Gérald Darmanin, attuale Ministro degli Interni della Francia e in passato Ministro dell’azione e dei conti pubblici, è accusato di essere coinvolto nel caso di evasione fiscale che ha come protagonista il Paris Saint-Germain. La proprietà qatariota del club, secondo alcune indiscrezioni diffuse da Mediapart sulla base di documenti inediti di Football Leaks, avrebbe ricevuto dei consigli proprio dall’esponente del Governo utili a eludere il pagamento di 224 milioni di euro di tasse.
I fatti risalirebbero al 2017 e, in particolare, all’operazione di calciomercato più costosa della storia del calcio, quella che ha portato Neymar Jr al PSG. Il brasiliano è stato acquistato dal Barcellona per una clausola da rescissoria 222 milioni di euro. La maxi somma, da contratto, andava versata ai blugrana direttamente dal calciatore stesso, per cui il bonifico del club francese avrebbe dovuto avere quest’ultimo come destinatario e di conseguenza esser soggetto a imposta sul reddito e contributi sociali. La percentuale spettante al fisco, per i qatarioti, non era accettabile, in quanto pari al 40% del costo del trasferimento, ovvero 88 milioni di euro. È per questo motivo che i proprietari del club si sarebbero rivolti alla politica.
Francia, ministro Darmanin coinvolto in evasione fiscale del Psg: la ricostruzione
Il principale intermediario politico del Paris Saint-Germain pare sia stato Hugues Renson, deputato della maggioranza di Emmanuel Macron e vice presidente dell’Assemblea nazionale, oltre che gran tifoso. In base a quanto emerso e confermato anche dal direttore della comunicazione del club Jean-Martial Ribes agli inquirenti, fu proprio lui a mettere in contatto i qatarioti con Gérald Darmanin, allora Ministro dell’azione e dei conti pubblici, per la questione relativa a Neymar Jr.
Successivamente agli incontri tra le parti, in presenza anche dell’allora direttore di gabinetto Jérome Fournel, al PSG sarebbero arrivati una serie di “consigli” su come eludere il versamento, che facevano riferimento a come ciò fosse stato messo in atto anche in casi simili nel settore del rugby ma anche alla necessità di presentare una soluzione diversa dai precedenti recenti in modo da lasciare spazio di interpretazione. Il risultato, ad ogni modo, sarebbe stato positivo, come d’altronde avvenne. Il club non avrebbe mai pagato quegli 88 milioni di euro e neanche altri successi oneri fiscali, per un totale di 224 milioni di euro.