Si è chiusa l’asta per l’assegnazione delle frequenze per i servizi 5G e lo stato intasca 6.5 miliardi di euro. Per l’esattezza nelle casse dell’erario finiscono 6 miliardi, 550 milioni, 422mila e 258 euro, soldi che superano in maniera importante le ben più rosee previsioni della legge di bilancio 2018, che infatti ipotizzava entrate pari a 2.5 miliardi di euro. Alla luce di questi risultati, si scopre che le frequenze 5G in Italia vengono vendute meglio che nel Regno Unito o in Corea, dato senza dubbio significativo, visto che conferma quanto la tecnologia mobile sia di primaria importanza nel nostro paese. Tim e Vodafone, le due principali compagnie telefoniche, si sono assicurati blocchi di frequenze da 80 megahertz, al costo rispettivamente di un miliardo e 694 milioni, e di un miliardo e 685 milioni.
IL BLOCCO DI FREQUENZE DA 2.7 GB
Anche gli altri operatori, Iliad e Wind Tre si sono assicurate le frequenza nella banda 3.6-3.8, ma per soli 20 megahertz, un quarto rispetto a quello degli altri due colossi telefonici di cui sopra. In totale, dopo 14 giorni di rilanci, Iliad, Fastweb, Tim, Vodafone, WindTre, si sono aggiudicati altresì un blocco di frequenze da 2.7 gigabyte, a costi però più contenuti rispetto a quelli di cui sopra, ma comunque importanti per velocizzare la connessione web. Grazie a questa frequenza, infatti, si riuscirà ad eliminare i vecchi cavi in rame che collegano le abitazioni alle “colonnine”, tramite una connessione wi-fi.