“Green Pass Ue o italiano? Prevale il primo”/ Mirabelli (ex Consulta): “Allineateli!”
Green Pass, tra quello europeo e quello nazionale quale prende il sopravvento in caso di contrasto? Il punto di vista di Cesare Mirabelli

Green Pass: se messi a confronto, prevale quello europeo o quello italiano? Un quesito che viene sollevato dall’agenzia stampa Adnkronos e sottoposto a Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte costituzionale. Infatti, dal 1° febbraio il Green Pass italiano durerà sei mesi dall’ultima vaccinazione o booster e, a decorrere dalla stessa data, il certificato verde europeo varrà nove mesi per quanto riguarda il primo ciclo di vaccinazione, mentre per quanto riguarda il booster non è previsto al momento un termine.
“Questo è un disallineamento che da un punto di vista formale crea problemi pratici e rischia di ledere l’economia del Paese, oltre ad aprire ad una vasta serie di contenziosi con il cittadino – ha spiegato Mirabelli –. Se ciò dovesse verificarsi prevale il diritto comunitario. Nella sostanza, questa discrepanza non è un arbitrio. La differenza fra le due discipline deriva dalla mobilità dei dati scientifici ed epidemiologici, anche in successione ravvicinata. I problemi che emergono provengono dalla disciplina frammentata dei divieti, pertanto sarebbe opportuno un allineamento basato su un migliore coordinamento ed una approfondita valutazione dei dati di carattere scientifico”.
GREEN PASS, MIRABELLI: “IL DISALLINEAMENTO ITALIANO CON L’EUROPA NON È OPPORTUNO”
Nel prosieguo del suo intervento sulle colonne di Adnkronos, Cesare Mirabelli ha aggiunto che, da un punto di vista formale, le due discipline individuano aspetti diversi: il regolamento Ue, la circolazione in Europa; il decreto del 24 dicembre, ciò che avviene all’interno dello Stato.
Ciò quindi sta a significare che un cittadino del Vecchio Continente può arrivare in Italia con un Green Pass di sette mesi, ma non può recarsi al ristorante o in albergo? “C’è il distributore automatico – ha scherzato il presidente emerito –. Se vi fosse un contrasto, la situazione è la disapplicazione del diritto nazionale e l’applicazione diretta del diritto comunitario. Questo contrasto sembrerebbe non esserci se si considera la disciplina comunitaria riguardante esclusivamente l’aspetto relativo alla circolazione e al viaggio, cioè al passaggio delle persone da uno stato all’altro come si indica nel ‘considerando’ numero 10. Ma nel ‘considerando’ numero 9 si sottolinea l’esigenza di uniformità delle discipline. Dunque, il disallineamento dell’Italia con l’Europa è altamente inopportuno”.
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