La stretta di mano tra il vicepremier Salvini e l’ambasciatore russo all’ambasciata cinese ha creato un caso. Che consacra il conformismo dei media
Le regole del gioco politico sono scontate: l’opposizione deve criticare e parlar male sempre del governo che a sua volta replica di conseguenza. Quando però si superano certi limiti si cade nella sciocchezza, nell’imbarazzo e a volte anche nel grottesco. È il caso della già famigerata stretta di mano di Matteo Salvini all’ambasciatore della Federazione Russa a Roma, Alexey Paramonov, in occasione del ricevimento all’ ambasciata cinese per il 76esimo anniversario di fondazione della Repubblica Popolare.
Invitati – insieme ad uno stuolo di ambasciatori, diplomatici, parlamentari e “uomini di panza” in rapporto con la Cina – anche il vice-premier Salvini e Paramonov, che non si sono abbracciati o baciati in bocca, ma semplicemente stretti la mano, come – mi sembra – sia normale educazione.
Apriti cielo: si è aperta la rincorsa allo stracciamento delle vesti – “Cosa ne dice la Meloni? Questo gesto ambiguo abbassa la credibilità del nostro Paese” afferma angosciato Boccia (Pd), mentre Riccardo Magi (+Europa) rincara: “Salvini tifa apertamente per Putin che ha dichiarato di fatto guerra all’Unione Europea”, mentre Davide Faraone (Italia Viva): “Salvini abbraccia l’ambasciatore russo mentre i nostri militari sono impegnati a respingere i droni russi in Polonia”.
Calma e gesso, visto che non siamo (per ora?) in guerra con la Russia, anzi, abbiamo ancora normali rapporti diplomatici e l’accesso in Russia è libero per tutti (e viceversa, salvo una lista di nomi “non grati”).
Tra l’altro, a proposito dei famosi droni, proprio oggi è saltato fuori sulla stampa polacca che forse non sono stati i droni russi (peraltro disarmati) ma un missile polacco difettoso a distruggere il tetto del fienile più famoso del mondo il 10 settembre scorso. Un ipotesi seria, che ha portato il presidente polacco Karol Nawrocki a chiedere l’apertura di un’inchiesta.
Ma torniamo alla stretta di mano di Salvini. Esistono delle regole consolidate in campo diplomatico e Salvini ha fatto benissimo a salutare in modo corretto l’ambasciatore, anche perché l’Italia (“che ripudia la guerra”, come sommessamente dice ancora la Costituzione) non ha nessun interesse a non tenere aperti i canali diplomatici con la Russia, anzi. Il che non vuol dire approvare la politica di Putin.
Se lo stesso Crosetto avverte che “Non siamo pronti per la guerra”, forse l’Italia, la NATO e la UE dovrebbero chiedersi se non stiano a loro volta contribuendo ad aumentare la tensione, visto che la risposta alla presunta incursione russa in Polonia è stata nientemeno che l’operazione “Sentinella dell’Est”, ovvero un preavviso di spesa per 121 miliardi di euro (quattro volte la legge di bilancio italiana), la mobilitazione di 40mila (quarantamila) soldati polacchi e la chiusura della frontiera con la Bielorussia.

Oltretutto, la stretta di mano è giustamente avvenuta nel “campo neutro” dell’ambasciata cinese. Vi immaginate le conseguenze se Salvini avesse ingiuriato l’ambasciatore o non lo avesse salutato, come d’altronde hanno fatto tutti i diplomatici presenti, compresi quelli della UE? Questa situazione è il segno che, piano piano, ci stiamo avvitando in una spirale assurda, dalla quale rischiamo tutti di uscire stritolati. La cosa peggiore è smarrire la volontà di dialogo, che invece dovrebbe essere il primo obiettivo di tutti.
Salutarsi in modo cortese è l’ABC della diplomazia, merce evidentemente sconosciuta dalla parti di Boccia, Maggi o Faraone, che forse dovrebbero prendere atto di un indirizzo di fondo della diplomazia vaticana, mai venuto meno: dialogo con tutti. A 360 gradi. Senza per questo condividere la politica dell’interlocutore o dell’ospite.
È incredibile come si stia perdendo il senso della realtà, delle proporzioni, della logica. Ci rendiamo conto che entrare in guerra contro la Russia sarebbe un suicidio per l’Europa e che le notizie che filtrano dall’Ucraina sono troppo spesso assurde e insostenibili, eppure vendute per vere? Per il Corriere della Sera Putin avrebbe portato in prima linea perfino delle donne galeotte pur di rimpinguare le truppe.
Ma se la Russia fosse così allo sbando, come potrebbe pensare di conquistare mezza Europa, come si ostina a dire Bruxelles? Oppure è solo una delle tante bufale, come quella che i russi erano ridotti a smontare frigoriferi e lavatrici per recuperare microchips per le armi? Oggi sembra ridicolo, ma sono le dichiarazioni della presidente von der Leyen all’europarlamento il 14 settembre 2022 (andate a risentirle!) per sottolineare l’efficacia delle sanzioni.
Ragioniamo, e teniamo invece aperti tutti i possibili canali di dialogo che passano anche attraverso una stretta di mano, se c’è ancora un minimo di buonsenso.
È un tema che sfiora lo stesso presidente Sergio Mattarella. Avete presente il portavoce di Putin, quello con i baffetti e il viso da furbo, sempre rubicondo e con la zazzera bianca? Si chiama Dmitrij Peskov e il 10 aprile 2017 – c’erano già la Crimea occupata, le sanzioni UE alla Russia, la guerriglia nel Donbass – venne personalmente insignito al Cremlino dal nostro presidente della croce e del titolo di commendatore al merito della Repubblica italiana. Lo è tuttora, insieme ad una trentina di alti burocrati e gerarchi russi, dopo tre anni e mezzo di guerra, nonostante sia additato quotidianamente come “minaccioso provocatore”.
Togliamo le onorificenze, rifiutiamole strette di mano formali, tagliamo ogni filo di collegamento o cerchiamo invece di riannodare la tela, di discutere, di capire che la guerra è un disastro per tutti? A Boccia & compagni l’ardua sentenza.
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