I “bacioni” di Salvini sono ormai diventati il tratto distintivo dell’ironia-scherno del Ministro leghista contro i suoi detrattori, nemici, avversari e contestatori: non da ultimo, lo scontro in aula sul caso Sea Watch con il leader di SI Nicola Fratoianni ha visto definitivamente sdoganati i “bacioni” anche in Parlamento. Alcuni ci ridono sopra, altri invece non li reggono e lanciano ulteriori invettive contro il modo “sbracato” di presa in giro dell’altrui polemica: «“Bacioni” è un saluto, meglio, un congedo stizzito, figlio della secolarizzazione pop del piccino linguaggio politico che presume familiarità da dirimpettai in slip, dunque con il resto del mondo, implicito insulto travestito da falsa cortesia, possibilmente rivolto all’altro, al “radical chic”, al “sinistro”, al “professorone”, al renitente alla propaganda sovranista. Fiori, frutti, animali del condominio dei social», lo scrive lo scrittore-autore-pensatore Fulvio Abbate in una lunga invettiva apparsa sull’Huffington Post proprio contro l’utilizzo e lo sdoganamento dei “bacioni”. «Nessun ministro finora si era espresso in modo così informale, di più, sbracato, postura da tramezzino, la mano a grattarsi il pacco, il ghigno da implicito ’stocazzo. Bacioni perfino come velata minaccia, volendo. Irrilevante agli occhi di chi contempla questo saluto che nei molti governi trascorsi, a maggior ragione rivestendo cariche pubbliche apicali», attacca ancora Abbate che nella sua “lirica” anti-salviniana analizza a fondo il “simbolo” dei bacioni.
L’INVETTIVA CONTRO I BACIONI: “SUONANO COME UNA MINACCIA..”
Per Fulvio Abbate a prima vista quei “bacioni” sono solo esternamente un modo ironico di trattare l’avversario e non rispondere a tutte i gravi improperi ricevuti – «fascista, razzista, ministro della malavita, schifoso, trippone, truce giusto per mettere alcuni dei più utilizzati sulla rete e da alcuni suoi avversari – ma in realtà dietro si nasconde una vera e propria minaccia: «Forse, a pensarci bene, dato il faccione in primo piano di chi quei bacioni invia, potrebbe perfino trattarsi di un gesto intimidatorio, prima i bacioni poi arriverà anche, che so, la testa di cavallo ficcata sotto le lenzuola, come nel “Padrino”» attacca ancora l’autore. Ma l’invettiva non si ferma e Abbate parte all’attacco anche su quel presunto “lato destro” che avrebbe in dote l’utilizzo del “bacione” in ogni contesto: «un bacione non si nega a nessuno, di più, i bacioni accorciano le distanze, e soprattutto consentono di fare il bullo con i refrattari, dove il potere ha finalmente agio di mostrare il proprio dito medio, come farebbe, appunto, un compagno di classe un po’ fascio e un po’ idiota». Gli attacchi al Ministro restano intatti, i bacioni pure: chi la spunterà, alla fine in questa tragicomica – se ce lo permette – farsa sui due fronti?