Per l'Italia sarebbe importante riuscire a essere al centro di un Mediterraneo tornato di interesse per gli scambi commerciali

Nelle contingenze la priorità geopolitica per l’Ue è il conflitto/possibile compromesso in Ucraina, ma per l’Italia ha analoga rilevanza sia geopolitica, sia geoeconomica la pacificazione dell’area mediterranea e il conseguente progetto di una vasta Ekumene.

Nel seguire il recente accordo bilaterale tra Usa e Arabia Saudita ho cercato di individuare i possibili vantaggi moltiplicativi o svantaggi per la proiezione dell’industria e finanza italiana – sostenuta dal Governo come priorità estera – lungo l’asse mediterraneo, africano e del Pacifico. Il risultato preliminare mostra una significativa probabilità positiva, cioè un’opportunità, ma a date condizioni qui oggetto di analisi preliminare.



Sul piano della geopolitica economica il massimo vantaggio prospettico per l’economia italiana sarebbe la formazione con strutturazione regolamentare crescente e costi decrescenti dei flussi commerciali di un mercato mediterraneo costiero e profondo, aperto al Pacifico e all’Atlantico. Cioè l’Italia sarebbe centrale in una nuova regione economica globale caratterizzata sia da una propria capacità di crescita, sia come luogo di transiti efficienti delle merci dal Pacifico all’Atlantico via Mar Rosso e ferrovia lungo la penisola arabica (Via del cotone, accordo Imec del 2023 a New Delhi, collegato indirettamente, ma sostanzialmente, agli Accordi di Abramo tra Israele ed Emirati del 2019-20).



Principe saudita Bin Salman con la Premier Giorgia Meloni (ANSA 2024, Filippo Attili)

L’attacco iraniano a Israele via il proxy Hamas dopo un mese dall’accordo di New Delhi ha generato il sospetto che altre potenze avessero interesse a impedire l’Imec e gli Accordi di Abramo costringendo l’Arabia a sospendere il primo e a non aderire ai secondi per la scontata reazione bellica di Israele. Ora la seconda Gerusalemme (Washington) è intervenuta per calmare la prima garantendo l’Arabia che in quanto sceriffato della Mecca potrà mantenere il ruolo di difensore dell’Islam (e dei palestinesi) e convergere con Israele.



Passo dopo passo: prima la creazione di una forza militare di pace a Gaza approvata recentemente dal Consiglio di sicurezza dell’Onu con astensione di Mosca e Pechino, poi un processo verso l’autonomia palestinese concordato con Israele che alla fine permetta ai Saud di aderire agli Accordi di Abramo. Tale atto abbatterebbe il Muro del Mediterraneo, avviando Ekumene, e darebbe il via al suo formato costiero e profondo.

E per l’Africa islamica aprirebbe una cointeressenza stabilizzante tra Italia e Arabia (ed Emirati) estendibile a investimenti comuni, tra cui un Fondo di investimento pubblico-privato bilaterale, meglio una Arab Italian Investment Bank con fuoco anche sull’Africa.

Le condizioni moltiplicative/positive per una Ekumene funzionante nel futuro e per una posizione chiave dell’Italia in esso sono: a) per Israele sarà non facile accettare l’idea di uno Stato palestinese e quindi dovrà essere compensata da un accordo economico con l’Ue, precorso da una forte spinta di Roma e Berlino; b) creazione di un forum permanente G7+ che includa le nazioni aderenti agli Accordi di Abramo; c) inclusione di Giappone e Australia, forse Indonesia, nell’Imec.

Sarebbe fondamentale per la convergenza della finanza abramitica uno spazio dove costruire una chiesa cristiana, una moschea e una sinagoga, idea nata negli Emirati nel 2019.

www.carlopelanda.com

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