Il terrore non scorre solo via terra, mare e aria, ma anche online. Nella campagna militare di Hamas un elemento chiave è rappresentato dalla propaganda del terrore. Video e immagini di rapimenti e omicidi di civili e soldati hanno invaso i social media durante il terribile attacco in Israele. Una scelta precisa dei terroristi palestinesi. Graham Brookie, direttore del Digital Forensic Research Lab dell’Atlantic Council, a Usa Today evidenzia come Hamas abbia trasmesso in streaming dalla zona di guerra «in tempo quasi reale rispetto ai conflitti passati», precisando che la propaganda online «era una parte essenziale della pianificazione generale del loro attacco a Israele» per sfruttare l’iperconnessione di Israele con il suo diffuso uso di smartphone e social media. I veterani del team di Brookie, che hanno esaminato la propaganda di Hamas, sono stati colpiti dalla ferocia e dal quantità dei filmati, mai visti prima.
Gli effetti potrebbero diventare più gravi se Hamas dovesse mettere in pratica la minaccia di trasmettere le esecuzioni degli ostaggi, minaccia che è stata per ora ritirata da alcuni ufficiali di Hamas. «La diffusione della propaganda via social è una tattica a basso costo e altamente efficace che viene sempre più usata dai gruppi terroristici», conferma Colin P. Clarke, direttore di ricerca presso il Soufan Group, una società di consulenza per l’intelligence e la sicurezza globale, a Usa Today. La strategia è tratta dai libri di testo dello Stato Islamico e di Al-Qaeda, che gli esperti considerano i pionieri di questa forma virale di guerra psicologica, diffondendo decapitazioni e altri filmati grafici.
“PROPAGANDA HAMAS RIENTRA NELLA GUERRA ASIMMETRICA”
«Questa è la natura della guerra asimmetrica: devi utilizzare strumenti che ti facciano sembrare più grande e più potente di quello che sei. Per Hamas non costa nulla filmare qualcosa e mandarlo in giro, e ora tutti pensano che si stiano insinuando dietro ogni angolo», spiega Colin P. Clarke. Si parte spesso da Telegram, che ha una lunga storia di utilizzo da parte dei terroristi, come l’Isis. La piattaforma, che per questo viene etichettata dagli esperti di estremismo come “Terrogram“, negli ultimi anni è sempre più utilizzata dagli estremisti. «Non appena qualcosa viene pubblicato su Telegram, assistiamo a questo flusso incrociato di contenuti verso le piattaforme tradizionali», dichiara Graham Brookie.
X, ex Twitter, che sotto la guida del nuovo proprietario Elon Musk ha smantellato i suoi team di fiducia e sicurezza, non era preparata all’ondata di propaganda terroristica che si è poi diffusa su altre piattaforme di social media e app di messaggistica come WhatsApp. Non a caso il Regno Unito ha convocato i dirigenti dei social mercoledì per chiedere alle piattaforme di rimuovere i contenuti violenti degli attacchi di Hamas contro Israele.
“X MONETIZZA PROPAGANDA DI HAMAS”
Un rapporto del Tech Transparency Project ha scoperto che X consente anche di monetizzare la propaganda e la disinformazione. Stando a quanto riportato da Usa Today, ci sono diversi account di abbonati premium – che pagano una quota di 8 dollari al mese alla piattaforma – che condividono la propaganda di Hamas, comprese immagini violente e grafiche degli attacchi contro Israele. Inoltre, in alcuni casi X ha inserito annunci pubblicitari nei commenti sotto i post dei video. «L’azienda ha monetizzato la diffusione della propaganda di Hamas nonostante le chiare violazioni della politica di X. X deve applicare in modo efficace le regole che ha in vigore, dato che il conflitto continua», afferma il direttore del TTP, Katie A Paul. Facebook, YouTube e TikTok hanno dichiarato di aver investito risorse per moderare i contenuti della guerra tra Israele e Hamas.