Francesca Deidda uccisa a martellate dal marito Igor Sollai: il telefono della vittima acceso per ore mesi dopo l'arresto dell'uomo. Il giallo
Nuovo giallo nel caso di Francesca Deidda, la 42enne uccisa a San Sperate (Cagliari) nel maggio 2024 e per il cui delitto è in carcere il marito, Igor Sollai. Secondo quanto riportato in queste ore dalla stampa locale, in particolare L’Unione Sarda, dalle indagini sarebbe emerso un dettaglio che ora tiene impegnati gli investigatori a caccia di una spiegazione: il telefono della vittima, mai ritrovato, sarebbe stato riacceso per almeno 7 ore mentre l’indagato era già in cella.
Sollai aveva detto di essersene disfatto gettandolo in un corso d’acqua, ma la riattivazione del cellulare esclude questa versione alimentando interrogativi inquietanti. Dopo l’arresto del 43enne, reo confesso del delitto della moglie (uccisa a martellate sul divano di casa e poi occultata in un borsone nelle campagne tra San Vito e Sinnai), il dispositivo sarebbe stato avviato per diverso tempo e avrebbe agganciato una cella ad Assemini. Una riaccensione anomala a cui ora occorrerà dare un preciso inquadramento.
Francesca Deidda, il giallo del telefono: dall’ultimo accesso “ufficiale” fino alla scoperta della riattivazione
L’inchiesta sull’omicidio di Francesca Deidda contestato a Igor Sollai avrebbe quindi portato a galla l’enigma del telefono della vittima, riacceso per diverso tempo dopo l’arresto dell’uomo e finora non ritrovato. L’ultimo accesso “ufficiale” risale al 31 maggio 2024, 21 giorni dopo la scomparsa di Francesca Deidda quando il marito tentava un depistaggio rispondendo al suo posto a parenti e amici preoccupati.
Da quel momento, il cellulare Francesca Deidda sarebbe stato spento fino al 5 settembre seguente, ma Sollai era già in cella da 2 mesi. Sarebbe rimasto acceso dalle 3:40 alle 11:11 per poi spegnersi nuovamente e, finora, in via apparentemente definitiva. Gli investigatori escluderebbero che a compiere l’azione possa essere stato qualcuno tra familiari e amante dell’indagato. Tra le ipotesi al vaglio, quella di un uso fortuito del device da parte di qualcuno che potrebbe averlo trovato dopo il delitto e potrebbe averlo acceso per controllarne funzionamento e appartenenza. Uno scenario che appare verosimile per via dell’assenza di codici di blocco tipo pin sul telefono della donna.