GUERRA NATO-RUSSIA/ Bakhmut nuova Azovstal: se cade si va a un compromesso?

- int. Giuseppe Morabito

I russi continuano a guadagnare terreno e Zelensky pensa a cosa fare dopo. Intanto, negli Usa sembra che Biden intenda arrivare alle elezioni a conflitto finito

guerra aereo mig29 ucraina 1 lapresse1280 640x300 Un Mig-29 (LaPresse)

Molta parte di Bakhmut è in mano ai russi e se dovesse cadere definitivamente, per il valore simbolico che è stato dato alla cittadina finora dagli ucraini, potrebbe rivelarsi un duro colpo. Tanto che lo stesso Zelensky ipotizza, nel caso di una sconfitta su questo fronte, una spinta internazionale e interna a scendere a compromessi con la Russia. Intanto però si combatte e il presidente ucraino attende la visita di Xi Jinping, l’unico che finora ha proposto un piano di pace, e che lo stesso Zelensky sembra non disdegnare come interlocutore. Gli americani intanto continuano a sostenere Kiev, ma per Biden potrebbe essere meglio affrontare le prossime presidenziali americane a guerra conclusa.

“In questo momento i russi stanno avanzando e hanno il vantaggio del terreno” dice Giuseppe Morabito, generale con al suo attivo diverse missioni all’estero, membro fondatore dell’Igsda e del Collegio dei direttori della Nato Defense College Foundation. Questa è la verità sul campo. La pace, intanto, resta una chimera.

Generale, Zelensky dice che, come contraccolpo di una eventuale sconfitta a Bakhmut, potrebbe essere spinto a scendere a compromessi. Sta cambiando qualcosa?

Zelensky si è convinto che un’eventuale sconfitta a Bakhmut sarebbe simile a quella riportata dopo l’assedio dell’acciaieria di Azovstal. Per lui è importante resistere, perché se cede dovrà comunque spostarsi in un’altra posizione in cui resistere: a mio avviso, i suoi generali l’hanno già definita.

Perché gli ucraini intendono tenerla fino all’ultimo?

Dopo quello che è successo a Mariupol, Bakhmut era un’altra città che non volevano perdere, tanto è vero che in questi giorni lo stesso presidente si è complimentato con le sue forze schierate nell’area, con chi sta combattendo, anche se ormai parrebbe che i russi l’abbiano circondata quasi completamente. La situazione è veramente critica.

La controffensiva di cui gli ucraini stanno parlando da settimane allora è solo propaganda?

L’analisi di quello che sta succedendo sul terreno dice che i russi in questo momento stanno guadagnando in tutte le aree. Bakhmut per gli ucraini è in una posizione strategica, ho timore che perderla per loro sia un colpo pesante dal punto di vista del morale.

Temono che i russi sfondino e riescano poi a occupare altri territori e che a quel punto sia meglio cristallizzare la situazione e trattare?

Questo non si può dire, perché tutte le dichiarazioni vanno in senso contrario: gli ucraini vogliono una pace giusta, la restituzione dei territori. Il problema è che perdere Bakhmut significherebbe un contraccolpo psicologico notevole. Zelensky ci ha messo la faccia, parrebbe che i suoi generali lo avessero consigliato in altro modo.

In questi giorni, comunque, il presidente ucraino ha detto che è disposto a incontrare Xi Jinping. Quello cinese nei fatti, con tutti i distinguo del caso, è l’unico piano di pace elaborato finora.

La Cina popolare è uno dei cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu, è nella logica che debbano cercare la pace. Non è l’unica possibilità, ma è da seguire. Bisogna vedere se i contatti diplomatici tra Cina e Ucraina andranno a buon fine. Se Xi andasse a Kiev bisognerà valutare se si potrà andare nella direzione voluta dall’Ucraina, cioè la restituzione dei territori persi. Poi bisogna vedere come gli americani reagiranno a questa eventuale proposta di mediazione.

Ecco, appunto, gli americani: secondo qualcuno Biden vorrebbe arrivare alle prossime elezioni presidenziali, nel 2024, a guerra già conclusa.

Non è da escludere. Andare alle elezioni con la guerra ancora in corso non sarebbe un buon punto di partenza. Probabile che voglia presentarsi come il presidente che, con una linea intransigente, ha portato la pace giusta.

Anche perché Trump dice che in caso di elezione farebbe finire la guerra in 24 ore.

Questo è da vedere, non c’è la prova contraria. Sono solo dichiarazioni.

Gli americani intanto sembrano aver rinunciato al programma di armi ipersoniche della Lockheed, forse in questi mesi hanno speso troppo per sostenere l’Ucraina?

Bisogna vedere che cosa è “troppo” per gli americani. Sono ipotesi. I fatti non lo dicono, anzi continuano a sostenere in modo importante Kiev.

L’Ucraina ha chiesto alle compagnie energetiche globali di usare i profitti realizzati in questo periodo di guerra per aiutarli a ripristinare il settore energetico.

Ci sono state delle speculazioni sul gas, da qui a definire quanto abbiano guadagnato le aziende e quanto debba andare all’Ucraina ce ne corre. Penso che i governi non lo accetteranno. Difficile pensare che possano costringere le compagnie energetiche a dare soldi all’Ucraina.

Se cercano aiuto in questo modo è perché sono in gravi difficoltà?

Gli ucraini sono costretti dai fatti a cercare in tutti i modi un aiuto economico data la situazione, ogni opportunità cercano di sfruttarla a loro favore, cercano di avere degli introiti perché la loro economia è veramente in crisi.

Ma quali sono le prospettive, adesso, sul campo di battaglia: come sono messe le forze sul fronte?

I russi avanzano, poi bisognerà vedere: non conosciamo la residua capacità operativa russa, non sappiamo quanto saranno capaci nei prossimi mesi di alimentare la loro azione.

Intende dire che gli ucraini sono stremati ma anche i russi potrebbero non essere messi bene?

Potrebbero, ma non lo sappiamo: ci mancano gli elementi per dirlo e comunque hanno una riserva di uomini che gli ucraini non hanno. I pochi carri armati e le armi promesse non è che possono cambiare il verso della guerra.

Gli ucraini si sono lamentati anche dei Mig che sono stati forniti loro.

Quando si è dissolta l’Unione Sovietica i Mig sono rimasti ai Paesi che facevano parte del Patto di Varsavia. Sono rimasti quelli. Una volta entrati nella Nato, questi Paesi non hanno più potuto usufruire degli aggiornamenti tecnologici russi, perché da Mosca non li rifornivano più. I Mig arrivati oggi agli ucraini sono quindi aerei di questo tipo.

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