Flavio Briatore/ “Chiusura discoteche? Oramai sono morte! Bonus vacanza è inutile”

- Carmine Massimo Balsamo

Flavio Briatore tranchant su bonus vacanze e chiusura discoteche: "Il divertimento estivo non ha provocato tutti questi danni".

flavio briatore ricoverato coronavirus Flavio Briatore (Foto LaPresse)

Flavio Briatore torna a mettere nel mirino il Governo ai microfoni de La Stampa. Dopo aver accusato l’esecutivo di essere anti-imprenditori e anti-turismo, il proprietario del Billionaire di Porto Cervo è netto sulla decisione di chiudere le discoteche: «La discoteca classica, quella al chiuso, è un morto che non si risveglierà più. Perché anche il divertimento si dovrà adeguare alla nuova vita che ci aspetta. Un futuro lo avranno semmai le discoteche all’aperto, perché ai giovani quel tipo di divertimento continua a piacere». Per Flavio Briatore è meglio che il divertimento si concentri all’interno di locali controllati, anche se il suo pensiero sul tema è abbastanza chiaro: «Le cifre dei contagi e dei morti per fortuna ci dimostrano che il divertimento estivo non ha provocato tutti questi danni».

FLAVIO BRIATORE: “BONUS VACANZA É INUTILE”

Nella lunga intervista rilasciata a La Stampa, Flavio Briatore ha poi stroncato severamente il bonus vacanze, uno dei provvedimenti più discussi del Governo giallorosso: «Sarebbe stato meglio dare quei soldi alle famiglie per andare al supermercato. Questa formula è sbagliata, prima di tutto perché tocca agli albergatori anticipare la cifra. E non è un caso che in pochi stiano aderendo».

L’ex team manager della Benetton si è poi soffermato sul rilancio del turismo: a suo avviso è necessario ridurre le tasse agli imprenditori che hanno aperto facendo un grande sacrificio, ma non solo. La priorità è consentire «l’arrivo dei turisti russi, arabi e americani: sono amanti del nostro Paese e ogni anno lasciano tanti soldi. Con tamponi e controlli sanitari sarebbe stato possibile farli entrare senza problemi. Poi dobbiamo migliorare la comunicazione. C’è troppa confusione nelle direttive tra una regione e l’altra: da qualche parte si autorizzano aperture, da altre invece no. Il governo avrebbe dovuto decidere per tutti».





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