Il fisco controlla i conti correnti, ma per Giorgetti la nuova proposta in Bilancio di permettere l'accesso completo resterà "tale".
Per la Cassazione il fisco che controlla i conti correnti non sta effettuando alcun illecito. Tuttavia ci sarebbero delle discrepanze evinte da Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia e delle Finanze.
Dopo la relazione trascritta dall Commissione tecnica in riferimento ai fatidici 408,47 miliardi di euro da dover “recuperare”, si è discusso di accedere ai conti correnti e velocizzare le procedure di pignoramento. Ma quanto di tutto ciò è possibile?
Il fisco controlla i conti correnti? L’idea di Giorgetti

Giancarlo Giorgetti sa bene che ad oggi il fisco controlla i conti correnti soltanto per verificarne l’esistenza, tuttavia l’idea della Commissione Tecnica per il recupero dei debiti prevedeva una scelta più ampia.
Nello specifico, oltre a snellire gli iter per rendere più rapide le azioni esecutive, il documento di testo proponeva di accedere ad ogni conto bancario verificando le somme di denaro disponibili.
Il Ministro è in dubbio (oltre che aver riferito di non aver mai ricevuto nessuna richiesta simile), di poter rendere fattibile tale controllo, considerando le Leggi sulla privacy che renderebbero l’operazione “impossibile”, o quasi.
Il potere dell’Agenzia fiscale
In una recente sentenza di quest’anno, la numero 13761, la Corte di Cassazione ha spiegato che ad oggi l’Amministrazione Finanziaria ha il potere di poter richiedere l’accesso ai conti purché ce ne siano le condizioni previste dalla normativa.
Nello specifico, laddove l’Agenzia delle Entrate abbia delle perplessità su alcune imposte non pagate, l’ente potrà chiedere al contribuente di presenziare e dimostrare l’effettiva incapacità di poter pagare.
In questo caso il cittadino dovrà predisporre la documentazione idonea per poter comprovare la difficile condizione economica in cui verte.
Una vecchia diatriba politica
L’attuale discussione sembra far riemergere delle precedenti discussioni politiche, in particolar modo quando Matteo Renzi ai tempi aveva accusato Maurizio Leo, viceministro dell’Economia, di “forzare gli addebiti nei conti degli italiani per recuperare multe e tributi mai pagati“.
Una diatriba che è durata per diverso tempo e che ancora oggi vede una divisione di idee importante.
La vicenda aveva trovato una fine grazie all’intervento di un viceministro di Fratelli d’Italia, il quale aveva spiegato che le uniche intenzioni del Governo erano quelle di ottenere una conoscenza migliore dei “patrimoni attaccabili” con azioni esecutive.
