Giada, ospite di Storie Italiane, è stata abusata quando era adolescente dal maestro di karate. Una persona di cui si fidava, ma che l’ha annientata. La ragazza ha raccontato la vicenda alla conduttrice Eleonora Daniele in collegamento insieme al suo avvocato. Un incubo durato ben cinque anni. Soltanto a distanza di tempo dalla sua fine è riuscita a denunciare e a fare arrestare il suo aguzzino, che è stato condannato a 9 anni e 4 mesi di carcere in rito abbreviato.
La vittima di abusi ha conosciuto Carmelo Cipriano quando aveva 10 anni e si è iscritta in palestra. Due anni dopo i primi segnali di avvisaglia. “Il maestro aveva un rapporto amicale con tutti, ma soprattutto con me e un altro ragazzino. Aveva una attenzione particolare. Una sera organizzò un pigiama party a casa sua”. I genitori degli allievi, infatti, si fidavano dell’uomo e della moglie. “Ero sdraiata accanto a loro due e lui infilò la mano sotto al mio pigiama. Non capivo cosa fosse, ma mi dava fastidio”. Successivamente le chiese di non raccontare nulla e così fece. L’anno successivo, tuttavia, la situazione peggiorò. La bambina si ruppe una gamba e il trentaquattrenne si offrì di farle fare riabilitazione. “In quei momenti ha iniziato a toccarmi e a provare a farsi toccare, fino ai preliminari. Alla fine del 2009 mi ha obbligata ad avere un rapporto completo”, ha raccontato Giada. Da qui il senso di colpa. “Mi faceva sentire sbagliata se dicevo di no, mi sentivo costretta in tutti i sensi. Piangevo e scappavo, ma lui mi trovava”.
Giada, abusata da maestro di karate: la denuncia
L’incubo di Giada, abusata dal maestro di karate, è giunto alla fine soltanto cinque anni dopo il primo approccio, avvenuto nel 2008. “Ho detto basta nel 2013, a 17 anni. Non ce la facevo più a vivere, mi guardavo allo specchio e mi sentivo in colpa”, ha ammesso a Storie Italiane. Carmelo Cipriano accettò di interrompere i rapporti sessuali, ma a patto che restassero amici. “Negli anni aveva fatto terra bruciata attorno a me ed io non avevo più nessuno. Ho dovuto scegliere tra tenermi dentro quello che era successo e mantenere il giro di amici, continuando a fare sport, oppure dire basta e ritrovarmi sola”. Così non ha rivelato a nessuno quanto subito.
Fino al gennaio 2017, ovvero quattro anni dopo. “Non riuscivo più a tenermelo dentro, mi stava logorando. Continuavo a rivivere quei momenti ogni giorno”, ha ricordato Giada. È per questa ragione che ne ha parlato con i genitori, i quali sono rimasti sconvolti. “Mi sono stati molto vicini e mi hanno convinto ad iniziare un percorso con uno psicoterapeuta”. Infine, la denuncia. “Ero restia perché pensavo che sarebbe andato in galera per colpa mia”. Giustizia, alla fine, è stata però fatta.