Delitto di Garlasco, Raffaele Sollecito si paragona ad Alberto Stasi: "Un altro innocente in carcere, stesso errore metodologico". Il suo messaggio social
Assolto in via definitiva nel processo per l’omicidio di Meredith Kercher, Raffaele Sollecito, seguendo il delitto di Garlasco, riscontra gli stessi “fantasmi” che hanno caratterizzato la sua vicenda. Infatti, parla di Alberto Stasi come di “un altro innocente in carcere”.
Ma c’è una differenza sostanziale: ritiene che il suo sia l’unico caso in cui “la realtà ha vinto sulla narrazione”; infatti, è l’unico caso molto mediatico in Italia negli ultimi decenni che si è concluso con un’assoluzione piena.
Ne ha parlato in un intervento pubblico, via social, in cui confronta la sua vicenda giudiziaria con quella dell’unico condannato in via definitiva per l’omicidio di Chiara Poggi. Sollecito sostiene, a titolo personale, che Stasi sia innocente.

In primis parla della pressione mediatica, spiegando che, quando un processo è seguito con questa attenzione, una persona innocente si trova davanti a scelte difficili. Lui ha combattuto per la sua innocenza e si è ricostruito una vita; infatti, ora lavora nel settore informatico come “architetto del cloud”, ma continua a seguire casi giudiziari complessi, senza mai smettere di informarsi e studiare.
GARLASCO, LA RIFLESSIONE DI RAFFAELE SOLLECITO
Raffaele Sollecito segue con attenzione anche il delitto di Garlasco e le sorti di Alberto Stasi, che ritiene erroneamente condannato, secondo la sua opinione personale. Il suo caso e quello di Stasi sarebbero accomunati dallo stesso errore di metodo: attribuire al DNA un ruolo di “prova regina” senza un’adeguata contestualizzazione scientifica; ma il suo caso è “l’unica volta in cui la realtà ha vinto su una narrazione”.
Sollecito riflette anche su come un singolo errore scientifico possa rovinare una vita quando entra in tribunale (“può distruggere e cancellare una vita”) e afferma di aver imparato quanto sia fragile il confine tra verità dei fatti e narrazione mediatica. Per questo, quando percepisce un errore nel sistema giudiziario, quando questo fallisce, quando riscontra un errore in aula, ritiene di non poter restare in silenzio.
