Il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo ha fatto sapere che, rispetto alle notizie uscite su una nuova “tassa sui telefonini nei prossimi giorni”, non è prevista nessuna imposta su smartphone e tablet e le ipotetiche tariffe pubblicate in merito agli aumenti di costo “sono infondate”. Lo si legge sul sito internet di Palazzo Chigi. La norma a cui si fa riferimento, prosegue il comunicato, “è quella relativa all’equo compenso per i produttori di contenuti, regolata attraverso decreto ministeriale, in attuazione di una norma vincolante europea che impone rinnovi triennali”. Il precedente decreto del 2009 “è già scaduto e il Ministro Massimo Bray sta lavorando a una soluzione condivisa, nel rispetto e nella difesa del valore del diritto d’autore, ascoltando tutte le categorie interessate per raggiungere una decisione equilibrata nell’interesse degli autori, dei produttori di smartphone e tablet e, soprattutto, dei cittadini fruitori degli stessi”.
Ecco la nuova tassa per l’hitech: rincari in vista su smartphone, tablet, computer, chiavette usb, hard disk e decoder. L’imposta, voluta dalla SIAE – per “rideterminazione dei compensi per copia privata” – va da un minimo di 5,20 euro per smartphone e tablet a un massimo di 40 euro per i decoder con memoria interna a partire da 400 GB. Per di più, l’aliquota Iva è fissata al 22%. Bisogna comunque ricordare come la tassa non sia nuova, bensì come sia stata sensibilmente aumentata. Per gli smartphone paghiamo già 90 centesimi di sovrapprezzo (mentre i tablet sono ancora esenti) come stabilito dal decreto del 30 dicembre 2009. Come detto, l’imposta è voluta dalla Società italiana autori editori “in cambio della possibilità di effettuare una copia personale di registrazioni, tutelate dal diritto d’autore”. Gli incassi vanno così a compensare i mancatori introiti per i diritti. Maurizio Iorio, presidente Andec Confcommercio (associazione che raggruppa i maggiori prodotti hitech), non digerisce i rincari: “Fino a oggi gli importi erano ragionevoli, ma con il nuovo adattamento tariffario in molti casi risultano più che quintuplicati”.