Dal Green Deal al GDPR, passando per le regole sulla salute dei consumatori: le ragioni (reali) dietro alla scelta di Trump di imporre dazi all'UE

In queste concitate giornate che sono intercorse dall’annuncio di Donald Trump dei dazi che d’ora in poi (a partire da mercoledì 9 aprile) buona parte degli stati del mondo dovrà pagare per esportare negli usa, il Sole 24 Ore ha analizzato le ragioni dietro a quel 20% per l’UE che vertono attorno al Green Deal, alle differenze normative che intercorrono tra i 27 stati membri, alle regole per la tutela della salute pubblica e – quasi naturalmente – a quelle sulle privacy contenute nel GDPR: a dirlo – rileva sempre il Sole 24 Ore – è il report sulle barriere commerciali stilato dall’amministrazione Trump che mette in fila tutte quelle pratiche che secondo il tycoon sono lesive degli interessi commerciali statunitensi.



Ovviamente ancora prima di tutti quei punti ai quali abbiamo appena accennato – e sui quali ovviamente torneremo – dietro ai dazi di Trump si nascondono (quasi ovviamente) le effettive tasse sul commercio che l’Unione Europea impone a qualsiasi paese del mondo: al di là dell’IVA – più volte citata dal tycoon, ma che nell’effettivo finisce per colpire solamente il cittadino con il produttore che può richiederne la compensazione – esistono altre specifiche tasse doganali che interessano i prodotti agricoli, quelli cimici, i cosmetici e – tra gli altri – i prodotti animali di ogni tipo.



Perché Trump ha imposto i dazi all’UE: tutte le critiche tra Green Deal, GDPR e salute dei consumatori

Nel documento visionato dal Sole 24 Ore, oltre alle effettive tasse l’amministrazione Trump ha anche elencato praticamente la maggior parte delle politiche bandiera dell’Unione: buona parte del report si concentra attorno al Green Deal e alle sue varie declinazioni citando il regolamento sul packaging, quello sulla deforestazione e quelli su pesticidi e fertilizzanti nell’agrifood; tutti – nota il documento – applicati in modo incoerente dai vari paesi europei senza una reale coordinazione doganale che renda chiare e precise le regole per le importatori.



Oltre al Green Deal, poi, il documento entra nel merito dei regolamenti sulla salute dei consumatori, criticando il divieto alla vendita di prodotti OGM – considerati dagli USA perfettamente sicuri in virtù di “decenni di dati ed esperienze” dirette – e di carni contenenti “ormoni, beta-antagonisti e promotori della crescita”; mentre l’ultimo grande capitolo è dedicato al già citato GDPR che mira a tutelare la privacy online dei cittadini europei e all’Ai Act che dovrebbe entrare in vigore nel 2027 limitando il perimetro di usi dell’Intelligenza artificiale.