Ad "Ulisse" questa sera la storia di Hiroshima e Nagasaki: le due bombe atomiche sganciate dagli USA in Giappone che cambiarono il mondo
Protagonista questa sera della diretta di “Ulisse, il piacere della scoperta” – in onda sempre su Rai 1 con la conduzione di Alberto Angela –, quella di Hiroshima e Nagasaki è a tutti gli effetti una delle pagine più buie e controverse della storia recente, con le ormai famosissime bombe atomiche che distrussero interamente le due città giapponesi, uccisero migliaia di persone (in larga parte civili, del tutto estranei al contesto storico belligerante del loro tempo), ma permisero al contempo di chiudere definitivamente la Seconda guerra mondiale.
Pagine – quelle di Hiroshima e Nagasaki – che oggi sono ancora al centro di un ampio dibattito tra chi crede che gli USA abbiano agito correttamente e chi, invece, ritiene la scelta di usare Little Boy e Fat Man un vero e proprio crimine di guerra.
Partendo dal principio, per arrivare a Hiroshima e Nagasaki è importante ricordare che in quel periodo – era l’inizio dell’agosto del 1945 – la Seconda guerra mondiale stava ormai volgendo al suo termine, dopo la resa dell’Italia nel mese di aprile e quella della Germania pochissimi giorni prima: l’ultima roccaforte della guerra era il Giappone, intenzionato a resistere alle truppe angloamericane fino alla sua stessa completa distruzione, su decisione del Consiglio supremo di guerra e dell’imperatore.
Il presidente statunitense Harry Truman, insomma, si trovava al centro di una pesantissima pressione affinché ponesse fine al conflitto che aveva distrutto mezza Europa, e la decisione giapponese di non accettare le sue condizioni di resa aprì ufficialmente le porte al progetto Hiroshima e Nagasaki: solo qualche settimana prima, infatti, durante la conferenza di Potsdam, venne informato che il “progetto Manhattan” aveva dato i suoi frutti, dotando gli USA delle prime bombe atomiche della storia.
Cos’è successo a Hiroshima e Nagasaki: le bombe atomiche che cambiarono il mondo
Il 6 agosto del 1945, tre bombardieri statunitensi decollarono da Tinian con l’Enola Gay, che trasportava l’ordigno rinominato “Little Boy“, diretto sui cieli di Hiroshima con l’obiettivo di mandare un messaggio chiaro e preciso ai giapponesi: poco dopo le 8 del mattino, l’ordigno venne sganciato e, nell’arco di pochissimi minuti, distrusse completamente un’area di 12 chilometri quadrati, uccidendo sul colpo qualcosa come 70 mila persone sulle circa 210 mila che vivevano in città; ma la missione non raggiunse il suo obiettivo, perché il governo giapponese decise di non deporre le armi.
Dopo il primo attacco, Truman aveva già deciso che la seconda città da colpire sarebbe stata Kokura, e il 9 agosto i cacciabombardieri partirono nuovamente, caricati questa volta dell’ordigno “Fat Man“: i cieli di Kokura erano nuvolosi e l’obiettivo fu spostato nella vicina Nagasaki, che in quella mattinata fu completamente rasa al suolo (resistettero solamente meno del 10% degli edifici), con la morte di circa 40 mila persone.
Questa volta l’obiettivo fu raggiunto, perché il successivo 15 agosto – anche a causa della contemporanea avanzata rapidissima dell’URSS – l’imperatore giapponese comunicò la resa, con il bilancio delle vittime di Hiroshima e Nagasaki che (tra l’esplosione e le successive radiazioni) fu rivisto a oltre 200 mila persone complessive; mentre dopo la prova di forza da parte degli USA a Hiroshima e Nagasaki si aprì quella ormai famosa corsa agli armamenti contro l’URSS, che nell’arco di pochissimi anni gettò il mondo al centro della Guerra Fredda.