincere sia lei che i figli ad andare in Svezia, per passare insieme il il Natale, con un vecchio camper, che lui aveva nascosto. Durante il viaggio, sulle Alpi austriache, investiranno un uomo vestito da babbo Natale, appunto Abatantuono.
Diciamo subito che Abatantuono come babbo Natale è perfetto, ogni grande magazzino americano lo prenderebbe per impersonare Santa Claus. Pacioso, tranquillo, sorridente, rassicurante, lungo il viaggio ha una parola, un consiglio, per ognuno dei componenti della famiglia. A quest’ultima ne capitano di tutti i colori, anche di incontrare, per quanto possa sembrare improbabile, persone conosciute che casualmente sono sul percorso per Stoccolma. Camilla, l’adolescente ambientalista, scopre, per esempio, che il ragazzino di cui è innamorata è in vacanza sulla neve con un’altra. Ma per fortuna che c’è babbo Abatantuono che consola tutti.
Forse è sprecato Diego, perché, a parte fare il nonno, piuttosto che il babbo, viene utilizzato soprattutto nel tormentone del rimbambito. Ogni tanto perde conoscenza, si addormenta, finisce all’ospedale, si ubriaca, e ogni volta, quando torna in sé, riscopre che vanno a Stoccolma e chiede di nuovo un passaggio, perché è di strada per la Lapponia dove avrebbe casa. Poi a Stoccolma li porterà in un ristorante dove si mangia un baccalà straordinario, però a Lisbona c’è un altro ristorante, o reis do baccalau, che è ancora meglio, ma è un po’ fuori strada. Forse Abatantuono meritava battute migliori che questo tormentone ripetuto, 4 o 5 volte.
A Fabio de Luigi è affidata la parte comica principale del film e lui è bravo a giocare di rimessa, in difesa, reagendo all’aggressività e alle fisime dei componenti familiari, compreso il presunto babbo Natale, con il quale però riesce, ogni tanto, ad azzeccare più di un duetto. Alla fine del viaggio e del film si scoprirà se la casa dove portano Abatantuono è quella di babbo Natale o una clinica apposita per innocui pazzerelli e magari la famiglia invece di andare a Stoccolma farà rotta per Lisbona.
Certo nella sfida sulla neve con Mel Gibson il pacioso Abatantuono non potrebbe competere con l’aggressivo Ciccione. L’attore americano sembra, infatti, all’inizio del film, un ruvido boscaiolo che vive in Alaska, o comunque nell’ultima cittadina prima del polo nord. Ritira all’ufficio postale sacchi di lettere e dirige con la moglie Ruth, l’attrice Marianne Jean-Baptiste, una fabbrica forse di legname. Fa affari con il Governo americano da anni, ma quali siano non è dato sapere, ed è preoccupato perché vogliono ridurre l’importo del contratto o imporgli nuove condizioni.
Se non sapete che Chris Cringle è il vero nome di babbo Natale e se non avete letto quest’articolo, prima di capire chi è Mel Gibson siete già a un terzo di Fatman. Nel mondo del film babbo Natale esiste, dirige una fabbrica efficientissima dove lavorano gli elfi tutto l’anno per poi distribuire i doni a Natale. Ha un contratto con il Governo americano per svolgere questo compito d’interesse pubblico e nel corso del film sarà costretto ad accettare di far lavorare due mesi all’anno gli elfi per l’esercito americano che, quindi, sorveglierà la fabbrica.
Ma chi è veramente Chris Cringle? Una divinità sopravvissuta, un supereroe, un alieno? Chi sono gli elfi? Durante il film distribuirà i doni, ma noi lo vediamo solo quando torna molto stanco e si mette a letto con la moglie. Come ha fatto in una notte sola a distribuire in tutto il mondo (o forse solo negli Stati Uniti) i doni a tutti i bambini? Per fortuna il film non perde tempo a spiegarcelo. Scopriremo solo che babbo Natale vive da centinaia di anni, è immortale e conosce tutti gli esseri umani per nome.
I fratelli Elms sono degli onesti artigiani del cinema che hanno già diretto una decina di film di ogni genere per il mercato interno americano. Questo è sicuramente il loro film più ambizioso e ci hanno messo 14 anni per realizzarlo. Hanno scritto, infatti, la sceneggiatura nel 2006, ispirandosi al fatto che veramente esiste in Canada un codice postale per le letterine di Natale e centinaia di volontari delle Poste e di associazioni benefiche rispondono alle lettere e spediscono doni.
Il motore del film è, però, la storia di Billy, il bambino cattivo, un dodicenne viziato che vive con una nonna malata, i genitori sono sempre lontani per affari, in una villa, avendo a disposizione cameriere e autisti, pronti a esaudire ogni suo desiderio. L’attore bambino assomiglia moltissimo a Carlo Calenda quando interpretava da ragazzo il bravo Enrico Bottini nello sceneggiato Cuore diretto dal nonno Comencini. Ma questo Billy invece è cattivissimo. Abituato a vincere sempre, quando in una gara scolastica una ragazzina lo supera prendendo il primo premio, falsifica la firma della nonna sugli assegni e assolda un killer, l’attore Walton Goggins, che sequestra la ragazzina, senza farle male, ma costringendola a dire che ha barato, per vincere la gara, se non vuole perdere i genitori e persino il cane. Quando Billy a Natale riceve, giustamente, del carbone da babbo Natale, incarica il killer di trovarlo e ucciderlo.
Il killer, che come copertura lavora in un negozio di giocattoli, indaga e riesce a scoprire dove finiscono le letterine di Natale. Lungo il viaggio verso nord scopriremo che è spietato, ma anche un tenero amante degli animali. Ha un criceto al quale compra continuamente nuovi giochi. È anche lui un bambino deluso da babbo Natale, che gli ha regalato un modellino di automobilina invece dell’aereo che comprerà a caro prezzo da un ragazzino incontrato lungo il percorso. Per farla breve, il killer dopo essersi liberato dei soldati e degli elfi, si troverà ad affrontare in un duello in mezzo alla neve babbo Natale che lo chiamerà per nome, Jonathan Miller, e gli dirà che non poteva regalargli, a suo tempo, più di quello che aveva avuto. Non sarebbe giusto raccontare come finisce il duello. Vi basti sapere che Billy non riuscirà ad avvelenare la nonna, dopo che lei ha scoperto che qualcuno ha falsificato i suoi assegni per pagare il killer.
Fatman non è stato apprezzato dalla critica e anche Sky, che lo trasmette, non ci ha creduto molto, perché non lo ha promosso quasi per niente. Invece il pubblico sembra apprezzarlo. Indubbiamente si tratta di una versione originale della leggenda di babbo Natale. Non è vero che è un film con un babbo Natale cattivo. Chris Cringle non è cattivo, è giusto, semmai è anche lui deluso, sa che nonostante i tanti meriti Amazon incalza e lo sostituirà. Il film poi è politicamente corretto: non vi sono violenze sugli animali o sui bambini e la moglie di babbo Natale è nera. Il finale, che culmina nello scontro tra un babbo Natale giusto e un bambinone deluso, ha senz’altro una valenza epica. Probabilmente in mano a un Tarantino poteva essere un capolavoro.
Viene in mente Tarantino e il suo penultimo film The Hateful Eight sia per l’ambientazione tra la neve, sia per l’attore che interpreta il killer. Walton Goggins, infatti, interpreta anche il ruolo del presunto sceriffo nel film di Tarantino. Il personaggio di Billy, invece, fa venire in mente il protagonista di Quarto potere di Orson Welles che, strappato da bambino dalla sua infanzia e dal suo slittino con la scritta Rosebud, costruisce un impero industriale e accumula potere e ricchezze solo per colmare il vuoto di quello che perduto allora. Forse Fatman non è solo un film natalizio.