L’uso della bestemmia si sta diffondendo tra i più giovani. In una società sostanzialmente atea stavolta vengono presi di mira i credenti

La bestemmia sta vivendo ai nostri giorni un’evoluzione, come ogni altra espressione umana. Recenti studi di livello accademico giungono ad affermare che l’uso della bestemmia sta diminuendo con l’aumento della secolarizzazione della società in occidente e dell’abbandono della fede. Questi risultati si scontrano con l’impressione generale e contraria di un suo dilagare, soprattutto tra i giovani adulti, i ragazzi, le ragazze e perfino i bambini, come sa chi insegna in quelle fasce d’età.



I ricercatori e i linguisti distinguono vari tipi di bestemmia, che andrebbero dalla parolaccia, a tema quasi sempre sessuale, all’offesa diretta alla divinità, definita con epiteti ingiuriosi. In Italia è quest’ultima categoria che definiamo comunemente “bestemmia”, e sono certo che molti non sono affatto sicuri che stia regredendo.



Gli stessi studi ci informano inoltre che la bestemmia vera e propria ha una diffusione piuttosto ristretta: prevalentemente Italia, Spagna e Canada francese. Zone quindi di lingua neolatina e religione cattolica. Pare che in inglese e nelle lingue del nord Europa non si bestemmi in questo modo e che il termine si riferisca quasi solo alle parolacce.

Praticamente impossibile trovare bestemmie in altre lingue del mondo, eccetto forse che in arabo, anche se le stesse ricerche non riescono a dimostrarlo: può essere che nei Paesi islamici il controllo sociale e religioso sia tale che farsi scoprire a bestemmiare Allah o Maometto sia rischiosissimo. Il che vorrebbe dire che la bestemmia sarebbe anche una forma di ribellione al potere, un po’ come lo era da noi quando la religione cattolica aveva il controllo morale della società.



Se le cose stanno come ci dicono gli studiosi, i bersagli della bestemmia sono in sostanza Dio (a cui si scagliano prevalentemente epiteti di animali), la Madonna (offesa con gli stessi oltraggi rivolti di solito alle donne per degradare la loro dignità dal punto di vista sessuale; e fa specie il silenzio delle femministe nei confronti delle offese sessiste indirizzate, in fondo, a una di loro. Anzi, una novità in questo campo sarebbe la diffusione della bestemmia tra le donne) e Cristo. L’origine della bestemmia moderna è dunque politica, e a quella eccezione stiamo ritornando, in modo diverso.

Nei secoli scorsi, fin dalle origini, la bestemmia era soprattutto un atto di rivolta contro il potere temporale che faceva tutt’uno con quello morale. L’epoca in cui questo era più evidente, il Medioevo, è un’epoca di santi e bestemmiatori. Dante e Boccaccio, giusto per citare i più grandi, ne danno testimonianza. Poi esiste un modo di bestemmiare simile a uno sfogo di rabbia: una bestemmia desemantizzata, quasi come se non fosse più rivolta a Dio ma volesse essere un semplice sfogo di emozioni irose dettate dagli imprevisti della vita.

Giubileo dei Giovani, la veglia di preghiera con Papa Leone XIV (ANSA 2025, Angelo Carconi)

In questo senso si trovano studi che attestano l’influsso della bestemmia sulla psicologia, facendoci capire come scienza e morale abbiano seri problemi di relazione. Anche in questo caso la letteratura ne dà attestato: bestemmiano i contadini dei romanzi di Federigo Tozzi, o i partigiani di Beppe Fenoglio, per citarne due. Così questo tipo di imprecazione è diventato in molti luoghi quasi un intercalare ormai privo di ogni intenzione di offesa a Dio, come ben sanno gli abitanti del Veneto.

Ma l’evoluzione della bestemmia, in voga tra i giovani, ha preso altre strade. È la bestemmia 2.0. Non uno sfogo, un intercalare o una rivolta verso un dominio politico-religioso che da noi non esiste più. La nuova, nutrita generazione di bestemmiatori offende Dio e la Madonna in modo lucido, cosciente, ostentato. Se ne fa una cultura, uno status symbol.

Esiste una proliferazione di espressioni decisamente violente e oscene; nelle scuole, durante le autogestioni, spuntano gruppi di studio sulla bestemmia; su internet si fondano siti che la commentano e insegnano; numerosi profili social lavorano per la diffusione e l’abitudine alla bestemmia; sui siti pornografici avanza la moda di espressioni blasfeme durante prestazioni oscene; l’intelligenza artificiale si è attrezzata con strumenti generatori di bestemmie per il divertimento indecente di chi le usa.

Il racconto di un episodio personale può chiarire la questione. In vacanza in Gran Bretagna, seduto di fronte a una delle loro splendide cattedrali gotiche, mentre chiacchieravo con chi stava con me, ho notato un ragazzo che armeggiava col cellulare nella panchina adiacente. Mi ha guardato e, capendo che ero italiano, ha bestemmiato, perché non riusciva a procedere col suo dispositivo. Quindici giorni e l’unico incontro con un connazionale è stato questo. Mi ha colpito la lucidità e lo scherno con cui l’ha detta, sorridendo con diabolico sarcasmo. Ho pensato che questa è la nuova frontiera della bestemmia, che vedo ripetuta in tanti incontri soprattutto, ripeto, coi giovani.

In fondo questi consapevoli e violenti denigratori di Dio sono atei, per cui il loro bersaglio è un altro: non tanto Dio, in cui non credono, ma chi crede in Lui, ritenuto un essere inferiore, superstizioso, moralista o che so io. Un inferiore da colpire con l’offesa, offendendo il suo Dio. La bestemmia di oggi non è un atto blasfemo, ma di razzismo. E infatti non si bestemmierebbe mai il Dio degli Ebrei o quello degli Islamici, sia per paura delle conseguenze (chi bestemmia è un vile) sia perché rispettati comunque più dei cattolici.

Di fronte a questo razzismo violento e blasfemo non c’è nulla da fare. Il reato di blasfemia è stato derubricato da anni, e il ritorno di certe leggi sarebbe ancora peggiore per la considerazione sociale verso i cattolici, già rasoterra. Solo Dio può risolvere il dilemma: se non esiste, tutto è permesso, soprattutto la violenza e la sopraffazione, come dice Dostoevskij. Se esiste, deciderà Lui quando se li troverà di fronte.

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