Garlasco, le indagini si concentrano sul Dna ignoto 3, per il legale di Stasi potrebbe riaprire il processo, Garofano sostiene che la traccia è contaminata

Garlasco, gli ultimi sviluppi sul caso stanno facendo discutere i protagonisti delle indagini precedenti e gli avvocati degli imputati. Una questione ancora aperta di cui tornerà ad occuparsi il programma Quarto Grado, che si concentrerà in particolare sugli elementi chiave ancora da definire, che potrebbero dare una svolta all’inchiesta e riaprire il processo a carico di Alberto Stasi.



La domanda alla quale esperti forensi e genetisti proveranno a dare una risposta è soprattutto se, ed eventualmente in che modo, i risultati sui reperti che ancora restano da analizzare, come il Dna ignoto 3, attribuito ad una figura maschile estranea sia a Stasi che a Sempio e l’impronta 33, potrebbero portare alla revisione della sentenza a carico dell’ex fidanzato di Chiara Poggi, condannato per omicidio. L’attesa è soprattutto per i risultati sulle tracce biologiche, che evidenzierebbero la presenza di un terzo soggetto sulla scena del crimine, ma allo stesso tempo potrebbero rivelarsi inattendibili in quanto contaminate da materiale esterno.



Delitto di Garlasco, Chiara Poggi (Foto: web)

Garlasco, Garofano: “Reperto Dna ignoto 3 è stato contaminato, presenta tracce di un assistente del medico legale”

Le nuove tracce trovate nell’ambito delle indagini sul caso Garlasco potrebbero effettivamente riaprire la revisione del processo e rivelare la presenza di una terza persona, che potrebbe essere l’assassino di Chiara Poggi. Ma mentre l’impronta 33, che poteva essere attribuita ad Andrea Sempio, è stata esclusa dall’incidente probatorio, il Dna ignoto 3 potrebbe invece fornire un quadro differente e identificare un nuovo soggetto coinvolto nel delitto.



Questa ipotesi è fortemente appoggiata dal legale di Stasi De Rensis, che ha anche escluso la possibilità di una contaminazione, in quanto ha affermato, citando anche il parere di medici e genetisti, che non è qualcosa che comunemente accade durante le analisi. Dell’idea opposta è invece l’ex comandante dei Ris Luciano Garofano, protagonista della prima indagine e ora consulente di Sempio, che ha affermato senza dubbi che dalla relazione dei consulenti, era emerso chiaramente l’inadeguatezza del reperto a fini legali, poichè presentava il profilo biologico di un assistente del medico legale che aveva partecipato all’autopsia di Chiara Poggi.