Giuseppe Perrone: chi è l'uomo condannato per il tentato femminicidio della ex collega Barbara Bartolotti, subito libero con indulto...

Giuseppe Perrone è il responsabile del tentato femminicidio della sua ex collega Barbara Bartolotti avvenuto a Carini, Palermo, il 20 dicembre 2003. Reo confesso, grazie a sconti di pena e poi all’indulto è stato subito libero dopo una condanna iniziale a 21 anni di carcere poi ridotta a 4 ai domiciliari mai effettivamente scontati.



Una beffa, per la vittima costretta a convivere con la sofferenza e cicatrici permanenti, che si somma a quella relativa all’evoluzione della sua vita dopo la sentenza, come la stessa Barbara Bartolotti ha sottolineato in diverse interviste: oggi Giuseppe Perrone lavora in banca mentre lei è disoccupata.

Giuseppe Perrone, la trappola alla ex collega Barbara Bartolotti e il tentato femminicidio

Secondo quanto ricostruito a processo, come raccontato dalla stessa Barbara Bartolotti ai microfoni di Oggi è un altro giorno, Giuseppe Perrone, all’epoca incensurato e collega della donna in una impresa edile, non avrebbe mai manifestato condotte persecutorie nei confronti della vittima prima di compiere il tentato femminicidio. Di buona famiglia e senza apparenti interessi verso la donna, l’avrebbe chiamata per un incontro con la scusa di doverle parlare, e a quel punto l’avrebbe aggredita brutalmente causando la morte del terzo figlio che aveva in grembo.



Barbara Bartolotti è stata colpita a martellate, poi a coltellate e infine Giuseppe Perrone le ha dato fuoco dopo averla cosparsa di benzina. “Mi sono finta morta per salvarmi – è il drammatico ricordo della donna -, mi sono lasciata bruciare e poi ho spento le fiamme quando è andato via convinto di avermi uccisa“. Sposata e madre di altri due figli, Barbara Bartolotti sarebbe riuscita a scappare e chiedere aiuto, indicando subito il nome del suo carnefice. Risvegliatasi dopo 10 giorni di coma, ha ripercorso l’accaduto e ha toccato con mano il senso di una giustizia negata: “Con l’indulto non ha fatto nemmeno i domiciliari, io sono una miracolata ma convivrò con le cicatrici per sempre“.