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Home » Economia e Finanza » FINANZA E POLITICA/ Il monito della Bce all’Italia dopo il regalo del 2020

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FINANZA E POLITICA/ Il monito della Bce all’Italia dopo il regalo del 2020

Stefano Masa
Pubblicato 10 Dicembre 2020
Christine Lagarde

Christine Lagarde, presidente della Bce (Lapresse)

C'è attesa per il board della Bce di oggi. L'Eurotower certamente proseguirà la sua azione accomodante, ma per l'Italia è arrivata l'ora di una svolta

Oggi la Bce congederà questo storico e drammatico anno attraverso la sua ultima riunione. Oggi, sempre la Bce, confermerà la sua significativa importanza all’interno di un sistema finanziario che non si limita ai soli confini europei. Oggi, Christine Lagarde (la Bce), catalizzerà l’attenzione dei mercati soprattutto in ottica futura che, con buone probabilità, vedrà un’azione della banca centrale andare oltre il 2021.


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La tappa odierna vedrà l’annuncio di nuove iniziative a salvaguardia del futuro del nostro Vecchio continente e, senza alcun dubbio, si può fin da ora immaginare quanto potranno essere rilevanti le parole che saranno adottate a commento di ciascun intervento messo in campo. Sicuramente la Bce attingerà alla sua “cassetta degli attrezzi” già in dote ma ormai arricchita da nuovi strumenti, primo fra tutti il Pepp (Pandemic Emergency Purchase Programme): possiamo ritenere plausibile non solo un ampliamento del plafond ma bensì un’estensione – anche “inaspettata” – dell’arco temporale dello stesso; lo stato di continuo alert pandemico impone un piano efficace che possa calmierare la potenziale ansia destabilizzante dei mercati internazionali.


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Un altro fattore di garanzia finanziaria sarà quello riconducibile al Qe: non si può escludere una revisione (mediante potenziamento) degli acquisti sia per ammontare che per durata. A questi principali mezzi si deve inoltre pensare (e credere) nell’ulteriore riformulazione del targeted longer-term refinancing operations (TLTROs): tale “adeguamento” sarà di fondamentale importanza in vista del nuovo anno poiché, da gennaio 2021, l’introduzione delle neonate regole europee sui default disciplineranno maggiormente la quotidianità degli istituti di credito in materia di monitoraggio sui prestiti (in particolare Npl).


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L’insieme di queste indicate azioni sono per noi essenziali e, salvo imprevisti, ne troveremo riscontro al termine della consueta conferenza stampa. Ma è proprio nel corso di quest’ultima che ci aspettiamo una Christine Lagarde – attrice protagonista – davanti alla platea mondiale: le sue parole dovranno essere un monito per i tutti i Paesi che si trovano ad affrontare non solo la crisi comune da Covid-19, ma ancor più la gestione delle dinamiche interne ai singoli governi in carica. È oggettivo: Christine Lagarde, la Bce, ha fatto (e con oggi farà) tutto quello che poteva e doveva essere fatto confermando la concreta rilevanza della sua istituzione. Ma ora l’attenzione si deve spostare in capo ai “beneficiari” di questo encomiabile e doveroso impegno sostenuto. E tra coloro che dovranno vivere il nuovo anno all’insegna “del fare” (il più presto possibile) c’è l’Italia. Duole ammetterlo, ma alla vigilia di un Consiglio europeo l’assistere alla bagarre in casa nostra sull’essere favorevoli o contrari alla riforma del Mes e, allo stesso tempo, vedersi imporre veti dell’ultima ora sul Recovery Plan, espone il nostro Paese a potenziali critiche che, sinceramente, in questo momento, avremmo dovuto (non voluto) evitare.

L’appuntamento parlamentare delle ultime ore ha sicuramente catalizzato il giudizio dei moltissimi osservatori (e decisori) internazionali. Giungere nelle camere parlamentari fiaccati dal dubbio sul rischio di una possibile mancata maggioranza in sede di voto non è certamente edificante. Sembra, ma ci si può sbagliare (lo speriamo), che la storia degli ultimi anni non abbia lasciato nulla sennonché il voltar pagina sui calendari. È vero, “la politica è l’arte del possibile”, ma, talvolta, come troppo spesso accade (e sta accadendo fin troppo nel nostro Paese), si assiste – inermi – a un triste spettacolo interpretato da sole comparse senza alcun attore. Parliamo di “attore” e non di “attore protagonista” poiché, tale ambizione, è ormai carpita dalle numerose e alternate figure che, dimenticando il loro difficile e complesso originario dovere (ovvero “l’essere” un politico), interpretano invece la più semplice e agevole parte del “fare il politico”.

Ebbene sì, ancora una volta, lo dobbiamo ricordare: è obbligatorio un cambiamento e il motivo è banale, agli occhi di tutti. Senza un immediato cambio di rotta il destino del nostro Paese sarà tracciato già a partire da queste ore e – opportuno ricordarlo già adesso – non saranno né comprensibili, né giustificabili, tutti quei comportamenti anti-establishment qualora il nostro status muterà irreversibilmente. Probabilmente non è chiaro a molti, ma oggi i veri detrattori del Paese Italia sono gli stessi italiani che hanno deciso (per convenienza) di non agire, sedersi, e stare a guardare. Bene, se così è, allora non possono essere attori, comparse e neppure spettatori. Lo spettacolo è finito.


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