A Storie Italiane il dottor Lovati ha commentato il tema degli scontrini di Garlasco: elementi che, a suo avviso, dimostrano che Sempio non avrebbe mentito

Parlando del caso di Garlasco, la trasmissione di Rai 1 Storie Italiane si è occupata anche del mistero degli scontrini conservati da Andrea Sempio, nuovo indagato in questo filone d’inchiesta: proprio lo scontrino di Vigevano funzionò (in un certo senso) come “alibi” per l’amico del fratello di Chiara Poggi che il giorno dell’omicidio poté dimostrare di essere fuori da Garlasco per – dichiarò – acquistare un libro in una libreria che trovò, però, chiusa.



Ad aumentare l’alone di mistero attorno allo scontrino del nuovo indagato sul delitto di Garlasco, però, ci sarebbe anche la scoperta di un secondo scontrino riferito al medesimo parcheggio di Vigevano nel quale Sempio – questa volta in compagnia del padre, la prima volta assente – tornò il 14 (giorno dopo l’omicidio di Chiara Poggi): il mistero starebbe nel fatto della singolare scelta di conservare per tutti questi anni entrambi gli scontrini; fermo restando – comunque – che per la Procura sembrano elementi del tutto privi di rilevanza.



Garlasco, il dottor Lovati: “Il secondo scontrino dimostra che la storia di Sempio era veritiera”

Altrettanto privi di interesse – almeno, ai sensi del delitto di Garlasco – sarebbero anche per l’avvocato Massimo Lovati (che assiste Andrea Sempio), che a Storie Italiane ha precisato chiaramente che “per me la questione dello scontrino non ha nessuna rilevanza” e pur ritenendo “curioso il fatto che Andrea abbia ricordato di avere lo scontrino ma complessivamente è una questione irrilevante visto che il tema non fu mai soggetto d’indagine”.



Andrea Sempio esce dalla caserma dei Carabinieri con i suoi avvocati (Foto 2025 ANSA/MATTEO CORNER)

“Lo scontrino – continua il legale del nuovo indagato per l’omicidio di Garlasco – è importante solo perché è un promemoria” e sul secondo scontrino spiega che “io l’ho visto solamente in televisione l’altra sera e sembrerebbe solo confermare che il racconto di Andrea è veritiero visto che il 13 la libreria era chiusa e lui è tornato il giorno dopo”; mentre sul perché siano stati conservati, il dottor Lovati spiega che “chiunque può conservare tutto ciò che vuole”.

Sul proseguo dell’indagine, invece, il dottor Lovati ricorda che presto riprenderanno le analisi sul delitto di Garlasco, sostenendo che “ho sentito dire che c’è un programma di intelligenza artificiale che come un indovino darebbe delle risposte a degli interrogativi che prima erano stati esclusi” che la Procura intenderebbe usare; ricordando che – comunque – “io ho in mano due perizie che dicono che quei reperti degradati non possono dare nessun risultato di comparazione” con la Procura che preferisce affidarsi solo alle “nuove tecnologie”.