A Storie Italiane si è tornati a parlare del delitto di Garlasco: un ex carabiniere nega l'esistenza di un mistero legato ai suicidi

La trasmissione Storie Italiane – in onda tutte le mattine su Rai 1 con la conduzione di Eleonora Daniele – si è occupata nuovamente del delitto di Garlasco mettendo in fila le varie (presunte) novità che starebbero emergendo in questi giorni sull’indagine aperta diversi mesi fa a carico di Andrea Sempio, concentrandosi in particolare su quel presunto possibile collegamento tra i misteriosi suicidi che si registrarono a Garlasco a ridosso dell’omicidio di Chiara Poggi.



Casi – va detto – sui quali per ora non sembra esserci un collegamento diretto al di là delle suggestioni, ma la tesi di un possibile allaccio tra suicidi e omicidio lo fece soprattutto l’ex comandante dei Carabinieri di Garlasco Francesco Marchetto che alla trasmissione di Rai 1 sollevò dubbi sul suicidio di Giovanni Ferri, precisando che “una persona non può tagliarsi i polsi e il collo all’interno di un anfratto di 50 centimetri”, ricordando che “non fu trovata l’arma del delitto”; sostenendo che un possibile collegamento ci potrebbe essere, se solo si fosse indagato “a 360 gradi, sentendo tutti i soggetti” citati da altre persone.



L’ex carabiniere di Garlasco: “Sui suicidi non abbiamo mai avuto nessun dubbio”

Per parlare di questo intricato mistero dei suicidi a Garlasco, la trasmissione Storie Italiane ha interpellato un ex carabiniere che ha lavorato per 24 anni a Garlasco e che fu coinvolto direttamente nelle indagini sui suicidi: l’ex militare ha voluto precisare fin da subito che “io non riesco a capire come facciano a mettere in relazione i suicidi con l’omicidio perché non c’erano e non ci saranno mai punti di contatto tra i casi“, sostenendo fermamente che sui suicidi a Garlasco “non c’era nessuna zona d’ombra”.



Andrea Sempio esce dalla caserma dei Carabinieri con i suoi avvocati (Foto 2025 ANSA/MATTEO CORNER)

In particolare, sul controverso suicidio di Giovanni Ferri (che risale al 2010, 3 anni dopo il delitto i Garlasco), l’ex carabinieri ha spiegato che “il coltello c’era ed è stato acquisito“, ricordando anche che “il medico legale oltre a fare la prima analisi sul posto ha fatto anche l’autopsia” e la moglie della vittima “sentita sul posto (..), disse che dalla cucina mancava il coltello che poi abbiamo trovato sul posto”; spiegando l’anomalia con il fatto che l’arma “non fu sequestrata, ma acquisita visto che non fu aperta una procedura penale essendo noi certi che si trattasse di un suicidio”.

Similmente sul suicidio a Garlasco del Carabiniere Romeo Braj, l’ex collega si limita a sostenere che “si è suicidato per altre cose sue”, accusando Marchetto di aver “messo in dubbio l’azione perché voleva attribuire delle responsabilità a Cassese come se avesse esercitato una forma di mobbing“; mentre su Bertani e Ramaioli – entrambi amici di Sempio, nuovo indagato sul delitto di Garlasco “non ci sono dubbi, per noi, che fossero suicidi legati a cose personali loro”, sostenendo che “noi non ci siamo mai posti il dubbio della connessione e infatti non è mai arrivata nessuna richiesta di indagare in tal senso, neppure da parte dei familiari delle vittime”.