Dopo una telefonata, Trump e Netanyahu sembrano aver trovato una soluzione per la guerra a Gaza: cosa prevederebbe il piano
La delicata situazione tra Iran e Israele – risolta dopo un attacco da parte degli USA che avrebbe, almeno apparentemente, aperto le porte a una tregua, sembra aver segnato una svolta che nella guerra a Gaza scoppiata il 7 ottobre del 2023 dopo una serie di attacchi condotti da Hamas sul territorio israeliano che hanno causato la durissima reazione di Tel Aviv: attualmente il conflitto sembra essere in un vero e proprio stallo fatto di sporadici attacchi, pressioni costanti e morti in larghissima parte civili.
In questi (quasi) tre anni di conflitto a Gaza, i tentativi di mediare una pace sono stati parecchi, quasi sempre incentrati attorno alla risoluzione dell’annoso problema degli ostaggi ancora oggi detenuti dai terroristi palestinesi; mentre di fatto – com’è abbastanza evidente – una soluzione non si è mai trovata, sia per l’indisponibilità a fare concessioni dalla parte israeliana, sia per il rifiuto categorico da parte di Hamas di cedere il controllo dell’enclave palestinese a Gaza.
A poco, in tal senso, sono servite le minacce da parte di Trump di abbandonare completamente i colloqui sulla guerra a Gaza, oppure la promessa di cacciare tutti i palestinesi dalla Striscia per creare una sorta di villaggio turistico per clienti ricchissimi; mentre la svolta – dicevamo già poche righe fa – sarebbe arrivata proprio dopo la rinnovata amicizia tra Netanyahu e Trump per l’aiuto fornito dal presidente statunitense sul suolo di Teheran.
Cosa prevede il (presunto) accordo tra Trump e Netanyahu sulla guerra a Gaza: Striscia governata dall’ANP e Hamas esiliato
A rivelare della possibile svolta nei colloqui sulla guerra a Gaza è stato il sito israeliano Israel Hayom che avrebbe avuto modo di parlarne con “una fonte a conoscenza della conversazione”: in queste ore, infatti, secondo il sito che sarebbe stata una “euforica” conversazione telefonica tra il presidente statunitense e l’omologo israeliano alla quale hanno partecipato anche il Segretario di Stato USA Marco Rubio e il Ministro per gli Affari strategici di Tel Aviv Ron Dermer; fermo restando che nessuna delle parti ha confermato ufficialmente la voce.
La telefonata, secondo Israel Hayom, si sarebbe incentrata sulla guerra a Gaza e avrebbe tracciato una sorta di programma per il futuro dell’enclave palestinese: l’idea sarebbe quella di esiliare la leadership di Hamas all’estero con la contestuale liberazione degli ostaggi, per poi instaurare a Gaza un governo arabo formato da quattro attori (il sito cita solamente Egitto ed Emirati Arabi), concedendo al contempo ai palestinesi che lo desiderano la possibilità di trasferirsi in un paese vicino; con la fine della guerra prevista entro due settimane.
Al contempo, Israele avvierebbe un dialogo con Siria e Arabia Saudita per estendere anche a loro gli Accordi di Abramo (che regolano la diplomazia in Medio Oriente tra stati arabi e stato ebraico); mentre l’ultimo passo sarebbe quello di dare attuazione alla soluzione dei Due Stati – fino a oggi sempre duramente rigettata da Tel Aviv – con la guida della Palestina affidata all’ANP (ovvero l’Autorità Nazionale Palestinese) dopo un lungo percorso di rinnovamento interno.