A Gaza continua l'offensiva di Israele: nella Striscia le donne palestinesi sono costrette a partorire per strada, con l'ONU che invoca il genocidio
Prosegue le criticata offensiva di terra a Gaza City avviata da Israele con l’obiettivo dichiarato di distruggere gli ultimi baluardi della resistenza di Hamas e porre fine – con la distruzione effettiva dell’intera Striscia palestinese – alla guerra che dura ormai da quasi due anni ininterrotti: una missione che sembra godere del pieno supporto degli Stati Uniti di Donald Trump e che ha causato numerose critiche a Tel Aviv da parte della comunità internazionale; preoccupata dall’enorme costo umano dell’operazione in corso a Gaza.
Secondo fonti del governo di Hamas, gli ultimi attacchi da parte di Israele si sarebbero concentrati nei dintorni dei pochissimi ospedali ancora operativi all’interno della striscia di Gaza tanto che l’ONU – lanciando peraltro l’allarme sul fatto che ormai le donne palestinesi sono costrette a partorire in strada, anche a causa dell’enorme sovraffollamento ospedaliero – si è unito alle voci che accusano Tel Aviv di star compiendo un vero e proprio genocidio.
Aspre critiche, poi, sono arrivate anche per il recente intervento del ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich che ha definito la Striscia di Gaza una “miniera d’oro immobiliare“, con il collega della Sicurezza Itamar Ben Gvir che ha avanzato l’ipotesi di costruire nella Striscia un quartiere di lusso per i soldati dell’IDF: posizioni che secondo Hamas dimostrerebbero i “piani di genocidio e sfollamento” dato che rendono chiaro che Israele considera la Striscia poco più di una “proprietà da vendere, dividere o assegnare”.
Tajani favorevole al riconoscimento della Palestina: il ministro condanna l’operazione di Israele a Gaza City
Crescono – soprattutto in virtù dell’invasione di terra di Gaza City e degli attacchi israeliani in Qatar – i dubbi sulla possibilità di raggiungere un qualsiasi accordo pacifico: l’unico, vero, mediatore che potrebbe esercitare una qualche (pur labile) influenza su Netanyahu è il presidente statunitense Donald Trump, ma oltre alle voci raccolte del Wall Street Journal secondo le quali sarebbe “convinto” che l’israeliano “lo stia fregando”, non sembra intenzionato a fissare delle vere linee rosse.
Un’iniziativa, nel frattempo, è stata presa dal già citato ONU che il prossimo 22 settembre a New York promuoverà una risoluzione per chiedere la creazione di uno Stato palestinese che includa anche la Striscia di Gaza: risoluzione alla quale intende “convintamente” aderire anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani che ha recentemente definito quanto sta accadendo a Gaza “una carneficina”; criticando la missione di Israele e respingendo sia le ipotesi del “trasferimento forzato” della popolazione palestinese, sia i “propositi di espansione in Cisgiordania”.