«Mi sembra che ci sia stata da parte dei mercati una sovra-reazione». Così l’ex ministro dell’Economia Giovanni Tria sull’impatto della variante Omicron. Ne ha parlato ieri a SkyTg24 Economia, spiegando che si tratta di un segnale da non sottovalutare. «Questo denota che c’è un grado di incertezza sui mercati e di paure anche nel mezzo dell’euforia per la ripresa, che sembra stia rallentando a livello globale». Dunque, la sovra-reazione dei mercati per la variante Omicron cela incertezze. «Serve un coordinamento internazionale sulle rotte commerciali, bisogna cercare di attutire questi problemi a livello di offerta che rischiano di frenare economia e produzione, mettendo in moto meccanismi nella finanza».
Giovanni Tria, che è anche consigliere del ministero dello Sviluppo economico, ha spiegato che non c’è un problema di fare più spesa, «anche perché non riesce a trovare una risposta efficace dal sistema produttivo, che fa fatica a rispondere». E questo perché si è indebolito «dopo un periodo in cui cresceva liquidità ma non c’era crescita reale». Dunque, c’erano problemi prima della pandemia Covid che con questa sono poi esplosi.
LA POLEMICA SUL CASO REITHERA
Nel corso del suo intervento, Giovanni Tria ha parlato anche della questione vaccini. «Bisogna metterci sopra dei soldi per farli. In oltre un anno di pandemia l’Italia ha fatto uno scostamento di bilancio, quindi debito, per 150 miliardi e non è riuscita a far arrivare 60 milioni a un gruppetto che tentava di fare un vaccino». Il riferimento è al caso Reithera, con i fondi bloccati dalla Corte dei Conti. «L’Europa fa la stessa cosa: americani, britannici, russi e cinesi hanno messo soldi sulla ricerca e hanno fatto i vaccini. Il problema è come far venire a produrre i vaccini che esistono?». Dunque, per l’ex ministro serve «una capacità istituzionale per fare accordi. È anche un problema di sicurezza nazionale, non solo di competitività». A proposito del Pnrr, invece, ha spiegato che è necessario un coinvolgimento di imprese, «che però non si muovono nella logica di risultati e indicatori, ma in base al rendimento». Dunque, c’è un’altra sfida all’orizzonte: «Qui entra in campo la capacità del sistema produttivo di rispondere con quei ritmi che non sono studiati in base alla capacità produttiva, che è minore. C’è un problema di corrispondenza tra obiettivi e capacità».
LE CRITICITÀ SUL PNRR
Giovanni Tria ha citato anche il Superbonus 110%, provvedimento che aveva definito «dadaista», per esporre le criticità legate al Pnrr. «La gran parte dell’edilizia è quasi occupata». L’ex ministro dell’economia ha parlato anche dei fondi per le transizioni, «quindi si chiede una obsolescenza di stock di capitale fisico e privato». Questo vuol dire «rivoluzionare in breve tempo, ma c’è la capacità di fare questo?», si chiede Tria. Inoltre, ha evidenziato che bisogna sostituire una capacità produttiva non verde con una verde, quindi non va aumentata, ma cambiata. «Questo porrà problemi di breve e lungo periodo. Sarà dura per gli squilibri che si possono creare». Poi si è lasciato andare ad un paragone: «Ricordate i problemi creati dall’industrializzazione forzata in Unione Sovietica? Il contesto è diverso, ma concettualmente è questa la situazione». Infine, Giovanni Tria ha evidenziato altre criticità: «Prima della pandemia gli investimenti non si facevano non per mancanza di risorse, ma per incapacità. Questo per la burocrazia? Non solo. Mancavano i progetti esecutivi. Si pensa di fare appalti su progetti di massima con costi incerti? Si rischiano revisioni successive. Queste sono le questioni di attuazione».