Piano Giorgetti per finanziare un fondo di garanzia UE che possa liberare 200 miliardi di investimenti privati e industriali: cosa prevede, quali scenari
LA MOSSA ITALIANA ALL’ECOFIN PER “LIMITARE” IL RIARMO DI VON DER LEYEN
Nel complesso mondo multipolare e nel pieno della crisi geopolitica tra Stati Uniti e Unione Europea, al tavolo dell’Ecofin ieri il Ministro dell’Economia Giorgetti ha lanciato l’”azzardo” in risposta al piano di riarmo presentato da Von der Leyen per ben 800 miliardi di euro. Dopo che già il Governo Meloni aveva provato a delineare come problematica l’improvviso spostamento dell’economia verso il riarmo militare, il titolare del MEF prova a sterzare l’Eurogruppo nella scia di quanto l’ex Presidente BCE Draghi già inseriva nel suo report sulla competitività.
In poche parole, la proposta di Giorgetti è di avviare finanziamenti alla difesa tramite un fondo di garanzia che possa “liberare” energie di privati e industriali, al fine di non far gravare su deficit e bilanci pubblici dei Paesi più a rischio (e l’Italia è ovviamente in prima fila su questo). Uno Stato – in questo caso, un’Unione – che si fa “sussidiaria” per liberare energie dei privati, limitando la spesa pubblica dei Paesi che possono così destinare somme importanti per altri dossier cruciali come il lavoro, la sanità, il taglio delle tasse e i servizi.
Come ha spiegato lo stesso Ministro Giorgetti durante la sessione finale dell’Ecofin, servirebbe un fondo di garanzia da 16-17 miliardi di euro – lanciato dalla UE – e che possa però mobilitare fino a 200 miliardi circa di investimenti industriali aggiuntivi. È di fatto la linea già sperimentata più volte nel recente passato sulle operazioni di InvestEU, e prima ancora «del Fondo europeo per gli investimenti strategici». Secondo il Ministro dell’Economia, in questo modo le risorse nazionali possono poi essere destinate ad altro, convogliando i capitali privati per il rilancio del settore difesa a 360°, dunque non solo sul fronte militare.
LA PROPOSTA GIORGETTI PIACE: NIENTE DEBITO, SI INVESTIMENTI PRIVATI. RESTA LO STALLO SUL PATTO DI STABILITÀ
Sebbene da Bruxelles Von der Leyen e Dombrovskis puntano dritto al piano “ReArm” per incentivare produzione, occupazione e rilancio dell’economia, il piano Giorgetti sugli investimenti privati convince diversi membri presenti all’Ecofin: meno debito, più movimento dell’industria medio-grande, e maggiore corrispondenza da parte degli elettori che sono ben più che perplessi sul drastico mutamento delle posizioni europee in materia di spesa per la difesa.
Come ha più volte ribadito lo stesso Ministro in quota Lega nel summit appena chiuso a Bruxelles, l’Italia – e con essa anche altri Paesi – non può concepire che il finanziamento pur giusto alla difesa «possa essere a scapito della spesa di servizi pubblici e sanità». Il nostro Paese che negli ultimi anni combatte contro la crescita del deficit (giunto ormai poco sotto il 135% del PIL), il piano di riarmo tra debiti, prestiti e spese pubbliche rischia di essere potenzialmente devastante. Anche solo per arrivare alle cifre previste dall’attuale spesa NATO col il 2% del PIL in fondi destinati alla difesa, occorrerebbero altri 30 miliardi di euro “cash” (come spiega “Il Giornale”): serve invece un modello come InvestEU, da qui la proposta di Giorgetti (con il plaudo dell’intera maggioranza di Centrodestra) sul fondo per liberare energie “private”.
Da ultimo, il Ministro dell’Economia ha posto l’attenzione anche sulla clausola di salvaguardia che si attiverebbe per la richiesta di spese extra sul fronte difesa, prevista dal piano Von der Leyen sul riarmo: «portata e durata sono elementi chiave», ammonisce Giorgetti nel tentativo di capire quale possa essere il vero impatto sui conti pubblici di ogni Paese europeo. Questo, assieme al tema politico di capire i bisogni urgenti per la guerra in Ucraina e la strategia sulla sicurezza/protezione a lungo termine dell’Unione Europea.
Sta invece passando inosservato ma un tema chiave affrontato nell’Ecofin di lunedì 10 marzo 2025 manca all’appello per una precisa volontà politica: davanti alla necessità di rilanciare l’economia per la difesa dell’Europa, ogni proposta lanciata (anche dall’Italia) sulle modifiche delle regole fiscali all’interno del Patto di Stabilità è stata cassata dal responsabile dell’Economia UE Dombrovskis. «La Commissione non vuole rivedere le regole chiuse un anno fa» è il laconico commento con cui si spegne per ora il “sogno” di rimettere mano a regole ancora molto rigide che già sono state derogate dal ReArm Europe e dai possibili investimenti di finanza pubblica sulla Difesa.