La guerra in Ucraina commentata dal ministro russo Aleksej Cepa: il conflitto si può risolvere, ma solo se l'UE inizia ad ascoltare Mosca
In una rara intervista con un media occidentale – ovvero il Corriere della Sera – vicepresidente della Commissione Esteri del Parlamento russo (putiniano convinto) Aleksej Cepa ha riflettuto sulle cause della guerra in Ucraina, sull’attuale percorso infruttuoso verso la pace e – soprattutto – del futuro di un mondo che rischia di procedere verso il suo stesso collasso a causa di una rivalità (quella tra occidente e oriente) che può essere sventata – sempre secondo Cepa – attraverso il dialogo.
Partendo dalle cause della guerra in Ucraina, Cepa ha messo in chiaro fin da subito al Corriere che la posizione di Putin è la stessa dal 2007, mai veramente “ascoltata” dall’occidente e sfociata in un’evidente “rabbia crescente”: dietro al conflitto – ed è la versione ufficiale del Cremlino -, infatti, ci sono gli interessi di alcuni “Paesi europei che mirano a un annientamento dell’economia” russa; oltre all’ormai noto “avanzamento verso Est” del blocco NATO che ha costretto Mosca a rispondere “in modo analogo”.
Proprio per questa ragione – spiega ancora Cepa – l’ultima bozza dell’accordo sulla pace in Ucraina è del tutto irricevibile perché presuppone “l’ingresso [di Kiev] nella NATO” che rischierebbe di aggravare ulteriormente le ostilità: ciò che serve, insomma, è un “compromesso” che sia veramente tale e che parta da una “decisione comune” tra Russia e Ucraina, che includa anche una reale “soluzione complessiva” dei problemi di entrambe le parti.
Cepa: “La tensione permanente non serve a nessuno, dobbiamo tornare a parlarci e ad ascoltarci”
L’importante per Cepa – e, di conseguenza, per il Cremlino – è che in Europa si capisca che “una continuazione della guerra in Ucraina non serve” a nessuno e che si smetta di insistere sulla “scemenza incredibile” della minaccia nucleare perché – precisa a chiare lettere – nessuno intende sfoderare l’arsenale nucleare; questo unitamente al fatto che finché si dispiegheranno i “missili sulla frontiera con la Russia”, questa sarà costretta a “dislocarne una quantità uguale”.

D’altra parte, Cepa ci tiene a concludere con la riflessione che una vittoria russa sul campo di battaglia dell’Ucraina, “non [servirebbe] a nessuno”, così come inutili sono le “tensioni permanenti”: il succo è che “più si va avanti di questo passo” tra un conflitto eterno e una crescente corsa agli armamenti, “peggio sarà”; mentre ben più proficuo sarebbe “tornare a parlarci” e ad ascoltare “le ragioni di ognuno”.
