Il Giubileo dei Giovani ha visto la partecipazione di un milione di ragazzi, con un richiamo importante del Papa
Sono stati fatti tanti commenti a proposito del recente Giubileo dei Giovani, conclusosi domenica. Numerosi sono gli spunti che ha regalato questo evento, soprattutto nelle due giornate conclusive, in particolare la veglia.
Innanzitutto un milione di giovani a Tor Vergata per una veglia di preghiera è una cosa che non passa certo inosservata, e molti, a Roma come nel mondo, avevano ancora negli occhi l’impressionante Giornata Mondiale della Gioventù avvenuta durante il grande Giubileo del 2000, due milioni di giovani con San Giovanni Paolo II, i suoi giovani, coloro a cui rivolse un ultimo pensiero, pochi anni dopo, nei giorni precedenti alla sua morte, come a suggellare una paternità evidente a tutti, lunga quasi 27 anni: “Vi ho cercato, adesso siete venuti da me e per questo vi ringrazio”.
Venticinque anni dopo altri giovani hanno calcato la stessa terra, mendicanti di parole autentiche, in attesa di incontrare il Papa, di ascoltare le sue parole, di vivere la sua compagnia. Altri giovani, ma con lo stesso desiderio nel cuore.
La prima impressione è proprio dovuta a questa folla radunatasi attorno al Santo Padre: durante il suo arrivo alla veglia, seguito dal giro in papamobile, si è assistito da ogni parte a giovani che correvano per vederlo dal vivo. Ecco allora già un primo insegnamento, antico eppure sempre nuovo: Ubi Petrus ibi Ecclesia; nulla mors sed vita aeterna. Quei giovani correvano per il Papa, per quello che egli è qui sulla terra. Segno d’unità, successore di Pietro, vicario di Cristo.
In quel momento è stato palese come il Santo Padre non fosse altro che segno di una realtà molto più grande di lui, che tuttavia trova in lui il segno d’unità visibile che rimanda al vero segno d’unità, cioè Cristo stesso.
Una realtà, la Chiesa, che il Pontefice ha richiamato più volte, sia durante la veglia che salutando i giovani prima della Messa, indicandola come via attraverso la quale è possibile sperimentare l’incontro vero con Lui: “Incontriamo veramente Cristo nella Chiesa, cioè nella comunione di coloro che il Signore stesso riunisce attorno a sé per farsi incontro, lungo la storia, ad ogni uomo che sinceramente lo cerca”, un incontro che non può che rilanciare l’impegno missionario, per andare incontro a tutti.
Le uniche parole pronunciate da Leone XIV durante la veglia di sabato sera sono state in risposta alle domande fatte da tre giovani, poi l’attenzione è stata completamente spostata sull’adorazione eucaristica. In quel momento a Tor Vergata è sceso un silenzio ricco di preghiera, di sguardi, di lacrime e di adorazione.
Durante l’adorazione è stato commovente vedere il Pontefice davanti al Santissimo, inginocchiato in preghiera. Un’immagine semplice, quasi naturale, eppure, proprio nella sua semplicità, estremamente potente. Una figura orante che ha richiamato la sua prima omelia da Sommo Pontefice nella Messa pro ecclesia celebrata con i cardinali: “Sparire perché rimanga Cristo, farsi piccolo perché Lui sia conosciuto e glorificato (cfr Gv 3,30)”.
Chissà allora, mentre tutto è sparito per lasciare posto all’Eucaristia, cos’è accaduto nel cuore di quel milione di giovani. Chissà quali erano le loro preghiere, i loro desideri, le loro domande. E chissà cosa ne ha fatto Cristo, e cosa ne farà, del loro cuore e della loro fede.
Ecco allora la speranza, che non risiede nel numero elevato della partecipazione, né nella riuscita della macchina organizzativa. La speranza è il cuore aperto di un uomo e di una donna, di un ragazzo e di una ragazza, a Cristo che chiama.
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